martedì 26 settembre 2023

Intervista al cantautore Marco Chiavistrelli


di Antonella Ricciardi

Intervista al cantautore Marco Chiavistrelli, da decenni impegnato nel sociale, spesso accanto a molti dei nomi più validi del panorama musicale italiano, su alcune delle tematiche che gli stanno più a cuore. Da tempo, infatti, il suo ispirato talento è al servizio di nobili ideali, per i diritti di tutti, e soprattutto sociali, oltre che per un modo libero da discriminazioni, ed invece equosolidale, ambientalista, pacifista. Artista poliedrico, completo, le sue sonorità variano dal folk al rock, dal blues al gospel, ai ritmi mediterranei. 

Particolarmente sensibile al mondo delle carceri, sovraffollate soprattutto di emarginati, Marco Chiavistrelli ha dedicato numerose canzoni a detenuti: ad esempio, a Carmelo Musumeci, uno dei pochi ad essere usciti da un ergastolo ostativo, che ha conseguito tre Lauree, e non ha dimenticato i suoi compagni di sventura: aiutarli è la sua missione di vita; a Ramona Cortese, una detenuta inerme e con molte problematiche, trovata impiccata in circostanze oscure; ad Alfredo Cospito, anarchico al 41 bis ed in situazione ostativa (solo di recente Corte Costituzionale e Cassazione hanno riconosciuto non debba avere l'ergastolo), per atti dimostrativi contro rappresentanti del potere: una figura che ricorda quella del Bombarolo di un altro cantastorie, il celeberrimo, l’anarchico, pacifico e poetico, Fabrizio De Andrè, che lo definiva "Se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato", soprattutto rispetto ad un certo potere che non si metteva in discussione. Alfredo Cospito aveva sostenuto uno degli scioperi della fame più lunghi della storia, circa sei mesi, contro il 41 bis ed in generale il carcere ostativo, sostenendo di attuarlo non solo per lui, ma anche per gli altri, poiché, affermava, “ci sono mafioso anziani e malati, che non uccidono più”. Sciopero interrotto solo dalla possibilità di non essere più condannato all’ergastolo. 

martedì 12 settembre 2023

Lettera dal carcere di Viterbo

 Sono 112 le persone morte in carcere dall’inizio dell’anno, 50 per impiccagione o per avere inalato gas, 62 per altre cause. E le responsabilità dello Stato, dell’Amministrazione penitenziaria e di chi (sistema sanitario compreso) deve assicurare il diritto alla salute continuano a ed essere ignorate. Per noi di Voci di dentro le morti negli istituti di pena NON POSSONO ESSERE DEFINITI SUICIDI. Ecco la lettera aperta inviata dal carcere di Viterbo alla direttrice Anna Maria Dello Preite dopo il malore e la morte di un detenuto e il tentato suicidio di un altro.

Lettera aperta 

alla c.a. della direttrice Lo Preite del c.c. Viterbo e pc a Ministero della Giustizia, a presidente della Repubblica e del CSM, e alla Corte Europea del diritto dell’uomo a Strasburgo 

Egregia direttrice Lo Preite chi scrive sono i detenuti della sezione che nei scorsi giorni hanno intrapreso uno sciopero pacifico per solidarietà ad un detenuto della stessa sezione che da 3 giorni vomitava sangue e non veniva visitato. Abbiamo chiesto un confronto con lei e non rispondendoci ci ha costretti a non rientrare nelle celle affinché non fosse stato visitato il detenuto. In 2 anni di mandato ha trasformato questo carcere in uno staliniano gulag “da dove si entrava vivo non era certo di uscire nella stessa modalità”. Lei ha rifiutato il confronto preferendo troneggiarsi nella vetrina offerta dalla messa in carcere del vescovo. Con la nostra protesta chiedevamo soprattutto il rispetto del diritto alla salute, curarci, diritto negatoci dalla mancata volontà e competenza di alcuni sanitari incaricati. La bontà della nostra protesta ha purtroppo ricevuto conferma dagli eventi successivi ed è stata punita trasformandoci per sua decisione da detenuti in prigionieri. Questa prigionia ha provocato un tentativo di impiccagione (salvato dal pronto intervento del suo compagno di cella) e un decesso nella serata del venerdì 8 settembre. La morte del detenuto Imran, bengalese che veniva segnalato durante il confronto con la comandante come persona ammalata e non curata, è stata classificata come “naturale” ma noi riteniamo che con le adeguate cure pretendenti poteva essere salvato!!! Tra l’altro il detenuto defunto aveva un residuo pena di pochi mesi e di certo non poteva essere considerato socialmente pericoloso ma purtroppo è noto che a Viterbo i benefici della legge non vengono quasi mai applicati. Segnaliamo inoltre che ci sono i detenuti non curati a partire da problemi di denti, con pus compreso sino a prostate ingrossate e rigurgiti di sangue dallo stomaco. Lei direttrice, evidentemente non è interessata ad occuparsi del benessere e della salute dei detenuti, si ci ha inviato la comandante, degna persona ma sprovvista dei poteri relativi alle nostre richieste. Ad oggi noi “prigionieri” puniti, speriamo che chi di dovere abbia ad intervenire in una conclamata situazione al di fuori di ogni standard europeo e di umanità. Esprimiamo comprensione nei confronti del personale di custodia, vittima come noi di un sistema malato o, meglio, mal gestito. Con la speranza che tutto non venga messo a tacere mediante i soliti trasferimenti di detenuti diventati testimoni e comunque scomodi. Inverosimilmente abbiamo saputo che venerdì 8 settembre 2023 ci è stata negata assistenza legale impedendo all’avv. di vederci.

(a seguire le firme  di un trentina di detenuti)  

  

mercoledì 16 agosto 2023

il carcere è pena alla sofferenza... fino alla morte

COMUNICATO DI VOCI DI DENTRO

Tre persone erano in sciopero della fame, 44 hanno usato bombolette del gas o lenzuola, 53 sono morti per altre cause: dall'inizio dell'anno a oggi, sono cento le persone per le quali la pena del carcere è stata una pena di morte. Una pena di morte in un paese dove era stata bandita nel 1889 (con l’eccezione nel periodo fascista) e nei fatti cinicamente reintrodotta nel silenzio generale all’interno di strutture escluse da ogni controllo democratico e dove domina un sistema dispotico. Strutture che sono diventati luoghi di segregazione di persone sofferenti, vittime di disagi sociali ed economici e resi dipendenti da farmaci e sostanze. Persone alle quali sono stati tolti i diritti fondamentali di ogni persona come il diritto alla salute, il diritto alla parola eccetera.

Vittime. Come vittime sono state quelle 86 morte “suicide” lo scorso anno. Nient’altro che vittime. Ignorate prima di finire in carcere e ignorate dopo, dentro quelle celle fatiscenti e putride dove la pena è privarle di affetti, amori, lavoro, e infine della vita stessa. Già un anno fa titolammo il numero di settembre di Voci di dentro “Non chiamateli suicidi” e facevamo riferimento al caso di Donatella Hodo trovata senza vita a Montorio. Lo ripetiamo oggi: non sono suicidi, troppo facile imputare tutto alla soggettività, quando ci sono evidenti,  chiare e precise responsabilità: nelle morti in carcere c’è uno Stato che non ha rispettato le leggi e non ha rispettato la Costituzione.

E intanto, di nuovo, mentre fioccano le solite frasi di circostanza, e appaiono articoli di giornali, riprese e servizi Tv, mentre politici e ministri riciclano vecchie e inutili idee (addirittura le caserme) il tempo passa e nulla cambia se non la solita chiacchiera e propaganda: ennesima conferma che il carcere è solo luogo concentrazionario e di segregazione. E dove si muore perché il sistema carcere (ricordiamolo, a monte c’è sempre un codice Rocco del 1930 e un sistema penale rimasto carcerocentrico) questo produce: cioè, trasforma migliaia di persone in devianti, poi in criminali da incarcerare, quindi in psichiatrici anche loro da incarcerare.

Tre persone erano in sciopero della fame, 44 hanno usato bombolette del gas o lenzuola, 53 per altre cause… per tutte le altre 57 mila persone detenute, il carcere è pena alla sofferenza... fino alla morte.

lunedì 14 agosto 2023

Carcere e suicidi. E lo Stato sta a guardare

 

di ANTONELLA LA MORGIA

(Vicedirettore Voci di dentro, membro del Direttivo dell'Associazione) 

Puoi essere preso a calci e botte. Avere lesioni e traumi che ti portano alla morte, mentre dovresti essere assistito e curato proprio in quanto è lo Stato a prenderti in carico, anche quando tutto questo avviene perché sei in carcere. Eppure diranno, come hanno detto di Stefano Cucchi, che sei morto per arresto cardiaco. E ci vogliono una sorella coraggiosa e anni di processi per stabilire che la tua morte è stata conseguenza di quelle botte.

Puoi rifiutare il cibo, perché in carcere lo sciopero della fame è l’unica forma di protesta non violenta che ti rimane, quando senti che proprio quello Stato che ti ha giudicato e punito, secondo Costituzione, non c’è. O non ce la fa ad esserci. Ad ascoltarti. Ad aiutarti. E invece dovrebbe accompagnarti in un percorso di consapevolezza e rieducazione, essere questo il senso della pena non contraria al senso di umanità, sempre secondo la Costituzione. Invece nel carcere trovi il deserto della tua solitudine, del tempo vuoto e fine a se stesso nella ripetizione dell’esistenza che si ferma come gli orologi che hanno le lancette immobili, fino a quando la libertà, scontata la pena, solo in pochi casi restituirà al mondo di fuori una persona che ha compreso il disvalore del fatto per cui è stata condannata. Nel 75 percento dei casi quella persona commetterà ancora reati e tornerà in carcere, sancendo così il fallimento dell’istituzione detentiva e dei suoi fini.

sabato 5 agosto 2023

Ma cosa si mangia in carcere?

 Solidarizziamo con Gabriella Stramaccioni , già Garante dei detenuti di Roma e con la sua direzione ostinata e contraria.

➖Ostinata perché ha raccolto i reclami dei detenuti su presunte irregolarità nel vitto e sopravvitto delle carceri di Roma, reclami rimasti prima nella polvere dei tavoli del suo ufficio.
➖Contraria perché non è stata indebolita dalle ritorsioni e ostilità che il suo esposto alla Procura ha determinato. Fino alla sua non riconferma dell’incarico di garante.
Dopo il blitz delle Fiamme gialle a Rebibbia sono stati analizzati i campioni di cibo. Risultato: preparazioni con materie prime scadenti o riutilizzate, latte diluito con acqua e prezzi del sopravvitto (dove i detenuti possono acquistare alimenti e altro per conto loro) alle stelle.
Gabriella Stramaccioni ci ha raccontato di un carcere “che da solo non ce la fa” e della sua esperienza di garante (pag 22-23 https://www.calameo.com/read/000342154cb87400971ac).

La questione vitto in carcere era stata anche oggetto di una nostra indagine che metteva in luce criticità e costi eccessivamente bassi per il vitto ai detenuti nelle gare d’appalto .

Leggi sulla nostra Rivista Voci di dentro
Ma cosa si mangia in carcere?
pagg 18-23 N 40 2021

e dal post di Gabriella Stramaccioni

giovedì 3 agosto 2023


Andrea Sapone di "La voce del buio" legge "Lontano dai miei figli" di Thomas Bielatowicz (testo pubblicato su Voci di dentro)

mercoledì 19 luglio 2023

Giornalismo, lo stato dell'arte


Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo Stefano Pallotta è intervenuto al Foyer del Teatro Marrucino a Chieti alla presentazione in pubblico del nuovo Numero 48 di 𝐕𝐨𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨, il periodico nato dall’idea di creare una libera informazione su problemi e attualità, dalla guerra al carcere. Anche la guerra, come molti altri temi, non più affrontati dai media - soprattutto on line - in modo critico e approfondito, sono diventati “invisibili”. Perché la società è distratta. “𝑬̀ 𝒔𝒕𝒂𝒕𝒂 𝒖𝒏’𝒐𝒄𝒄𝒂𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒖𝒕𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒘𝒆𝒃 𝒑𝒆𝒓 𝒊 𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒂𝒍𝒊” - ha detto Pallotta, sottolineando come l’informazione sia scaduta appiattendosi on line su contenuti leggeri, di uso e consumo veloce, ma perdendo la caratteristica non tanto di fare pedagogia sociale quanto di accompagnare i fatti con l’indagine sociologica. Indagine che la carta stampata conserva, mentre subisce una progressiva e consistente diminuzione di lettori. .

giovedì 29 giugno 2023

“Nelle mani dello Stato”, convegno a Pescara su sicurezza, ordine pubblico e abusi

“Nelle mani dello Stato”, organizzato da Voci di dentro e dalla Camera penale di Pescara in programma venerdì 30 giugno alle ore 16 presso l’Aula Alessandrini del Tribunale di Pescara.

Nel convegno, a partire dalla presentazione del libro del Professor Vincenzo Scalia “Incontri troppo ravvicinati? La storia degli abusi di polizia nell'Italia contemporanea” (Ed. Manifestolibri), si esploreranno le contraddizioni e le deformazioni  del controllo sociale spesso degenerate in tragici episodi (Aldrovandi, Cucchi, altri).

In particolare verranno approfondite le tematiche dell’ordine pubblico, del rispetto delle leggi e della repressione della criminalità, dal punto di vista sociologico e antropologico. Ci si concentrerà anche sul sistema penitenziario in considerazione che in appena una trentina d’anni la popolazione detenuta è raddoppiata pur di fronte a un dimezzamento dei reati più gravi, svelando l’uso carcero-centrico della pena. Il convegno affronterà inoltre la questione del processo penale e di una certa tendenza della magistratura a invadere campi della libertà individuale a scapito di diritti e garanzie delle persone compreso l’esercizio professionale della difesa. Il percorso si concluderà con una disanima delle leggi emergenziali  (talvolta discriminatorie)  legate alla pandemia e con una riflessione sulla deformazione della realtà operata da media.

Relatori: Vincenzo Scalia (Professore Associato in Sociologia della devianza – Università di Firenze),  Giuseppe Mosconi (già Ordinario di sociologia del diritto – Università di Padova), Francesco Lo Piccolo (direttore del periodico Voci di dentro), Antonella La Morgia (Direttivo Voci di dentro), Federica Guerretta (scrittrice), Alessandra Michetti (direttivo Camera Penale di Pescara), Saluti isituzionali: Massimo Galasso ( Presidente della Camera Penale di Pescara), Stefano Pallotta (Presidente dell'Ordine dei giornalisti d'Abruzzo).

L'evento è accreditato dal C.O.A. di Pescara per 2 crediti formativi e dall'Ordine dei Giornalisti per 3 crediti formativi. 

venerdì 16 giugno 2023

A Pescara i Consigli di Aiuto Sociale

 

Oggi in Tribunale a Pescara nuovo passo in avanti per la nascita del Consiglio di aiuto sociale, Ente giuridico istituito con la legge 345/1975 per l’assistenza penitenziaria e post penitenziaria e per favorire il reinserimento nella vita sociale degli ex detenuti. Due le linee guida di questo organismo: come previsto nell’articolo 74 cura il mantenimento delle relazioni dei detenuti e degli internati con le loro famiglie, organizza corsi di addestramento e attività lavorative per i liberati che hanno bisogno di integrare la loro preparazione professionale, concede sussidi in natura o in denaro ai familiari dei detenuti e degli internati; favorisce il reinserimento nella vita sociale degli ex detenuti; in base all’articolo 75, presta soccorso, con la concessione di sussidi in natura o in denaro, alle vittime del delitto e provvede all'assistenza in favore dei minorenni orfani a causa del delitto.


 

martedì 13 giugno 2023

Comune di Chieti e Voci di dentro, nasce l’intesa a servizio della città

 

Dal sito del Comune di Chieti: "Il sindaco Diego Ferrara ha fatto visita alla sede di Voci di dentro, realtà associativa che opera sul territorio dal 2007, come motore della cultura della solidarietà e recupero sociale delle persone in emarginazione, detenute e altre situazioni di svantaggio. Con il sindaco, i consiglieri comunali Paride Paci, Pietro Iacobitti e Silvio Di Primio hanno incontrato responsabili, attivisti e volontari per porre le basi di una sinergia istituzionale. 

“Un incontro che è stato anche il viatico di un percorso comune – così il sindaco Diego Ferrara – che affronteremo coinvolgendo i soggetti affidati all’associazione, come abbiamo fatto con i percettori di reddito di cittadinanza. L’idea è quella di stringere un patto, incaricheremo gli uffici di trovare la forma migliore per farlo, per attivare una sinergia a vantaggio sia della città, sia degli stessi soggetti interessati. Questo genere di collaborazioni è sempre stato proficuo, l’esperienza fatta con i percettori di reddito di cittadinanza, ad esempio, non solo ci ha permesso di avere personale adibito a mansioni di accoglienza nei palazzi comunali, ma ha reso possibile la riapertura dei Musei archeologici, che dopo il Covid erano in debito di personale. Sono importanti risposte sociali come queste, perché danno il senso di comunità che serve a crescere uniti e insieme”.

domenica 11 giugno 2023

Una raccolta firme per la liberazione anticipata

 Sovraffollamento, suicidi, condizioni di vita nelle carceri fuori da ogni principio costituzionale. Per questo Voci di dentro condivide la proposta di Legge dell'Onorevole Roberto Giachetti e dell'Associazione Nessuno tocchi Caino affinché venga aumentata la Liberazione anticipata per i detenuti.

Qui lo scritto di Luna Casarotti ex detenuta Associazione Yairaiha Onlus e di Marina Iadanza ex detenuta "Le ragazze di Torino" e l'appello per promuovere questa proposta: 

 Con questo nostro scritto, vogliamo provare a coinvolgere tutte le realtà che si preoccupano e soprattutto si impegnano, con grande impegno, dei diritti dei detenuti e del funzionamento delle realtà penitenziarie. Realtà di cui troppo spesso non si vuol sentire parlare e di cui, per paura di perdere consenso, la maggioranza dei partiti politici non parla e non si preoccupa, contravvenendo anche al diritto/dovere di ispezionare e monitorare gli istituti penitenziari e le condizioni di vita delle persone recluse. Come ex detenute siamo convinte che nessuno debba essere lasciato solo e all'indifferenza delle istituzioni. Bisogna, invece, rispondere con un attivismo civile perché, nonostante le mistificazioni di alcuni "giornalisti" e gli slogan elettorali di certa politica permeati da una cultura repressiva e priva di progettualità e, nonostante il poco coraggio di chi anche a sinistra si dimentica degli ultimi tra gli ultimi, tutti meritano una seconda possibilità e il tempo della pena non può essere né fine a se stesso né continuare nelle condizioni attuali.  Una soluzione a medio termine è obbligatoria per rispondere al disagio di chi occupa le carceri.

sabato 10 giugno 2023

Verona, quella mancanza di accountability

 VINCENZO SCALIA 

Professore associato in Sociologia della devianza - Università di Firenze

fatti di Verona, con l’incriminazione di 5 poliziotti accusati di avere commesso abusi gravi nei confronti di alcuni migranti e senzatetto, rappresentano un barometro importante sullo stato di salute democratico degli apparati dello Stato, in particolare delle forze di polizia. Purtroppo, come già anticipatoci pochi giorni prima dal pestaggio subito dalla transgender brasiliana ad opera della polizia municipale milanese, le condizioni non sono certo le migliori. In particolare, questi fatti, ci suggeriscono due ordini di riflessioni.

venerdì 9 giugno 2023

Carcere Lanciano, torna il regime chiuso

Riportiamo qui la lettera di 75 detenuti del carcere di Lanciano, richiusi nelle sezioni 1B, 2B e 3B, in regime di Alta Sicurezza. E’ un appello dove si esprime disagio e preoccupazione per la restrizione imposta dalla direzione che prevede “sempre la chiusure delle stanze tranne per le ore d’aria e per le docce, uno alla volta”.
Si tratta di una “decisione disumana - scrivono i detenuti - visto che i metri quadrati nelle stanze detentive non [sono] sufficienti agli spazi minimi di sopravvivenza. Nelle stesse celle viviamo addirittura in due persone e a questo bisogna aggiungere che le stanze non usufruiscono di acqua calda e in più andando verso l’estate ci concedono poche ore di acqua al giorno. I bagni oltre ad essere piccolissimi sono senza finestre, e la stessa finestra, l’unica, è munita di grate. Per non parlare che questo Istituto non è munito né di luce notturna, né pomeridiana. Non c'è impianto elettrico”. 


La lettera continua: “Il direttore ci ha anche comunicato che la regione ci ha privato a trascorrere poche ore con i nostri figli in occasione, una volta all'anno, della partita di pallone con i nostri, partita “Oltre le sbarre”. Il nostro disagio porta molto malessere nelle nostre giornate quotidiane. Dopo un lungo periodo di emergenza sanitaria covid-19 siamo stati penalizzati privandoci di mesi addirittura anni di avere contatti con i familiari ma c'è da dire che in questi anni sono stati fatti passi da gigante dando la possibilità di effettuare telefonate e videochiamate. In più la stessa apertura delle stanze. Un fatto sì che noi detenuti vivessimo con gli stessi agenti una permanenza tranquilla e serena. Noi detenuti siamo consapevoli di aver sbagliato e che dobbiamo pagare. Quello che noi chiediamo è di scontare la nostra pena con dignità e umanità, cosa che non può succedere nelle condizioni in cui siamo. Questo è un problema che riguarda tutte le carceri italiane. Prima del giorno 7 giugno il carcere di Lanciano riusciva a gestire questi problemi ma ad oggi Il provveditorato della Regione Abruzzo ha deciso che anche noi dobbiamo entrare nella macchina infernale delle carceri italiane. Chiediamo un aiuto a chiunque. Ne abbiamo bisogno. L'estate si avvicina. Con carenza di acqua e il caldo che farà con le stanze chiuse chissà cosa accadrà”.

martedì 4 aprile 2023

Dal carcere al lavoro in Archivio

E' stata firmata oggi la Convenzione tra Voci di dentro, Ufficio di Sorveglianza, Carcere di Pescara e Uepe per la Risistemazione dell’archivio e per la catalogazione degli atti dell’Ufficio di Sorveglianza da parte di detenuti in articolo 21 o persone in misure alternative. La convenzione nasce dalla considerazione che i percorsi di osservazione, riabilitazione e reinserimento sono compiti istituzionali della Casa circondariale e della Uepe e che la riparazione del danno conseguente alla commissione di un reato da parte di una persona ristretta consiste anche nella prestazione di una attività a favore della collettività.

La convenzione prevede che Voci di dentro si occupi della formazione, dell'accompagnamento dei detenuti, della copertura assicurativa e di un contributo per il lavoro svolto.

Per sostenere e aiutare l'associazione in questo nuovo progetto: Iban: IT17H0760115500000095540639 oppure cc postale n. 95540639. Intestazione: Voci di dentro Associazione.

(nella foto, da sinistra: il presidente di Voci di dentro Francesco Lo Piccolo, la direttrice del carcere di Pescara Lucia Di Feliciantonio, Marta D'Eramo magistrato di Sorveglianza, Elena Paradiso direttrice Ufficio Distrettuale Uepe, Rita Petaccia direttrice amministrativa Sorveglianza, Federica Caputo Capo area educativa carcere di Pescara, Luana Capretti responsabile Area servizio sociale Uepe)

domenica 2 aprile 2023

In carcere una semplice e straordinaria storia

 “Dammi la mano sinistra e l’altra appoggiala sotto il gomito. Stai dritto e quando lo dico io mi lasci andare. Un, due, tre...stai dritto, senza paura. È come un giro di valzer, e vai così. Adesso molla!”. No, non è una lezione al corso di ballo. Sono le istruzioni di Simona al suo Claudio per il giro di valzer che le permette di passare dalla carrozzina al letto, con un’ironia che mette a proprio agio anche il più impacciato e impaurito tra gli amici. “ Le riesce benissimo, perché ti fa sentire come il cavaliere che ha appena riaccompagnato al tavolo la sua dama al gran ballo delle debuttanti”.

Inizia così il cammino fatto di sostegno reciproco di due persone che, insieme, hanno vinto ostacoli e pregiudizi. Due persone che sono i protagonisti di  una storia semplice e straordinaria, una storia emozionante. Una storia che è stata raccontata nel carcere di Chieti dove lo scorso 30 marzo nel teatro dell’istituto di Madonna del Freddo hanno fatto il loro ingresso, assieme i volontari di Voci di dentro,  Claudio Bottan e Simona Anedda, lui detenuto in affidamento in prova al servizio sociale e lei affetta da sclerosi multipla.

martedì 28 marzo 2023

La Prigione e la Piazza

 

La Prigione e la Piazza

Arriva in Abruzzo, grazie a Voci di dentro, Associazione che promuove la cultura della solidarietà e l’aiuto a detenuti ed ex detenuti, attiva nel volontariato penitenziario e altri progetti, la seconda edizione de La Prigione e la Piazza, mostra-mercato di libri da e sul carcere, tour di incontri e dibattiti nelle varie città d’Italia, promossa dalle associazioni Yairaiha Onlus e Napoli Monitor.

Per due giorni, mattina e pomeriggio, Il 31 marzo in piazza G.B. Vico a Chieti e il 1 aprile in Piazza Plebiscito a Lanciano si parlerà di carcere e di carcerati, cercando di rompere il muro di indifferenza che avvolge strutture spesso fatiscenti riempite di persone e non di “reati che camminano”, di uomini e donne alle quali i diritti non possono e non devono mai essere calpestati.

Nelle due giornate, con un confronto aperto anche su temi caldi, sui quali l’opinione pubblica è divisa ma spesso non informata, interverranno: Elisa Mauri (psicologa e psicoterapeuta,  autrice di “Perché il carcere? Costruire un immaginario che sappia farne a meno”), Francesca De Carolis (scrittrice, giornalista, ex TG1, ex Radio 1), Riccardo Rosa (promotore della piattaforma “Morire di pena. Per l’abolizione di ergastolo e 41bis”), Nicoletta Dosio (storica attivista del Movimento No Tav), Elton Kalica (Università di Padova), Sandra Berardi (presidente di Yairaiha Onlus), Antonella La Morgia (vicedirettore di Voci di dentro rivista e membro di Sulle regole), Francesco Lo Piccolo (presidente di Voci di dentro), Simona Anedda e Claudio Bottan, testimoni di ogni possibile “seconda chance”, lui dell’esperienza detentiva, lei della malattia.


Due giorni di lavori all’aperto nelle piazze delle due città con una “coda particolare” dal titolo Una semplice e straordinaria storia: nella sala di Conversazione a Lanciano alle ore 17.30: Simona Anedda e Claudio Bottan racconteranno la loro storia,  lei disabile con la sclerosi multipla ed in carrozzella alla conquista del mondo, e lui dopo anni di detenzione impegnato in difesa della libertà e dei diritti degli emarginati. Due persone che insieme hanno vinto ostacoli e pregiudizi.

sabato 11 marzo 2023

Un albero per rinascere

 

 di MARIA POGGIO

Guardando gli alberi fioriti mi è venuto in mente che quando mi portarono in carcere avevo appena vissuto dei momenti indimenticabili.  Ricordo, mi ero abbuffata di raccolta di ciliegie, amarene e di tutto un po'. Era come se sapessi che ne sarei stata privata e allora mi creavo le "riserve" come quando parti per una camminata e pensi alle riserve da portarti dietro per poter andare avanti.

In carcere quei momenti fatti di ricordi neanche lontani mi hanno aiutata a resistere al dolore delle privazioni. Guardando dalle sbarre vedevo i piccioni volare, li nutrivo; parlavo con loro ogni mattina e mi sembrava che mi ascoltassero. Vedevo alberi e montagne dove c'era solo cemento. La mente ci permette di fare tutto... anche di andare oltre.

Penso che un'iniziativa del tipo "un albero per rinascere" dovrebbe riguardare ogni carcere. Piantiamo alberi perché come loro possiamo colorare le esistenze e dimostrare che si può rinascere. Non e difficile, bisogna solo aver un po' di cura, tanto amore e tante buone intenzioni che nutrano la terra come fa l'acqua. 

in sintesi, dal rapporto di Antigone sulle donne detenute in Italia:

🍏Sono 2.237 le donne in carcere; posti letto 533. Circa 1.400 delle donne detenute hanno figli; i bambini che hanno la mamma in carcere sono quasi 4 mila. Le mamme con bambini in carcere sono 15 (17 i bambini).
🍎La maggior parte delle donne in carcere sono rinchiuse per reati contro il patrimonio. 16 donne delle 2.237 in carcere hanno l’ergastolo ostativo; 12 sono al 41 bis e di queste 3 sono analfabete. Esiste un dipartimento detenuti, ma non per detenute.
🍐Gran parte degli affidamenti in prova sono per detenuti maschi, alle donne solo domiciliari. Negli Icam previste attività per i bambini; per le donne no. Nelle carceri italiane gran parte delle attività sono dedicate ai maschi; per le donne nulla o poco più.
🍉Le donne detenute hanno più problematiche psichiatriche degli uomini: 12,4 per cento (contro i 9,2 nei maschi) hanno diagnosi psichiatrica grave. Il 63 per cento fa uso di psicofarmaci. Nelle carceri o sezioni femminili ci sono più aggressioni e più suicidi che nelle carceri o sezioni maschili.
🍇Le donne in carcere sono più stigmatizzate dei maschi.
🥝Nel 34 per cento delle carceri o sezioni femminili non c’è il bidè.

mercoledì 22 febbraio 2023

Cronaca di una morte annunciata

di EMILIAN DIMA MIHAI

Con questo articolo portiamo a vostra conoscenza la tragica morte di un compagno detenuto in carcere a Chieti e del quale avevamo già parlato nel numero 44 (novembre) e nel numero 46 (gennaio) della nostra rivista. Zio N. (come lo chiamavamo qui in sezione) era diabetico, pluri-infartuato, due operazioni a cuore aperto, angioplastica e sostituzione valvola aortica, 75% di invalidità. (sotto al testo la storia disegnata da Piakkaneutro

mercoledì 8 febbraio 2023

Quelle telefonate che ti “riattaccano alla vita”

Pubblichiamo la lettera aperta di Ristretti - alla quale, tra gli altri, ha aderito Voci di dentro - rivolta ai direttori penitenziari e, per conoscenza, al Capo DAP, dottor Giovanni Russo e al Direttore della Direzione Generale Detenuti e Trattamento, dottor Gianfranco De Gesu

 

In un Paese in perenne emergenza, le uniche emergenze che quasi nessuno vuole vedere sono quelle che riguardano il carcere. Eppure è appena finito l’anno dei record, 84 suicidi, mai così tanti, e questa è una emergenza vera perché la gente sta morendo in carcere.Sostiene uno dei massimi esperti di suicidi, lo psichiatra Diego De Leo, che certo prevenire i suicidi è molto difficile, ma almeno si può cercare di creare una forma di protezione: “Aumentare le opportunità di comunicazione e le connessioni con il mondo ‘di fuori’ non solo renderebbe più tollerabile la vita all’interno dell’istituto di detenzione, ma sicuramente aiuterebbe nel prevenire almeno alcuni dei troppi suicidi che avvengono ancora nelle carceri italiane”.

Quelle telefonate che sono un’accelerata agli affetti delle persone in carcere.

giovedì 2 febbraio 2023

Corrispondenza telefonica

 

di CLAUDIO BOTTAN*

Una persona libera probabilmente non riesce nemmeno lontanamente ad immaginare cosa significhi l’assenza di comunicazione. Noi liberi diamo per scontato di avere sempre a portata di mano almeno un cellulare, che continuiamo a controllare compulsivamente per vedere se ci siamo persi qualche messaggio oppure un like. Occorre un enorme sforzo di fantasia per immedesimarsi nello stato d’animo di una persona detenuta, che ha a disposizione una telefonata alla settimana della durata massima di dieci minuti, sempre a patto che il destinatario della chiamata sia munito di un’utenza fissa. E già questo è un ostacolo, tant’è che il telefono fisso probabilmente ormai ce l’hanno solamente le famiglie dei carcerati.

SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE, DISPONIBILI SEI POSTI

 

Gli aspiranti volontari dovranno presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma Domanda on line (DOL) UTILIZZANDO SPID LIvello di sicurezza 2.

ALTRE INFO QUI: https://www.csvabruzzo.it/.../bando-di-servizio-civile.../

E QUI SUL PROGETTO NEL DETTAGLIO: https://www.csvabruzzo.it/.../12/ide_ali_di_libertaa.pdf

Il progetto in sintesi: favorire l’integrazione di chi, spesso senza possibilità di scelte, percorre strade sbagliate; contribuire  alla promozione di una comunità capace di pacificazione e inclusione sociale, sostenere attività volte a ridurre ogni forma di violenza, favorire l’accesso all’informazione, stimolare la responsabilità e l’efficacia dell’istituzione penitenziaria.

lunedì 30 gennaio 2023

il video "Una notte d'ottobre"


 Guarda il nostro

 UNA NOTTE D'OTTOBRE  

registrato al'auditorium dell'Università d'Annunzio  nel 2018






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Lo spettacolo (in scena 16 detenuti e 7 volontari) è ambientato in un piccolo paese della Baviera poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale e parla di gente comune, ora vittime e ora carnefici, coinvolte tutte in quella generale follia che ha poi dato il via allo sterminio di milioni di uomini. E mostra come il regime nazista ha trasformato le persone, rendendole incoscienti e incapaci di vedere quella immane tragedia che forse si sarebbe potuto evitare. In linea con la mission di Voci di dentro, lo spettacolo vuole essere un momento di riflessione contro la violenza, la sopraffazione, per i diritti e la legalità, perché l’uomo torni  a vedere l’altro come se stesso, come amico e non come nemico, come persona e non come mezzo.

mercoledì 18 gennaio 2023

Il doppio dramma

86 nel 2022

Non sono semplici numeri, questi numeri indicano il numero delle persone che si sono tolte la vita mentre erano ristrette in carcere; sempre di più fino ad arrivare alle 86 del 2022. Una strage. Ad eccezione di un po' di clamore, il più delle volte è stata una strage ignorata e erroneamente considerata "nel suo insieme" come frutto di sofferenze e fragilità.

Nell'ultimo numero della nostra rivista abbiamo ricordato le parole di Margara: "SENTIRE TUTTI LA RESPONSABILITÀ DI QUESTI MORTI E DEL CARCERE CHE LI PRODUCE È UNA SCELTA ETICA DESUETA". Margara disse così nel 2009, ma quel sentimento, quell'invito a sentirsi responsabili continua a restare inascoltato. E questo è l'altro dramma di questa strage. (grafico e dati Voci di dentro)

mercoledì 4 gennaio 2023

Porte, portoni, portoncini

di CLAUDIO BOTTAN

...Sfuggire al cambiamento
vorrebbe dire sprecare il dolore

 Si può entrare in galera e uscirne da una "porta" di cambiamento che qualcuno ha aperto? 

Non faccio buonismo, tutt’altro. Il carcere cambia per sempre ed è innegabile, ma sfuggire al cambiamento vorrebbe dire sprecare il dolore.

L'illogicità che la detenzione lascia addosso una logica ce l'ha, tutta sua: vera galera non sono le sbarre, il cemento. La galera, quella che piega la roccia, è lo stare esposti alle domande, reggere l'urto del passato senza defilarsi: le domande dei più giovani (non potevi pensarci prima?), le domande di mio figlio (papà, perché?), gli sguardi della gente, le loro attenzioni, i miei rimpianti: questa è la galera che mi tormenta. Mai l'avrei immaginato mentre ero là dentro. 

Allora devono spalancarsi le porte su quel luogo buio, fermo nel tempo, ma in cui il tempo è l'unica cosa a contare davvero. Il carcere ha bisogno di essere raccontato, deve essere ascoltato dalla voce di chi ha avuto la dolorosa sventura di passarci per la pena; deve essere condiviso con chi ha scelto di entrarci per alleviare la pena di altre persone. Incontrare i volontari significa restituire parte del calore umano ricevuto; il solo fatto di sentirsi chiamare per nome, in un luogo ingessato dai ruoli che impongono distanze tra buoni e cattivi, è una porta aperta verso il cambiamento. Ci vuole il coraggio di varcarla quella porta, volontariamente.

sabato 31 dicembre 2022

Fuga dal Beccaria. Quei “ragazzi Papillon” chiedono anche a noi di oltrepassare i muri del carcere

di ANTONELLA LA MORGIA 

La fuga di sette ragazzi dal carcere minorile Beccaria non andrebbe letta come la conseguenza di cosa mancava- e avrebbe dovuto esserci - al penitenziario in cui erano reclusi. Cioè, l’assenza di punti vulnerabili di cui è stato facile approfittare: le impalcature e le protezioni di un cantiere nell’edificio i cui lavori non erano terminati. O la scarsa sorveglianza degli agenti per un organico insufficiente.

D’accordo. Mettiamo più personale di polizia a guardarli come cani e pastori un gregge. Oggi solo a qualche illuminato direttore, ai cappellani, ai pochi educatori e ancora ai sempre meno numerosi volontari va riconosciuta la lodevole missione – laica o evangelica che sia - di riprendere quelle vite smarrite, come pecore. E mettiamo muri più alti, a chiudere ancora più aria, luce, cielo di quanto non filtri, per sognare di rubarli nel giorno di Natale. 

Questo episodio piuttosto che evidenziare cosa mancava, ci dice invece cosa c’era in quel carcere. Spesso, quasi sempre, cosa c’è in ogni carcere. Solitudine, vuoto, negazione di diritti diversi da quell’integrità della libertà personale che la pena detentiva principalmente aggredisce, poi però portandosi dietro molte altre e afflittive privazioni, che investono affetti, occupazioni, direzioni e impegni, aspettative, desideri, interessi.

sabato 24 dicembre 2022

Speciale Natale 2022

Questo numero speciale di Voci di dentro dal titolo Natale 22 è nato nelle redazioni delle carceri di Chieti e Pescara. Sono pensieri e riflessioni a ridosso della festività del Natale, un giorno di festa per tanti, ma non per tutti. Non per le persone che vivono in paesi in guerra, non per i migranti che a bordo di piccole imbarcazioni cercano salvezze in terre straniere. Un giorno che non è uguale per tutti in questo mondo di ingiustizie e di disuguaglianze.  Nonostante gli appelli alla pace. In questi pensieri ritorna costante la sofferenza di chi si trova in carcere e che  è stato diviso dalla famiglia, dagli affetti più cari, soprattutto dai figli. Sono circa ventimila i detenuti  rinchiusi nelle carceri italiane che hanno figli. A loro, padri e madri  in carcere, e ai loro figli, è dedicata questa pubblicazione che mettiamo in rete.   per sfogliare clicca qui: Natale 2022 (calameo.com)  Qui sotto il podcast di Carlotta Toschi: 


sabato 10 dicembre 2022

Gli eventi di Voci di dentro questa settimana

 Il calendario 2023 "Volti di dentro", gli incontri pubblici con Simona e Claudio, distribuzione di vestiti e abiti caldi per le persone detenute, un convegno a L’Aquila, la distribuzione del nuovo numero della rivista dedicato ad Assange. E’ davvero un programma  fitto di iniziative quello che impegna Voci di dentro da domani, domenica 11, fino alla fine del 2022. Tutto all’insegna della solidarietà e della la cultura in difesa dei diritti continuamente violati. In tutti i campi.

Domenica 11 dicembre dalle ore 10.30 banchetto di promozione e vendita del Calendario 2023 "Volti di dentro".  A Ripa Teatina. Con le fotografe Irene Ciafardone e Marzia Cotugno. “Volti” racchiude fotografie di detenuti ed ex detenuti in affidamento all’associazione. Si pone l’obiettivo di cambiare la prospettiva e gli stereotipi che troppo spesso si hanno nei loro confronti. Persone, volti, sentimenti e quotidianità prima di ogni altra cosa. Sono i volti della sofferenza, gli stessi volti che amano la vita, i loro compagni, i loro famigliari, i loro animali, i loro amici. Sono persone che hanno voglia di riscattarsi. Sono occhi che ricordano il passato ma che cercano di portare speranza nel loro futuro. Cercano di tornare a fare del bene. 


Lunedì 12 dicembre
dalle ore 10 distribuzione alle persone detenute del carcere di Pescara di giubbotti, felpe, tute, maglie e calzettoni
. L’iniziativa avviene nell’ambito della Tombolata organizzata dalla Croce Rossa. Grazie all’ETS Spazi o Popolare Anna Campbell di Pesaro che da anni raccoglie e distribuisce indumenti, giocattoli e soprattutto aiuto di ogni genere e calore umano alle persone in stato di disagio. Iniziativa in adesione a una campagna di Sbarre di zucchero (gruppo fb).




Martedì 13 dicembre e mercoledì 14 dicembre.
A Chieti.  
“Una storia semplice e straordinaria”. Ospiti di Voci di dentro, Simona Anedda e Claudio Bottan racconteranno la loro storia prima agli studenti dell’Istituto Galiani (martedì ore 10.30) e poi a conclusione della loro tappa abruzzese al Teatro Marrucino nell’ambito della rassegna “Amami Teatro” (ore 16). Simona è affetta da sclerosi multipla e sogna di arrivare fino all’Himalaya sulla sua sedia a rotelle, Claudio è un ex detenuto che ha deciso di spendersi in modo definitivo e totale per gli altri. Due storie di fragilità ed esclusione che insieme si completano diventando una sola Storia, semplice e straordinaria: “È difficile raccontare le emozioni e la commozione che si leggono sul volto delle persone che li ascoltano mentre parlano di come si sono conosciuti e del legame che si è creato. Per capire bisogna solo ascoltarli. Simona non muove più braccia e gambe, ma con la sua tenacia e grazie al suo “angelo custode” continua a progettare nuove sfide. Francesco Lo Piccolo: “Simona e Claudio sono speranza, positività e resilienza. Nella loro storia c’è la  sintesi dei valori dell’associazione Voci di dentro: reinserimento sociale, diritti, uguaglianza. Voci di dentro è la loro “casa”. Antonella La Morgia: “Senza retorica o lacrime da talk show è la storia di chi impara nuovamente a vivere, nonostante tutti gli imprevisti in cui si può cadere. E’ la storia di chi impara di nuovo a camminare malgrado i molti ostacoli” . Per l’occasione, Simona, Claudio e Voci di dentro doneranno al Comune una carrozzina per disabili. L’incontro al Galiani è riservato agli studenti, l’incontro al Teatro Marrucino è aperto alla cittadinanza che è invitata a partecipare.  In collaborazione con Csv, Ist. Galiani, User, FAI, CNA, e col patrocinio del Comune di Chieti. 



Venerdì 16 dicembre. A L’Aquila. Sala Rivera Palazzo Fibbioni. Ore 10:30. Incontro pubblico “Al di là del muro - Riflessioni sulla Giustizia di Comunità”.
Interventi di Federico Congiu (Fraterna Tau), Luana Tunno (Direttore Uepe L’Aquila, Angelo Bleve (Il Germoglio ODV), Cinzia Carlone (coordinatrice sezione staccata Centro giustizia minorile per Lazio, Abruzzo e Molise). Nell’occasione sarà presentato il calendario 2023 “VOLTI DI DENTRO”.  Con Francesco Lo Piccolo e le fotografe Irene Ciafardone e Marzia Cotugno.