giovedì 20 febbraio 2014

Francesco Lo Piccolo referente dei detenuti per Radicali Abruzzo


Alessio Di Carlo, segretario di Radicali Abruzzo, ha presentato ieri il Referente dei detenuti per la Regione Abruzzo. Si tratta di Francesco Lo Piccolo, giornalista, presidente dell’Associazione  Voci di dentro, una Onlus che opera in alcune carceri abruzzesi con corsi e attività varie tesi al recupero e al reinserimento dei detenuti.

Ha detto Di Carlo: “Abbiamo deciso di istituire il nostro Referente vista l’assenza della figura del Garante Regionale, previsto da una legge regionale del 2011 che però è rimasta lettera morta, visto che fino ad ora non c'è stata alcuna designazione. Di qui la nostra scelta privata perché i detenuti non potevano più aspettare. Lo Piccolo si avvarrà del sostegno  dell'On.le Gianni Melilla (Sel) e del Consigliere Regionale Riccardo Chiavaroli (FI) che hanno raccolto l'invito formulato in tal senso.
Come prima iniziativa è stato affrontato il caso di Tarek Sgaieri, un detenuto tunisino ormai a fine pena e a rischio espulsione perché in base alla legge Bossi-Fini continua d essere ritenuto “pericoloso socialmente”, vanificando un lavoro di anni ed esempio di una buona prassi”.
Ha spiegato Lo Piccolo: “La storia di Tarek è emblematica di come la parola rieducazione è una parola vuota e di come il carcere sia in realtà solo punizione fine a sé stessa. E di come il pregiudizio (chi sbaglia ha sbagliato per tutta la vita) sia radicato non solo tra la pubblica opinione, ma tra gli stessi apparati dello Stato… come se l’uomo sempre fosse improntato al male senza possibilità di redenzione. Tarek uscirà a breve dal carcere dopo un percorso virtuoso operato all’interno delle mura dell’Istituto di Madonna del Freddo a Chieti e dalla Regione: ha capito la sua colpa, ha partecipato a corsi dentro il carcere, è stato inserito al lavoro per cui da un anno è operaio in un  cantiere edile, ha la stima e l’apprezzamento dei compagni, il datore di lavoro lo vorrebbe assumere a tempo indeterminato…ebbene nonostante questo ecco a breve l’espulsione. Di fatto il giudizio di oggi (pericoloso socialmente) basandosi sui fatti del passato e sul pregiudizio butta alle ortiche il lavoro svolto dal personale del carcere e ignora l’investimento per restituire alla società una persona migliore. E soprattutto nega la speranza in chi dopo averla persa era riuscito a ritrovarla. Per questo sul suo caso, il deputato Gianno Melilla (Sel) ha presentato una interrogazione parlamentare".

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