-----
Lettera alla donna dell’ergastolano
di Vincenzo Andraous
E’ Natale, e allora, e forse, essere più buoni, sta a significare che non sono sufficienti i diplomi, né i corsi brevi, per raggiungere quella dimensione che questa festa ci dona. Quest’Avvento sia finalmente gioia che non smette mai, lo sia fino in fondo, affinchè questa vita che non arretra, consenta a ognuno e ciascuno una laurea assai più ambita, quella della pazienza della speranza. Proviamo veramente a pregare per un Bimbo che nasce e che vorremmo incontrare all’angolo di ogni strada buia, proviamo a essere mussulmani, ebrei, cristiani, scambiamoci reciprocamente i solchi fino a che non ci dividono più. E infine ritroviamoci nel Bimbo che non ha cittadinanze imposte, ma si espande dal principio alla fine per essere davvero “insieme”.
- - - -
Lettera alla donna dell’ergastolano
Dopo tanti anni sei ancora l’amore che avevo sempre atteso, mi ricordo ancora le tue prime parole, i tuoi primi sorrisi, i tuoi primi baci.
Da molti anni viviamo giorni smarriti, perduti, disperati.
Da tanti anni ami e ti fai amare da un uomo senza più speranza e futuro.
Da venti anni il tuo amore mi dà la vita di giorno e di notte.
Da molti anni i tuoi sorrisi sanno di tristezza, delusione, malinconia.
Da tanti anni le mie mani non ti accarezzano.
Da venti anni penso a te in ogni battito del mio cuore.
Da molti anni mi stai dando tanto e io invece così poco perché sei il mare, il cielo, il sole, sei l’aria che respiro.
Da tanti anni ci abbracciamo, ci baciamo e ci amiamo solo con i nostri pensieri.
Da venti anni sento le tue lacrime cadere in fondo al mio cuore.
Amore forse i nostri sogni non si realizzeranno mai forse perché li stiamo già vivendo.
Eccoti anche quest’anno i miei versi per il tuo compleanno.
Amore
per sempre
Amore
amato
lontano
pensato
desiderato
sognato
doloroso
vissuto
unico
eterno
bello
amore
per sempre.
Dicembre 2010- Carmelo Musumeci
-----
BUON NATALE SENZA E-ACCEZIONI di Vincenzo Andraous
E’ Natale, e allora, e forse, essere più buoni, sta a significare che non sono sufficienti i diplomi, né i corsi brevi, per raggiungere quella dimensione che questa festa ci dona. Quest’Avvento sia finalmente gioia che non smette mai, lo sia fino in fondo, affinchè questa vita che non arretra, consenta a ognuno e ciascuno una laurea assai più ambita, quella della pazienza della speranza. Proviamo veramente a pregare per un Bimbo che nasce e che vorremmo incontrare all’angolo di ogni strada buia, proviamo a essere mussulmani, ebrei, cristiani, scambiamoci reciprocamente i solchi fino a che non ci dividono più. E infine ritroviamoci nel Bimbo che non ha cittadinanze imposte, ma si espande dal principio alla fine per essere davvero “insieme”.
- - - -
Dal carcere di Spoleto ci è arrivata questa lettera di Carmelo Musumeci:
Dio, lo so, non ti dovrei scrivere perché sono ateo e non credo che tu esista, ma ho scritto un po’ a tutti e nessuno mi ha mai risposto e ho pensato di rivolgermi anche a te.
Dio, siamo i cattivi e colpevoli per sempre, siamo gli ergastolani ostativi ad ogni beneficio, quelli che devono vivere nel nulla di nulla, a marcire in una cella per tutta la vita.
Dio, diglielo tu agli umani che la pena dovrebbe essere buona e non cattiva e che dovrebbe risarcire e non vendicare.
Dio, diglielo tu agli umani che la pena dovrebbe essere buona e non cattiva e che dovrebbe risarcire e non vendicare.
Dio, l’ergastolano ostativo non vive, pensa di sopravvivere, ma in realtà non fa neppure quello, perché l’ergastolo tiene solo in vita.
Dio, diglielo tu agli umani che la pena dell’ergastolo non potrà mai essere una pena giusta, perché una pena giusta ha un inizio e una fine.
Dio, nessun umano o disumano meriterebbe di vivere con una punizione senza fine, tutti dovrebbero avere il diritto di sapere quando finisce la propria pena.
Dio, diglielo tu agli umani che una pena che ti prende il futuro per sempre ti leva il rimorso per qualsiasi male che uno abbia commesso.
Dio, nelle carcere italiane, ci sono uomini che sono solo ombre, che vedono scorrere il tempo senza di loro e che vivono aspettando di morire.
Dio, diglielo tu agli umani che gli ergastolani ostativi non hanno paura della morte perché la loro vita non è poi così diversa della morte.
Dio, nessun’altra specie vivente tiene un animale dentro una gabbia per tutta la vita, una pena che non finisce mai non ha nulla di umano e ti fa passare la voglia di vivere.
Dio, diglielo tu agli umani che solo il perdono fa nascere nei cattivi il senso di colpa mentre le punizioni crudeli e senza futuro fanno sentire innocenti anche i peggiori criminali.
Dio, come fa rieducare una pena che non finisce mai?
Dio, diglielo tu agli umani che la migliore difesa contro l’odio è l’amore e la migliore vendetta è il perdono.
Dio, se neppure tu puoi fare qualcosa, facci morire presto per aiutarci a finire di scontare la nostra pena.
Dio, diglielo tu agli uomini che dopo tanti anni di carcere non si punisce più quella persona che ha commesso il crimine, ma si punisce un’altra persona che con quel crimine non c’entra più nulla.
Dio, molti ergastolani, dopo venti anni di carcere, camminano, respirano e sembrano vivi, ma in realtà sono morti.
Dio, diglielo tu agli umani che l’ergastolo ostativo è una vera e propria tortura che umilia la vita e il suo creatore.
Padre, non so pregare, ma ti prego lo stesso: se proprio non puoi aiutarci o se gli uomini non ti danno retta, facci almeno morire per questo Natale.