mercoledì 1 novembre 2023

Rita Bernardini: “I nuovi Garanti dei detenuti non sono mai stati in un carcere”

Riportiamo un articolo di Liana Milella su la Repubblica di oggi 

ROMA -  La presidente di Nessuno tocchi Caino racconta come via Arenula l’ha messa da parte: “Nordio mi voleva ma ha prevalso la lottizzazione”. Cita i già 56 suicidi in cella dall’inizio dell’anno e pensa a un nuovo sciopero della fame nel nome di Pannella. I nuovi Garanti dei detenuti? “Dovranno fare una bella gavetta per capire dove si trovano e che dovranno fare”. Nordio la voleva Garante? “Nordio sì, ma ha prevalso una logica di stretta appartenenza”. La situazione delle carceri? “Oggi scoppiano e siamo già a 56 suicidi nel 2023”.

Parla con Repubblica Rita Bernardini, la presidente di Nessuno tocchi Caino per anni accanto a Marco Pannella in difesa dei detenuti, che contro l’immobilismo sulle patrie galere già pensa a un nuovo sciopero della fame. A febbraio l’aveva chiamata il Guardasigilli Carlo Nordio per diventare Garante dei detenuti, come lei stessa racconta, ma poi è stata messa da parte senza un perché, nella logica della lottizzazione di maggioranza.

La commissione Giustizia della Camera ieri ha dato il via libera al team che guiderà l’ufficio del Garante dei detenuti, al vertice il meloniano Felice Maurizio D’Ettore, i consiglieri Irma Conti in quota Lega e Mario Serio per M5S. La sua impressione?

“Non mi sorprende perché ormai mi ero rassegnata e avevo capito che avevano preso un’altra strada rispetto alle mosse iniziali che mi vedevano coinvolta”.

Un Garante lottizzato… come giudica i tre prescelti?

“Dalle notizie che leggo sui giornali, perché non mi risulta che siano stati pubblicati dei curricula, non mi pare che si tratti di persone massimamente esperte sia di carceri che dei luoghi in cui sono ristrette le persone, dai Centri per i rimpatri alle Rsa per gli anziani, su cui ha competenza l’ufficio del Garante. E non mi risulta neppure che nella loro carriera abbiano prestato attenzione a questi temi, né che conoscano la situazione. Per cui volendo augurare a tutti e tre buon lavoro penso che dovranno fare una bella gavetta per capire dove si trovano e che dovranno fare”.

Non le pare singolare che le due commissioni Giustizia della Camera e del Senato non abbiano neppure voluto sentirli, c’è chi dice che non volevano metterli in imbarazzo…

“Sinceramente non so se per il Garante Mauro Palma ci furono audizioni, ma per le candidature in ballo sarebbe stato interessante ascoltarli. Anche per esprimere un voto consapevole, magari chi oggi ha votato contro avrebbe potuto votare sì, oppure qualcuno della maggioranza avrebbe potuto avere dei dubbi e dire che non era il caso di nominarli”.

Ma è vero che Nordio voleva lei come Garante?

“Con Nordio io non mi sono mai incontrata da quando è diventato ministro. Ma so che lui ha fatto il mio nome perché a febbraio mi hanno chiamata da via Arenula perché il giorno dopo avrei dovuto parlare con il capo di gabinetto Alberto Rizzo proprio per la nomina del Garante. Ero a Palermo, non c’erano voli e ho viaggiato tutta la notte in treno, e la mattina sono andata al ministero. Ho incontrato Rizzo che mi ha fatto una serie di domande. Ricordo in particolare che mi chiese ‘perché vorrebbe fare il Garante dei detenuti?’. Gli risposi che già lo faccio da decenni e quindi avrei finalmente avuto una veste istituzionale. E perché Marco Pannella voleva proprio questo per me, tant’è che fece la battaglia per farmi diventare almeno Garante in Abruzzo, e addirittura, poco prima di morire, fece un appello al Consiglio regionale di quella regione”.

E lì cosa accadde?

“Il Pd gestì male la questione, ma ci fu anche un’opposizione durissima dei 5S che mi rimproveravano la mia condanna per le disobbedienze civili del 1997 fatte con Pannella per la legalizzazione delle sostanze stupefacenti”.

Quella era una battaglia politica, cosa c’entra con il ruolo di Garante?

“Tanto più che come Pannella io avevo fatto di tutto per farmi arrestare”.

Dopo quel colloquio con Rizzo cos’è successo?

“Il 16 maggio mi è arrivata una mail che proveniva dal gabinetto del ministro con la designazione di Nordio per me come consigliere del Garante. E mi chiedevano dei documenti per mandare avanti la richiesta. Due giorni dopo però ecco un’altra mail in cui mi si dice che la richiesta è annullata. La mail aveva come destinatario in copia Giusi Bartolozzi”.

Già, la ben nota “Zarina”, la potentissima vice capo di gabinetto di Nordio. Quindi la sua candidatura per il Garante si è chiusa lì?

“Sì, rispetto all’audizione di febbraio ho capito che la partita era chiusa”.

E secondo lei chi si era messo di traverso?

“Ci sono due ipotesi possibili. C’è chi mi ha detto che il no alla mia nomina veniva dal Quirinale, cosa per me inspiegabile visto che proprio da Sergio Mattarella ho ricevuto una telefonata mentre ero in sciopero della fame per le carceri. Altri sostengono che l’opposizione arrivava dalla maggioranza che voleva per quell’ufficio un nome di stretta osservanza, tant’è che adesso c’è un Garante espressione di FdI, una designata dalla Lega, e il terzo nome che si dice sia stato fatto da M5S”.

Questa è la storia del Garante lottizzato. Lei conosce come nessun altro le carceri. Dopo un Garante come Mauro Palma c’è il rischio, con le nuove nomine, che la struttura non conti più nulla?

“Palma ha avuto la bravura, viste le sue competenze, di mettere in piedi dal nulla un ufficio organizzato molto bene, anche grazie alle sue due vice Garanti. Ha presentato relazioni al Parlamento strepitose con un’analisi dettagliata dei luoghi di privazione della libertà. Io mi auguro solo che questa struttura sopravviva e che i tre prescelti siano in grado di gestirla per garantire davvero i diritti umani fondamentali”.

Beh, a vedere i decreti sui migranti, la detenzione nei Cpr, il silenzio di Nordio sul pianeta carcere, a parte l’idea di usare le caserme dimesse, la prospettiva non è buona...

“Dall’inizio dell’anno, come Nessuno tocchi Caino, abbiamo visitato 105 istituti penitenziari coinvolgendo sia i magistrati che le Camere penali. E ogni volta abbiamo inviato un rapporto al capo del Dap proprio per segnalare le varie disfunzioni, che spesso diventano vere e proprie illegalità. Perché la situazione delle carceri sta via via peggiorando. Ad agosto, quando si sono verificati a Torino due suicidi, Nordio aveva inviato un messaggio a tutta la comunità penitenziaria in cui prometteva di aumentare il numero delle telefonate concesse ai detenuti”.

Ha mantenuto la promessa?

“Sulle telefonate, sta accadendo il contrario: diminuiscono mentre i suicidi aumentano e quest’anno siamo già arrivati a 56 reclusi che si sono tolti la vita. La situazione delle carceri va via via aggravandosi anche per le norme approvate nel frattempo che vanno nella direzione opposta, basta leggere il decreto Caivano che aumenta le pene per lo spaccio di lieve entità. Questo significa mandare più ragazzi in carcere anziché l’accesso alle misure alternative. Del resto, nonostante la riforma Cartabia andasse proprio in questa direzione, i detenuti invece di diminuire sono aumentati, e oggi siamo sulla soglia dei 60mila, mentre i posti effettivi sono poco più di 47mila”.

Una situazione esplosiva...

“In Italia ci sono 189 istituti penitenziari, in 57 non c’è un direttore titolare, in 15 non c’è neppure il direttore reggente, ci sono 43 direttori che dirigono più di un istituto. Gli educatori sono pochissimi, tant’è che in media ce n’è uno per 75 detenuti. Pochi anche gli agenti, 10mila in meno rispetto alla pianta organica. Vorrei parlare dei magistrati di sorveglianza, a cui la politica ha attribuito sempre maggiori compiti, e che sono 246 in tutta Italia, più 29 presidenti dei tribunali di sorveglianza. Con questi numeri è del tutto impossibile, e tutti lo sanno, fare in modo che la pena rispetti la Costituzione”.

Da via Arenula le direbbero che la coperta per la Giustizia è sempre stata corta...

“Il ministero dispone di 11 miliardi di euro. È mai possibile che solo per le carceri si spendano 3 miliardi e 300 milioni, mentre per tutta la giustizia solo 5 miliardi e 700milioni? E per le misure alternative al carcere e la giustizia minorile scopriamo che dai miliardi si passa ai milioni, e in tutto sono 369? Nordio nei convegni afferma che bisogna puntare sulle misure alternative perché riducono notevolmente la recidiva rispetto al carcere, ma alla fine i soldi disponibili per farlo sono solo poche briciole. Credo che, dopo un anno di legislatura, occorrerà tornare ad imbracciare l’arma dialogica della nonviolenza affinché governo e Parlamento non si dimentichino più della comunità penitenziaria e dei gravi problemi dell’esecuzione penale”.


 

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Francesco Lo Piccolo: "Conosco personalmente Rita Bernardini, e perciò, come presidente di Voce di dentro, ritengo che sarebbe stata la perdona giusta come Garante dei diritti dei detenuti, lo sbocco naturale di un’attività che la presidente di Nessuno Tocchi Caino svolge da decenni con grande competenza oltre che con passione. Ma il lavoro di Rita Bernardini cozza con la realtà di questo paese dove chi governa, chiunque sia, pensa solo a occupare palazzi e poltrone e a piazzare i suoi fedelissimi. Lo stiamo vedendo con l’operato del governo Meloni, l’abbiamo visto con le manovre sulla Rai, sull’Inps e sull’Inail. E lo vediamo altrettanto bene sulle carceri dove 67 mila persone continuano a vivere in situazioni indegne e per le quali, a parte qualche eccezione - penso ai lavori della Commissione Ruotolo per l’Innovazione del sistema penitenziario con la sua relazione del Dicembre 2021 - non viene messa in atto nessuna azione di cambiamento come invece da anni prescrivono decine di raccomandazioni e indicazioni della Comunità Europea. Nome giusto quello di Rita Bernardini che cozza con la realtà fatta di poteri e idee di questo governo secondo il quale ci deve essere una intensa relazione tra potere politico e dirigenza amministrativa… nulla a che vedere con la competenza nelle discipline afferenti la tutela dei diritti umani, come avvenne con la nomina di Mauro Palma, matematico, giurista, fondatore dell’Associazione Antigone, presidente, del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti o pene inumani o degradanti (CPT).

    RispondiElimina