mercoledì 16 agosto 2023

il carcere è pena alla sofferenza... fino alla morte

COMUNICATO DI VOCI DI DENTRO

Tre persone erano in sciopero della fame, 44 hanno usato bombolette del gas o lenzuola, 53 sono morti per altre cause: dall'inizio dell'anno a oggi, sono cento le persone per le quali la pena del carcere è stata una pena di morte. Una pena di morte in un paese dove era stata bandita nel 1889 (con l’eccezione nel periodo fascista) e nei fatti cinicamente reintrodotta nel silenzio generale all’interno di strutture escluse da ogni controllo democratico e dove domina un sistema dispotico. Strutture che sono diventati luoghi di segregazione di persone sofferenti, vittime di disagi sociali ed economici e resi dipendenti da farmaci e sostanze. Persone alle quali sono stati tolti i diritti fondamentali di ogni persona come il diritto alla salute, il diritto alla parola eccetera.

Vittime. Come vittime sono state quelle 86 morte “suicide” lo scorso anno. Nient’altro che vittime. Ignorate prima di finire in carcere e ignorate dopo, dentro quelle celle fatiscenti e putride dove la pena è privarle di affetti, amori, lavoro, e infine della vita stessa. Già un anno fa titolammo il numero di settembre di Voci di dentro “Non chiamateli suicidi” e facevamo riferimento al caso di Donatella Hodo trovata senza vita a Montorio. Lo ripetiamo oggi: non sono suicidi, troppo facile imputare tutto alla soggettività, quando ci sono evidenti,  chiare e precise responsabilità: nelle morti in carcere c’è uno Stato che non ha rispettato le leggi e non ha rispettato la Costituzione.

E intanto, di nuovo, mentre fioccano le solite frasi di circostanza, e appaiono articoli di giornali, riprese e servizi Tv, mentre politici e ministri riciclano vecchie e inutili idee (addirittura le caserme) il tempo passa e nulla cambia se non la solita chiacchiera e propaganda: ennesima conferma che il carcere è solo luogo concentrazionario e di segregazione. E dove si muore perché il sistema carcere (ricordiamolo, a monte c’è sempre un codice Rocco del 1930 e un sistema penale rimasto carcerocentrico) questo produce: cioè, trasforma migliaia di persone in devianti, poi in criminali da incarcerare, quindi in psichiatrici anche loro da incarcerare.

Tre persone erano in sciopero della fame, 44 hanno usato bombolette del gas o lenzuola, 53 per altre cause… per tutte le altre 57 mila persone detenute, il carcere è pena alla sofferenza... fino alla morte.

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