giovedì 6 maggio 2021
Una lettera dal carcere
martedì 23 marzo 2021
Perché il carcere? Riflessioni
martedì 9 marzo 2021
domenica 7 marzo 2021
Voci di dentro, numero marzo 2021
Varianti è il titolo del numero di Marzo di Voci di dentro (56 pagine, compreso l’inserto NewsNoFake progetto finanziato dalla Regione Abruzzo) mensile scritto da detenuti, ex detenuti, volontari ed esperti dell’Associazione di volontariato. In copertina Lorena Fornasier, triestina che ha scelto una parte scomoda, ma che si impone come necessaria: stare dalla parte dell’altro, del migrante, del povero, del detenuto, o di chi ha vissuto il cammino della persecuzione, deportazione e sterminio come è ben raccontato in uno speciale dedicato alla Shoah con interviste a Corradini e Palmerio. Nelle 56 pagine della rivista anche una sezione dedicata alla donna (a ridosso dell’8 marzo) con i racconti di alcune donne detenute e di una mamma col figlio in carcere e alcune pagine sul Congo alla ribalta in questi giorni per la morte dell’ambasciatore Attanasio. Varianti dunque come cambiamenti, modelli e modi diversi di affrontare questa nostra vita; varianti come sfida a vedere le cose da un altro punto di vista per capire e scegliere tra falsi miti e fake news.
il mensile di Voci di dentro può essere sfogliato qui: https://www.calameo.com/read/
per avere una copia direttamente a casa:
1) contributo all'associazione (20 euro o più per tutte le 10 copie in programma nel 2021).
2) versamento sul c/c N 95540639 intestato a Voci di dentro Associazione oppure bonifico: IBAN IT17H0760115500000095540639
3) mail a voci@vocididentro.it con estremi del versamento e indirizzo dove si desidera che siano spedite le riviste
martedì 23 febbraio 2021
venerdì 19 febbraio 2021
Focolaio Covid anche nel carcere di Pescara
Focolaio
Covid anche nel carcere di Pescara. In base ai tamponi effettuati tra i
detenuti nei giorni scorsi, dai dati dell’Unità di Medicina penitenziaria della
Asl di Pescara, sono risultati positivi 7 detenuti della seconda sezione giudiziaria.
Sono stati isolati, come pure sono in isolamento tutti i detenuti della
sezione. La preoccupazione è molta, evidentemente non sono bastate le misure messe
in atto compreso lo smart working di gran
parte del personale, educatori compresi.
Stabile al
momento la situazione nel carcere di Chieti: sono positivi 51 detenuti, tutti -
tranne due che sono stati ricoverati in ospedale - sono asintomatici o pauci
asintomatici (raffreddore, un po’ di febbre, malessere vario). Situazione stabile, ma sempre seria, in
pratica è contagiato quasi tutto il carcere perché solo 9 (sempre in base ai
dati di ieri comunicati a Voci di dentro dalla Asl Chieti-Lanciano-Vasto) sono
negativi. Per quanto riguarda gli agenti, il dato dei giorni scorsi (dieci positivi) è ridimensionato dall’Istituto
di Madonna del Freddo: sarebbero solo cinque gli agenti positivi.
A Chieti e
Pescara il clima tra i detenuti è comunque di apprensione: tranquilli,
costretti ad abituarsi al peggio. Agenti e direzione stanno facendo il massimo
pur essendo anche sotto organico. Nei giorni scorsi sono anche cominciate le vaccinazioni del
personale, innanzitutto gli agenti, spesso persone non giovanissime.
Voci di
dentro ribadisce la necessità sempre più urgente di immadiata campagna di vaccinazione per tutti, volontari compresi, misure deflattive contro il
sovraffollamento, la riduzione da parte della magistratura di ricorrere alla
custodia cautelare se non in casi estremi, l’aumento da 45 giorni a 75 giorni del
periodo di pena da ridurre ogni semestre per i detenuti che tengono una buona
condotta, i domiciliari per persone malate e a rischio in caso di contagio da
Covis, l’invio ai domiciliari di coloro sotto i 4 anni di pena.
sabato 13 febbraio 2021
martedì 9 febbraio 2021
Nel carcere di Chieti una decina di detenuti sono risultati positivi al virus
Focolaio di Covid nel carcere di Chieti, almeno dieci detenuti sono risultati positivi al virus. La notizia è di poche ore fa e arriva direttamente dai parenti di alcuni detenuti informati per telefono questa mattina. La preoccupazione è molta: la casa circondariale di Chieti è vecchia e fatiscente, ci sono celle anche da sei persone, alcune hanno ancora la turca. La promiscuità, l’impossibilità di mantenere le distanze stanno rischiando di mandare in tilt tutto l’istituto di Madonna del Freddo dove sono rinchiuse un centinaio di persone, molte delle quali malate. Nessuna notizia sullo stato di salute del personale, agenti, impiegati, personale della direzione. Una situazione preoccupante: non ci sono celle per la quarantena, non ci sono stanze dove mettere le persone risultate positive. Una delle ipotesi in via di definizione è lo spostamento di tutti i positivi nella sezione femminile . Al momento la direzione del carcere ha sospeso tutte le attività dei volontari (molto poche a dire il vero) che fino a sabato si tenevano unicamente via skype.
Il focolaio di Chieti e che fa seguito a tanti altri focolai scoppiati in questi ultimi giorni in diversi istituti di pena è frutto di una continua disattenzione e incapacità di tutto il sistema penale. Basti dire che nel carcere di Chieti, ma succede in tanti carceri in Italia, si continuano a portare in cella persone con una pena di pochi mesi o persone che devono scontare carcerazioni per reati compiuti anche dieci anni fa. Uno tra tanti il caso di un detenuto che è stato portato in carcere a Chieti per una pena di pochi mesi, si è fatto la quarantena, poi è stato messo fuori. E’ normale tutto ciò?. Per noi la risposta è no. E le conseguenze oggi si vedono: sovraffollamento, poca sicurezza, e adesso anche il contagio di una decina di persone… che potrebbero finire in ospedale e intasare ancora di più il sistema sanitario con ospedali ormai al completo.
Lo diciamo da sempre e e oggi a maggio ragione: occorre subito una via d’uscita da un luogo-ghetto che appare sempre più sbagliato, inutile e dannoso, addirittura come ha scritto anni fa Bobbio "la più efficace scuola del delitto: riproduce, non elimina, anzi moltiplica il male". Il carcere non deve essere al centro di ogni cosa, ci sono alternative come la messa alla prova, i lavori di pubblica utilità, i domiciliari. E nell'immediato per fronteggiare la pandemia tutte le persone con pene sotto i tre anni devono essere mandate a casa ai domiciliari, e a casa devono essere mandati tutti coloro che hanno più di settant'anni, tutti i malati, le donne (qualche migliaio dentro per reati spesso minori), le persone con dipendenze gravi, i bambini. Blocco degli automatismi ecc.
martedì 12 gennaio 2021
Il progetto finanziato dalla Tavola Valdese
In data 11 gennaio 2021 l'Associazione ha avviato il progetto Voci di dentro-Voci di fuori, progetto finanziato con i fondi dell'otto per mille della Chiesa Valdese. Il progetto mira alla creazione di una compagnia teatrale composta da detenuti, ex detenuti, affidati UEPE, giovani studenti ed artisti al fine di attivare processi di inclusione e reinserimento sociale delle persone detenute nonché promuovere una cultura della legalità e della prevenzione di comportamenti a rischio nella società civile. Il progetto punta poi alla realizzazione di uno spettacolo teatrale dal titolo "Come semi d'autunno".
Si viole offrire a detenuti, ex detenuti e giovani studenti l’occasione di sperimentare il linguaggio teatrale nell’ambito di un percorso formativo che metta in connessione le ‘voci di dentro’ con le ‘voci di fuori’ a cominciare dall'ideazione dello spettacolo teatrale. Attraverso la ricerca e la sperimentazione dell’arte teatrale si intende favorire processi di inclusione sociale dei detenuti, promuovere la legalità e prevenire i comportamenti a rischio nei giovani. Il palcoscenico è lo spazio fisico e mentale per riflettere e interrogarsi su temi sociali di attualità portando in scena opere originali che nascono dai testi degli attori-detenuti e degli attori-studenti. L’esperienza del teatro unisce reclusi e società in uno spazio di incontro e riflessione che può favorire il cambiamento, il superamento di pregiudizi e luoghi comuni favorendo una nuova visione dell’Istituto di pena, da luogo di vergogna a luogo di cultura. Il progetto è articolato in molteplici azioni
In sintesi: LABORATORI DI TEATRO, SCRITTURA E SCENEGGIATURA, SCENOGRAFIA E COSTUMI DI SCENA ovvero Laboratorio di Teatro sociale e narrazione, Laboratorio di Scrittura e sceneggiatura, Laboratorio di scenografia e costumi di scena. Sono condotti da artisti esperti delle arti teatrali, coadiuvati dalla presenza fissa di 3 tutor. Tutte le attività hanno come filo conduttore la presenza di spazi riflessivi in cui le persone detenute ed i giovani studenti sono chiamati a raccontare e riflettere sui propri percorsi di vita, dentro e fuori dal carcere. Esito di questo percorso artistico e umano sarà la realizzazione di uno spettacolo teatrale interamente ideato e curato dai destinatari del progetto, supportati dalle competenze umane ed artistiche dei professionisti coinvolti. La compagnia porterà in scena opere originali che nascono dai testi degli attori-detenuti e degli attori-studenti, prodotti nel laboratorio di scrittura; anche i costumi e le scenografie saranno ideati e realizzati dalla compagnia nell’ambito del laboratorio di scenografia.
Il teatro, da una parte offre al detenuto un validissimo strumento per la revisione del percorso di devianza e la costruzione di un futuro reinserimento sociale e lavorativo; dall’altra, consente ai giovani studenti di superare stereotipi e pregiudizi e fare esperienza diretta della realtà carceraria. In tal modo, i componenti della compagnia ‘crescono’ assieme, in un percorso di conoscenza reciproca, di scambio e confronto a vantaggio di tutti. La sfida posta dal progetto non si limita al mero “intrattenimento culturale” di detenuti e studenti: i principali risultati attesi sono quelli di sviluppare una nuova consapevolezza del sé e valorizzare le risorse personali; stimolare negli studenti un’ampia riflessione sul significato e l’importanza di valori etici e civili; ridurre la distanza fra carcere e città, favorendo processi di inclusione sociale e partecipazione attiva da parte della comunità esterna all’azione rieducativa. Difatti i laboratori, oltre che all’interno della casa Circondariale di Pescara si svolgeranno anche ‘fuori dal carcere’ (presso la sede dell’Associazione ‘Vdd’), con l’obiettivo di stabilire un ponte con l’esterno e rendere partecipe il contesto sociale rispetto a ciò che si realizza dentro gli Istituti di pena. In definitiva: conoscenza, consapevolezza e coinvolgimento della comunità esterna rispetto alla realtà carceraria.
venerdì 1 gennaio 2021
giovedì 31 dicembre 2020
sabato 5 dicembre 2020
giovedì 26 novembre 2020
"Già fantasmi prima di morire"
Una sera di qualche mese fa ho ricevuto questa mail <<Sono una detenuta in regime di detenzione domiciliare sanitaria provvisoria nelle mani di uno stato assente che non garantisce i diritti inalienabili quali salute e vita. Ho scritto un libro che contiene la mia testimonianza e la testimonianza di altre due detenute. In questo scritto è spiegato molto bene il motivo per cui i medici del carcere preferiscono impegnarsi su come giustificare un decesso piuttosto che relazionare “non curabile in carcere”, potete aiutarmi a pubblicarlo e divulgarlo?>>.
La mattina successiva chiamo Monica per capire meglio di cosa si trattasse.
Il nuovo numero di voci di dentro
In stampa e subito ora in rete il nuovo numero di Voci di dentro, 56 pagine. In primo piano il virus e questa "zona rossa" raccontata e vissuta dai detenuti delle carceri di Chieti e Pescara che seguono i laboratori dell'associazione.
E così Luana Di Profio: “Sono i giorni delle mie zone rosse, luoghi introspettivi dell’anima che richiamano I miei luoghi oscuri di James Ellroy, uno dei più grandi scrittori di genere noir viventi, un viaggio introspettivo all’interno delle zone oscure dell’anima, delle zone rosse che circoscrivono l’anima quando tutto fuori sembra sospeso in un asse spazio-temporale indefinito, sottratto, assente”.
All’interno della rivista l’inserto n. 5 di in carta libera, progetto finanziato dalla Regione Abruzzo, con gli scritti di Suela, Natale, Sefora, Marco e di altri. Grande attenzione ovviamente, e come sempre, al racconto, alla scrittura che libera, alle emozioni. E ai problemi del carcere e della giustizia a cominciare dai diritti violati. Nella speranza di un cambiamento. Scrive Ennio: “I problemi quando sono sociali (es. mancanza di lavoro) si affrontano attuando percorsi che possano dare speranza, fiducia, stimolo ad affrontare la durezza della vita che molto spesso non risparmia nessuno, e non acuendo le pene della detenzione”.
Chiude la rivista un testo di Maurizio: “Non so cosa vedete voi. Ma io dentro il carcere a Foggia vedevo solo paura. Ma non solo paura...ero terrorizzato. In Tv tutti i giorni a tutte le ore parlavano di morti, di ospedali pieni. E io non avevo notizie dei miei familiari. Solo. Dentro. Disperato. Quando ho visto la corsa dei miei compagni, mi sono accodato. E sono scappato. Ho girato da solo per le campagne, a piedi. E sono andato a casa dai miei. Due giorni dopo mi sono costituito in un carcere del nord. Mi hanno accompagnato in auto i miei parenti. Ora sono qui in carcere a Chieti. Fuori si parla solo di Covid. Io vedo solo paura e terrore”.
“L’estratto in quarta – mi scrive a caldo Stefano Pallotta, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo - dice tutto su quello che stanno vivendo i detenuti in questa dannazione che per loro diventa una bolgia infernale”. (Francesco Lo Piccolo)
)
martedì 17 novembre 2020
Oltre il carcere: il culto della cella da demolire
Oltre il carcere: il culto della cella da demolire”, terzo e
ultimo evento del “Ciclo di Seminari: La tutela dei Diritti dei Detenuti”
organizzato dal Direttivo Locale di ELSA
(The European Law Students’ Association).
Il seminario si è svolto il 17 Novembre alle ore 10:30 sulla
piattaforma Google Meet. Clicca qui per vedere e ascoltare la registrazione del seminario
Interventi di:
• Chiara Berti: Professoressa di Psicologia Sociale presso
l'Università G. D'Annunzio di Chieti; membro dell’Associazione Italiana di
Psicologia (A.I.P.), sezione di Psicologia Sociale, dell’International Society
for Justice Research (I.S.J.R.) e dell’International Association for
Outcome-based Evaluation and Research on Family and Children’s Services;
• Valentina Calderone: Direttrice dell’Associazione A Buon
Diritto nonché autrice, insieme a Luigi Manconi, di “Quando hanno aperto la
cella” che analizza le storie e le vicende processuali di uomini e donne morti
quando si trovavano sotto la tutela dello Stato.
• Francesco Lo Piccolo: Giornalista dal 1980; Presidente di
“Voci di Dentro”, rivista scritta dai detenuti che partecipano ai laboratori di
scrittura che tiene in alcune carceri abruzzesi nonché fondatore
dell’associazione.
domenica 25 ottobre 2020
sabato 10 ottobre 2020
il numero di ottobre di Voci di dentro
E' uscito il numero di ottobre di Voci di dentro (clicca e sfoglia tutta la rivista)
La violenza (dal caso George Floyd, a Willy, a Maria Paola e Ciro) è di nuovo uno
dei temi di questo numero di Voci di dentro, come sempre scritto da persone in
stato di detenzione, volontari, amici. Ne parliamo nella prima parte della
rivista e l’abbiamo rappresentata in copertina con l’immagine - rielaborata da
Stefano D’Ettorre - del manifesto che pubblicizzava la Mostra della Rivoluzione
fascista che si tenne al Palazzo delle
Esposizioni di Roma dal 28 ottobre 1932 al 28 ottobre 1934.
Il manifesto
di quella mostra, evento celebrativo della presa del potere del fascismo, ci è
sembrato perfetto per rappresentare questi nostri tempi dove al dialogo, alla
parola e alla ragione si è sostituito (o forse è sempre stato così) il corpo-trincea, il suo potenziamento, il
culto dello scontro, della sopraffazione, della violenza del corpo sul corpo
dell’altro, su quello che è identificato come il disobbediente, il nemico, lo
straniero, lo “strano” direbbe Remo Rapino a leggere il suo magico “Bonfiglio
Liborio”.
Quei volti
statuari che abbiamo messo in copertina sono il simbolo perfetto del razzismo,
del classismo e del sessismo, dispositivi di dominio e di profitto raggiunti,
oggi come ieri, con la violenza, la costrizione, il terrore.
Quei volti
rappresentano il potere, il potere di
dominare, quello che poi spinge degli uomini - in divisa o meno - a picchiare e
torturare, come è avvenuto ad esempio nella caserma dei Carabinieri di Piacenza
e in alcune carceri italiane, anche durante le proteste di marzo e aprile
scoppiate dopo le improvvise e non condivise restrizioni ai colloqui con i
familiari. Avvenimenti, questi ultimi,
che continuano ad essere ignorati. Come ignorate, perché considerate
vite di scarto, sono le vite di tanti uomini in stato di disagio nei confronti
dei quali ci sono ministri che non ritengono neppure necessario dare risposta.
Temi che affrontiamo in altre sezioni della rivista e negli articoli che
abbiamo caratterizzato col titolo “le mani sulla verità” e dove parliamo tra
l’altro di Covid, coprifuoco e disuguaglianze.
In questo
numero alcune pagine sono dedicate a Franco Basaglia, al medico che guardava
l’uomo, che combatté contro quelle misure che portavano il malato a sentirsi
isolato, umiliato, anonimo e che abolì i manicomi “nei quali, come in
carcere, viene tolta la dignità”. Infine
nella parte centrale troverete il fascicolo “In carta libera”, progetto
finanziato dalla Regione Abruzzo-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Chiude il
giornale una riflessione legata alla
condanna alla pena di trent’anni decisa dai giudici nei confronti di un giovane
per omicidio. Parlando della vittima, la nostra Federica scrive:
“Mi viene da dubitare che lui avrebbe voluto essere “ripagato” in questo modo.
Qualcosa mi suggerisce che avrebbe perdonato, che avrebbe fatto un gesto di
riparazione, che avrebbe tentato il dialogo, la comprensione… Forse, chissà.
Non vi è gioia nella pena ma solo una profonda tristezza”.
E conclude con un augurio che
facciamo nostro: “Mi auguro che la classe politica tenga un po’ più conto delle linee d’ombra che segnano le strade del
nostro paese, che gli amministratori permettano di illuminare la vita sociale,
che i rappresentanti non lascino covare l’odio, il rancore, ma che operino
attraverso un concreto fare e praticare la civiltà”. (Francesco Lo Piccolo)
lunedì 27 luglio 2020
Reading e cinferorum con Voci di dentro/in carta libera
mercoledì 1 luglio 2020
Il nuovo numero di Voci di dentro
I
|
clicca e sfoglia la rivista |
venerdì 19 giugno 2020
Anteprima "Speciale giugno 2020"
Noi siamo George Floyd.
venerdì 17 aprile 2020
mercoledì 15 aprile 2020
OLTRE LA MASCHERA
mercoledì 1 aprile 2020
mercoledì 25 marzo 2020
Lettera dal carcere di Madonna del Freddo (Chieti)
Questo è un urlo straziato che viene dal profondo delle nostre anime. In questo tempo di pandemia tutti voi state provando la privazione: tutti i diritti vengono meno e bisogna solo adempiere a doveri così rigidi che forse, anche se in piccole dosi, ora anche voi state assaggiando cosa vuol dire essere prigioniero.
Questo “nuovo decreto svuota carceri” tutto è tranne che nuovo: esiste già uno strumento legislativo chiamato sfolla carceri ed è “la 199”, che tutto ha fatto tranne che sfollarle. Altro che indulto mascherato, tanto che il numero di detenuti si aggira attorno alla cifra di 60000 unità. Questo nuovo testo non ha apportato nessuno cambiamento, a parte che lì fuori ha dato una sensazione di aver fatto qualcosa per “quei criminali che hanno distrutto le prigioni” e non è neanche vero!
lunedì 23 marzo 2020
METAMORFOSI, IL NUOVO NUMERO DI VOCI DI DENTRO
copertina speciale n.30 |
sabato 14 marzo 2020
Il carcere al tempo del Coronavirus…come vuotare il mare con paletta e secchiello
Casa circondariale di Pescara: oltre 400 detenuti in una struttura che ne può contenere 270
domenica 8 marzo 2020
EMERGENZA CORONAVIRUS - COMUNICATO DI VOCI DI DENTRO
Il direttivo dell’Associazione Voci di dentro Chieti, 08/03/2020
martedì 25 febbraio 2020
Pavarini: la pena legale non è stata, non è, né potrà mai essere utile
1. Introduzione: alcune utili distinzioni
a) Pene di fatto e pena legale
Una nozione sociologica di pena che si limiti a coglierne i profili descrittivi si articola su alcuni attributi essenziali: la natura afflittiva, programmatica, espressiva e strategica della reazione punitiva. La natura afflittiva si riferisce all'effetto di produzione di deficit nei confronti del punito, come riduzione di diritti e/o del soddisfacimento di bisogni; nel contempo l'azione repressiva deve apparire intenzionale al fine di determinare una relazione di senso - come riprovazione e censura - tra la pena e il soggetto passivo. La natura espressiva della pena coglie invece la dimensione simbolica della reazione punitiva volta a esprimere la pretesa di autorità di chi punisce; essa, infine, si sviluppa in un contesto situazionale come funzione volta alla conservazione di determinati rapporti di potere. Solo la presenza di tutti questi attributi conferisce natura di penalità alla reazione sociale.
lunedì 10 febbraio 2020
Il nuovo numero di voci di dentro
L'editoriale del direttore Francesco Lo Piccolo:
venerdì 10 gennaio 2020
Dei diritti e delle pene, l'articolo di Luigi Manconi
di Luigi Manconi (La Repubblica, 10 gennaio 2020)
Davvero il carcere, previsto dal diritto penale, è compatibile con il principio di umanità? Forse è ora di trovare soluzioni alternative. Si è appena concluso un anno che ha visto approfondirsi, come mai in passato, il solco tra le scelte della politica e quelle delle istituzioni di garanzia su una materia, quale quella penale, che proprio perché incide su questioni estremamente sensibili (la libertà e la sicurezza), dovrebbe invece sottrarsi da ogni possibile uso di parte.