lunedì 10 febbraio 2020

Il nuovo numero di voci di dentro

E' in stampa il nuovo numero di Voci di dentro, all'interno l'inserto "In carta libera" progetto finanziato dalla Regione Abruzzo.

L'editoriale del direttore Francesco Lo Piccolo:

Per non continuare a vivere in un Paese ove ogni sentimento d'umanità, di dignità, di civiltà, di coscienza e di pudore sembravano completamente banditi…”.
Giorgio de Chirico, memorie della mia vita.


La scomparsa è il titolo di un’opera di Geoge Perec, autore francese che mi ha accompagnato in appassionate letture tantissimi anni fa. Nel libro si parla della scomparsa di una vocale, di una persona  (Anton Vocal) e di un popolo, il popolo ebraico che il nazifascismo cercò di cancellare dal nostro mondo. Siamo stati al “gioco” letterario di Perec, abbiamo titolato la rivista con “la scomparsa” e l’abbiamo accompagnata da il manichino di Giorgio de Chirico. Manichino senza occhi, senza, bocca, senza orecchie. Come senza occhi, senza bocca e senza orecchie sono i carcerati imprigionati in questi malsani ambienti che chiamiamo carceri e dove l’aria malsana che vi aleggia non fa altro che trasferire tutte le sue patologie su persone e cose.


Anche in questo nuovo numero ci sono gli scomparsi che si raccontano, persone che esistono ma che non appaiono. “Morti viventi - dice Ennio - dunque esclusi”. E privati di sensi e affetti, oltre che della libertà, il bene più prezioso che è barattato e scambiato come merce nell’assurda e falsa convinzione che possa equiparare un danno arrecato, mentre al contrario è il cattivo frutto di una astrazione ideologica che ha costruito un sistema di pena e di carcere che si rivela come perfetto meccanismo per osservare, controllare e piegare. Tutt’altro che gestire pacificamente i conflitti, rieducare, risocializzare, cosa che veniva compiuta al meglio, ci spiega la nostra Lia Giancristofaro, nelle cosiddette società “a tecnologia semplice” come hanno evidenziato gli studi e le ricerche della antropologa Margareth Mead sulle società di raccoglitori.

Nella rivista parliamo anche della scomparsa del buon senso, della ragione, delle parole sempre più distorte e manipolate, stravolte e manomesse,  “lingue disoneste”: i lager per i migranti sono diventati centri di accoglienza, il carcere (luogo-di-pena-sofferenza ) è una casa. Che dire, del resto, del piano per il Medio Oriente del presidente americano Trump, piano da apartheid e raccontato da Tv, giornali e politici come un piano di pace? Come non vedere ripetersi la storia di Josef K. de “Il processo”di Franz Kafka nella riforma della prescrizione che trasforma tutti in imputati a vita, in cittadini non più liberi, ma “quasi liberi”? E come non vedere il ripetersi, in questi tempi, di episodi di discriminazione, di insulti razzisti, di ignoranza (come sta accadendo con l’emergenza Coronavirus) ed ancora, proprio a ridosso del Giorno della memoria, di scritte antiebraiche ad opera di persone senza più memoria? Di questo scrivono Mara, Ludovica, Silvia, Marika e Mauro.

Dopo l’inserto In carta libera, inserto ricco di spunti, di idee di viaggio, di ricordi e di “trapassi da una riva all’altra del fiume” in compagnia di Caronte, in questo numero anticipiamo alcuni passi della relazione di Mauro Palma,  Garante nazionale delle persone private della libertà, sulle “vulnerabilità del carcere”, sulle sue fragilità. Ci soffermiamo poi sulla tragedia dei suicidi (53 nel 2019), su un tentato suicidio accaduto a Chieti i primi di gennaio 2020 e sul convegno organizzato da Voci di dentro che ha visto la presenza di Umberto Curi, Caterina Iagnemma, Rita Bernardini, Gherardo Colombo, Giuseppe Mosconi. Per il superamento del carcere, attraverso l’istituto della mediazione penale, per cominciare a sognare una società quasi del tutto senza carcere.

F.L.P.









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