giovedì 31 dicembre 2020
sabato 5 dicembre 2020
giovedì 26 novembre 2020
"Già fantasmi prima di morire"
Una sera di qualche mese fa ho ricevuto questa mail <<Sono una detenuta in regime di detenzione domiciliare sanitaria provvisoria nelle mani di uno stato assente che non garantisce i diritti inalienabili quali salute e vita. Ho scritto un libro che contiene la mia testimonianza e la testimonianza di altre due detenute. In questo scritto è spiegato molto bene il motivo per cui i medici del carcere preferiscono impegnarsi su come giustificare un decesso piuttosto che relazionare “non curabile in carcere”, potete aiutarmi a pubblicarlo e divulgarlo?>>.
La mattina successiva chiamo Monica per capire meglio di cosa si trattasse.
Il nuovo numero di voci di dentro
In stampa e subito ora in rete il nuovo numero di Voci di dentro, 56 pagine. In primo piano il virus e questa "zona rossa" raccontata e vissuta dai detenuti delle carceri di Chieti e Pescara che seguono i laboratori dell'associazione.
E così Luana Di Profio: “Sono i giorni delle mie zone rosse, luoghi introspettivi dell’anima che richiamano I miei luoghi oscuri di James Ellroy, uno dei più grandi scrittori di genere noir viventi, un viaggio introspettivo all’interno delle zone oscure dell’anima, delle zone rosse che circoscrivono l’anima quando tutto fuori sembra sospeso in un asse spazio-temporale indefinito, sottratto, assente”.
All’interno della rivista l’inserto n. 5 di in carta libera, progetto finanziato dalla Regione Abruzzo, con gli scritti di Suela, Natale, Sefora, Marco e di altri. Grande attenzione ovviamente, e come sempre, al racconto, alla scrittura che libera, alle emozioni. E ai problemi del carcere e della giustizia a cominciare dai diritti violati. Nella speranza di un cambiamento. Scrive Ennio: “I problemi quando sono sociali (es. mancanza di lavoro) si affrontano attuando percorsi che possano dare speranza, fiducia, stimolo ad affrontare la durezza della vita che molto spesso non risparmia nessuno, e non acuendo le pene della detenzione”.
Chiude la rivista un testo di Maurizio: “Non so cosa vedete voi. Ma io dentro il carcere a Foggia vedevo solo paura. Ma non solo paura...ero terrorizzato. In Tv tutti i giorni a tutte le ore parlavano di morti, di ospedali pieni. E io non avevo notizie dei miei familiari. Solo. Dentro. Disperato. Quando ho visto la corsa dei miei compagni, mi sono accodato. E sono scappato. Ho girato da solo per le campagne, a piedi. E sono andato a casa dai miei. Due giorni dopo mi sono costituito in un carcere del nord. Mi hanno accompagnato in auto i miei parenti. Ora sono qui in carcere a Chieti. Fuori si parla solo di Covid. Io vedo solo paura e terrore”.
“L’estratto in quarta – mi scrive a caldo Stefano Pallotta, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo - dice tutto su quello che stanno vivendo i detenuti in questa dannazione che per loro diventa una bolgia infernale”. (Francesco Lo Piccolo)
)
martedì 17 novembre 2020
Oltre il carcere: il culto della cella da demolire
Oltre il carcere: il culto della cella da demolire”, terzo e
ultimo evento del “Ciclo di Seminari: La tutela dei Diritti dei Detenuti”
organizzato dal Direttivo Locale di ELSA
(The European Law Students’ Association).
Il seminario si è svolto il 17 Novembre alle ore 10:30 sulla
piattaforma Google Meet. Clicca qui per vedere e ascoltare la registrazione del seminario
Interventi di:
• Chiara Berti: Professoressa di Psicologia Sociale presso
l'Università G. D'Annunzio di Chieti; membro dell’Associazione Italiana di
Psicologia (A.I.P.), sezione di Psicologia Sociale, dell’International Society
for Justice Research (I.S.J.R.) e dell’International Association for
Outcome-based Evaluation and Research on Family and Children’s Services;
• Valentina Calderone: Direttrice dell’Associazione A Buon
Diritto nonché autrice, insieme a Luigi Manconi, di “Quando hanno aperto la
cella” che analizza le storie e le vicende processuali di uomini e donne morti
quando si trovavano sotto la tutela dello Stato.
• Francesco Lo Piccolo: Giornalista dal 1980; Presidente di
“Voci di Dentro”, rivista scritta dai detenuti che partecipano ai laboratori di
scrittura che tiene in alcune carceri abruzzesi nonché fondatore
dell’associazione.
domenica 25 ottobre 2020
sabato 10 ottobre 2020
il numero di ottobre di Voci di dentro
E' uscito il numero di ottobre di Voci di dentro (clicca e sfoglia tutta la rivista)
L’EDITORIALELa violenza (dal caso George Floyd, a Willy, a Maria Paola e Ciro) è di nuovo uno
dei temi di questo numero di Voci di dentro, come sempre scritto da persone in
stato di detenzione, volontari, amici. Ne parliamo nella prima parte della
rivista e l’abbiamo rappresentata in copertina con l’immagine - rielaborata da
Stefano D’Ettorre - del manifesto che pubblicizzava la Mostra della Rivoluzione
fascista che si tenne al Palazzo delle
Esposizioni di Roma dal 28 ottobre 1932 al 28 ottobre 1934.
Il manifesto
di quella mostra, evento celebrativo della presa del potere del fascismo, ci è
sembrato perfetto per rappresentare questi nostri tempi dove al dialogo, alla
parola e alla ragione si è sostituito (o forse è sempre stato così) il corpo-trincea, il suo potenziamento, il
culto dello scontro, della sopraffazione, della violenza del corpo sul corpo
dell’altro, su quello che è identificato come il disobbediente, il nemico, lo
straniero, lo “strano” direbbe Remo Rapino a leggere il suo magico “Bonfiglio
Liborio”.
Quei volti
statuari che abbiamo messo in copertina sono il simbolo perfetto del razzismo,
del classismo e del sessismo, dispositivi di dominio e di profitto raggiunti,
oggi come ieri, con la violenza, la costrizione, il terrore.
Quei volti
rappresentano il potere, il potere di
dominare, quello che poi spinge degli uomini - in divisa o meno - a picchiare e
torturare, come è avvenuto ad esempio nella caserma dei Carabinieri di Piacenza
e in alcune carceri italiane, anche durante le proteste di marzo e aprile
scoppiate dopo le improvvise e non condivise restrizioni ai colloqui con i
familiari. Avvenimenti, questi ultimi,
che continuano ad essere ignorati. Come ignorate, perché considerate
vite di scarto, sono le vite di tanti uomini in stato di disagio nei confronti
dei quali ci sono ministri che non ritengono neppure necessario dare risposta.
Temi che affrontiamo in altre sezioni della rivista e negli articoli che
abbiamo caratterizzato col titolo “le mani sulla verità” e dove parliamo tra
l’altro di Covid, coprifuoco e disuguaglianze.
In questo
numero alcune pagine sono dedicate a Franco Basaglia, al medico che guardava
l’uomo, che combatté contro quelle misure che portavano il malato a sentirsi
isolato, umiliato, anonimo e che abolì i manicomi “nei quali, come in
carcere, viene tolta la dignità”. Infine
nella parte centrale troverete il fascicolo “In carta libera”, progetto
finanziato dalla Regione Abruzzo-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Chiude il
giornale una riflessione legata alla
condanna alla pena di trent’anni decisa dai giudici nei confronti di un giovane
per omicidio. Parlando della vittima, la nostra Federica scrive:
“Mi viene da dubitare che lui avrebbe voluto essere “ripagato” in questo modo.
Qualcosa mi suggerisce che avrebbe perdonato, che avrebbe fatto un gesto di
riparazione, che avrebbe tentato il dialogo, la comprensione… Forse, chissà.
Non vi è gioia nella pena ma solo una profonda tristezza”.
E conclude con un augurio che
facciamo nostro: “Mi auguro che la classe politica tenga un po’ più conto delle linee d’ombra che segnano le strade del
nostro paese, che gli amministratori permettano di illuminare la vita sociale,
che i rappresentanti non lascino covare l’odio, il rancore, ma che operino
attraverso un concreto fare e praticare la civiltà”. (Francesco Lo Piccolo)
lunedì 27 luglio 2020
Reading e cinferorum con Voci di dentro/in carta libera
mercoledì 1 luglio 2020
Il nuovo numero di Voci di dentro
I
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clicca e sfoglia la rivista |
venerdì 19 giugno 2020
Anteprima "Speciale giugno 2020"
Noi siamo George Floyd.
venerdì 17 aprile 2020
mercoledì 15 aprile 2020
OLTRE LA MASCHERA
mercoledì 1 aprile 2020
mercoledì 25 marzo 2020
Lettera dal carcere di Madonna del Freddo (Chieti)
Questo è un urlo straziato che viene dal profondo delle nostre anime. In questo tempo di pandemia tutti voi state provando la privazione: tutti i diritti vengono meno e bisogna solo adempiere a doveri così rigidi che forse, anche se in piccole dosi, ora anche voi state assaggiando cosa vuol dire essere prigioniero.
Questo “nuovo decreto svuota carceri” tutto è tranne che nuovo: esiste già uno strumento legislativo chiamato sfolla carceri ed è “la 199”, che tutto ha fatto tranne che sfollarle. Altro che indulto mascherato, tanto che il numero di detenuti si aggira attorno alla cifra di 60000 unità. Questo nuovo testo non ha apportato nessuno cambiamento, a parte che lì fuori ha dato una sensazione di aver fatto qualcosa per “quei criminali che hanno distrutto le prigioni” e non è neanche vero!
lunedì 23 marzo 2020
METAMORFOSI, IL NUOVO NUMERO DI VOCI DI DENTRO
copertina speciale n.30 |
sabato 14 marzo 2020
Il carcere al tempo del Coronavirus…come vuotare il mare con paletta e secchiello
Casa circondariale di Pescara: oltre 400 detenuti in una struttura che ne può contenere 270
domenica 8 marzo 2020
EMERGENZA CORONAVIRUS - COMUNICATO DI VOCI DI DENTRO
Il direttivo dell’Associazione Voci di dentro Chieti, 08/03/2020
martedì 25 febbraio 2020
Pavarini: la pena legale non è stata, non è, né potrà mai essere utile
1. Introduzione: alcune utili distinzioni
a) Pene di fatto e pena legale
Una nozione sociologica di pena che si limiti a coglierne i profili descrittivi si articola su alcuni attributi essenziali: la natura afflittiva, programmatica, espressiva e strategica della reazione punitiva. La natura afflittiva si riferisce all'effetto di produzione di deficit nei confronti del punito, come riduzione di diritti e/o del soddisfacimento di bisogni; nel contempo l'azione repressiva deve apparire intenzionale al fine di determinare una relazione di senso - come riprovazione e censura - tra la pena e il soggetto passivo. La natura espressiva della pena coglie invece la dimensione simbolica della reazione punitiva volta a esprimere la pretesa di autorità di chi punisce; essa, infine, si sviluppa in un contesto situazionale come funzione volta alla conservazione di determinati rapporti di potere. Solo la presenza di tutti questi attributi conferisce natura di penalità alla reazione sociale.
lunedì 10 febbraio 2020
Il nuovo numero di voci di dentro
L'editoriale del direttore Francesco Lo Piccolo:
venerdì 10 gennaio 2020
Dei diritti e delle pene, l'articolo di Luigi Manconi
di Luigi Manconi (La Repubblica, 10 gennaio 2020)
Davvero il carcere, previsto dal diritto penale, è compatibile con il principio di umanità? Forse è ora di trovare soluzioni alternative. Si è appena concluso un anno che ha visto approfondirsi, come mai in passato, il solco tra le scelte della politica e quelle delle istituzioni di garanzia su una materia, quale quella penale, che proprio perché incide su questioni estremamente sensibili (la libertà e la sicurezza), dovrebbe invece sottrarsi da ogni possibile uso di parte.