lunedì 21 novembre 2022

Ottanta morti. Una strage


di CLAUDIO BOTTAN

Nelle carceri italiane si sta consumando una strage silenziosa. Qualcosa che mi rimanda continuamente indietro nel tempo, a corpi gettati oltre le sbarre.

 «Mister Robert Sands, un prigioniero nel carcere di Maze, è morto oggi alle 1,17 del mattino. Si è tolto la vita rifiutando cibo e cure mediche per sessantasei giorni». All’alba del 5 maggio 1981 un conciso comunicato del governo britannico annunciava al mondo che l’ineluttabile destino del leader dei ribelli irlandesi si era compiuto. Bobby Sands aveva iniziato uno sciopero della fame come protesta estrema per rivendicare lo status di prigioniero politico che gli era stato negato da Londra, e per affermare il suo desiderio di libertà si era lasciato morire a soli 27 anni. 

Ottanta morti, ottanta persone, ottanta storie. Nelle carceri italiane si sta replicando la storia: persone, individui, fragilità che trovano libertà nella morte gettata in faccia a chi non vuole vedere. Corpi che volano oltre le sbarre e si schiantano sulle nostre coscienze come estrema protesta per attirare l’attenzione sulla solitudine, sulla fragilità, sul disagio psichico degli ultimi. Corpi che pesano.

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