martedì 2 ottobre 2012

Caso Sallusti, i giornalisti...la galera



Francesco Lo Piccolo*

Sono giornalista dal 1980, ho avuto buoni maestri. Fanno parte della mia storia professionale che oggi mi ha portato a dirigere un giornale scritto dai detenuti. Ma ora a distanza di anni e di fronte al caso Sallusti mi rendo conto di quanto ci sarebbe ancora bisogno delle lezioni di chi ci spiegava che il giornalista ricerca la verità e non manipola i fatti ad uso e consumo di una o di un’altra parte politica. Ho perciò inviato una lettera  al Presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, dove sono iscritto da oltre dieci anni, dicendogli che faccio fatica a riconoscermi iscritto all’Ordine, se giornalista significa usare la libertà di stampa e di informazione come ha fatto il giornale Libero.
Anch’io ritengo assurdo e  inaccettabile l’arresto per il reato di diffamazione a mezzo stampa; anch’io ritengo che questo reato debba essere punito con il risarcimento alla parte offesa e con la rettifica. Ma scendere in piazza dietro la bandiera della libertà di stampa in difesa di chi la calpesta non mi sta bene. Perché, sapendo di mentire, sul giornale “Libero”, all’epoca diretto da Sallusti, è stato pubblicato un  articolo dal titolo “Dramma di una tredicenne, giudice ordina l’aborto”:  storia non vera, con una ricostruzione dei fatti tutta inventata, in malafede perché era già stata smentita anche da Ansa e Tv. Ovvio che l’arresto per un articolo è cosa mostruosa, ma se scrivendo si compie un falso e si diffama è altrettanto ovvio che questo è un reato e che va punito: a tutela di un diritto di tutti, perché i giornalisti non hanno alcun diritto in più degli altri cittadini.
L’articolo pubblicato da Libero non è affatto espressione di quel diritto fondamentale che è la libertà di stampa, al contrario nega e offende la libertà di pensiero. E’ forse un’opinione scrivere che dei magistrati alleati e concordi con padre e madre e medici assassini avevano estirpato e ucciso una creatura dal grembo della madre? E’ libertà di pensiero invocare la pena di morte per questi giudici, medici, genitori?
Alla luce di ciò mi è davvero difficile ritrovarmi nelle dichiarazioni dei tanti che parlano di sentenza devastante per la libertà di stampa, e nello stesso tempo non condannano con altrettanta chiarezza il fatto che ha scatenato la vicenda: la pubblicazione di una falsa notizia. Chiarezza che andava fatta già all’indomani della pubblicazione di questo falso. Affinché la protesta contro una legge ingiusta sia credibile occorre pertanto che sia accompagnata dall’affermazione che chi scrive il falso e chi diffama, chi usa l’informazione per ben altri scopi, non è un giornalista e che per questo deve essere cancellato dall’Ordine e punito in base a una giusta legge (non certo il carcere). Il principio “il giornalista ricerca la verità e non manipola i fatti per interessi di parte” è scritto nel nostro Dna di giornalisti, e io, se non viene ribadito, ho sempre più difficoltà a sentirmi iscritto e parte dell’Ordine dei giornalisti.

*direttore di Voci di Dentro

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