Abiti sartoriali, cibi bio, vini pregiati. E’ boom di prodotti made in carcere. Che vendono e rieducano i detenuti. Ma lo Stato taglia i fondi. Questo scrive nel suo articolo su L’Espresso Maria Veronica Orrigoni: due pagine con una sorta di mappa di quello che si produce nelle carceri italiane e dove si scopre che sono sempre più le aziende che si affidano al lavoro dei detenuti e che il 90 per cento di chi lavora una volta fuori non torna a delinquere. Un successo che abbiamo sperimentato in prima persona come associazione Voci di dentro con il caso di un detenuto che ha partecipato ai nostri laboratori e che dopo 15 mesi in borsa lavoro con articolo 21 adesso è occupato, da libero, in una fabbrica di Chieti Scalo.
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