Voci di dentro ha presentato ieri il libro di Stefano Redaelli "Ombra mai più". Un passaggio dell'intervento di Francesco Lo Piccolo: "...Un libro contro pregiudizi nei riguardi dei cosiddetti folli, per abbattere pregiudizi, rifiuti ed esclusioni. E che evidenzia come la scrittura sia terapeutica - come la libertà scriveva Franco Basaglia. Una scrittura però non fine a se stessa, ma una scrittura di denuncia, come è quella del giornale Voci di dentro; un lavoro di denuncia che è quello che fa la stessa associazione in difesa dei diritti e per il rispetto delle persone...".
Lo Piccolo ha poi letto un brano tratto da La giustizia che punisce. Appunti sull’ideologia della punizione" di Franco Basaglia: "La prima volta che entrai in prigione ero
studente di medicina e vi entrai come prigioniero politico, ovvero come recluso.
Era l’ora in cui si vuotavano i buglioli delle celle e la mia prima impressione
fu di entrare in un enorme sala anatomica in cui la vita aveva l’aspetto e
l’odore della morte. La prigione mi si presentava come un letamaio impregnato
d’un fetore infernale in cui alcuni uomini con bidoni sopra le spalle sfilavano
per versare il loro contenuto nelle fogne. Il gruppo che compiva queste
faccende era composto di detenuti privilegiati che potevano uscire dalle celle,
cosa che metteva in evidenza che nella prigione esisteva una stratificazione
sociale sulla quale si fondava un tipo di vita del tutto autonoma: la vita
della segregazione. L’uomo e il carcere erano, in realtà, il carceriere e il carcerato e l’uno e l’altro avevano perso ogni qualità umana, assumendo le caratteristiche che imponeva l’istituzione. Dopo alcuni anni entrai in un’altra istituzione chiusa: il manicomio. Questa volta non come internato, ma come direttore. Ero nel gruppo dei carcerieri, ma la realtà che avevo davanti non era diversa: anche qui l’uomo aveva perduto tutta la sua dignità umana; anche il manicomio era un enorme letamaio. Non vi era l’odore di merda, ma vi era un odore simbolico di merda".
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