Per una riflessione comune su disabilità, ipocrisia, carcere. E su luoghi comuni, etichette e stigma - tipo lettera scarlatta - che accomunano disabili e detenuti. I primi prigionieri di un corpo malato e ignorati come persone, i secondi prigionieri di un errore e di una gabbia-identità e anche loro marchiati per sempre e confusi con il loro reato, anche loro non più persone. Entrambi prigionieri di una società bugiarda e falsa che vede l'utile, il denaro e la funzione e non più la persona
lunedì 12 dicembre 2016
"Flusso di coscienza": nel teatro del carcere di Pescara
Per una riflessione comune su disabilità, ipocrisia, carcere. E su luoghi comuni, etichette e stigma - tipo lettera scarlatta - che accomunano disabili e detenuti. I primi prigionieri di un corpo malato e ignorati come persone, i secondi prigionieri di un errore e di una gabbia-identità e anche loro marchiati per sempre e confusi con il loro reato, anche loro non più persone. Entrambi prigionieri di una società bugiarda e falsa che vede l'utile, il denaro e la funzione e non più la persona
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