di francesco lo piccolo
Sono uno dei candidati alla nomina da parte del Consiglio regionale dell'Abruzzo del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Mi sono candidato perché mi è sembrato il giusto sbocco del mio percorso: giornalista, consulente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo per la “Carta di Milano”, membro della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Abruzzo, referente dei detenuti per i Radicali Abruzzo, volontario in carcere da otto anni, da quando venni invitato dalla direttrice dell’Istituto di Chieti Lucia Avvantaggiato ad aiutarla nell’organizzazione di un giornalino interno. Da allora il giornalino “Voci di dentro” è diventato una rivista ed è nata l’associazione Voci di dentro di cui sono presidente e che oggi è attiva con oltre 60 soci.
In questi anni ho imparato a conoscere i detenuti e a misurarmi con loro. Soprattutto ho visto che prima di essere autori di un reato sono persone. Persone la cui dignità non può mai essere calpestata e i cui diritti restano tali, inviolabili. Da qui l’idea e la spinta a cambiare il senso dell’attività del volontario: non solo un aiuto spirituale o materiale ma motore di un processo di responsabilizzazione e crescita delle persone detenute per un reale cambiamento. Da qui le battaglie dentro il carcere per i diritti dei detenuti e fuori per eliminare le condizioni che portano le persone in carcere con la costruzione di occasioni di lavoro, occasioni di studio e di conoscenza. Con la convinzione che fare il volontario in carcere significhi lavorare fuori oltre che dentro per evitare che il fuori sia occasione di mancato inserimento, occasione di devianza e marginalità. Per evitare la cosiddetta porta girevole. Non a caso l’associazione Voci di dentro ha istituito fuori dal carcere uno sportello legale per gli ex detenuti e uno sportello di aiuto nella ricerca del lavoro.
Aiuti concreti e realizzati. A titolo di esempio segnalo qui la bella storia di Tony in carcere a Chieti che grazie ai corsi interni di Voci di dentro è stato ammesso al lavoro esterno in articolo 21 prima presso l’associazione e successivamente presso un’industria. Un percorso andato a buon fine al punto che oggi Tony, che ha finito di pagare il suo debito con la giustizia, è libero, è assunto a tempo indeterminato, è padre di famiglia. Ma è solo un esempio. Il primo. Tanti altri i progetti andati a buon fine, tutti nel segno della responsabilizzazione. Come l’esperimento "La città" in corso nel carcere di Pescara: non più visite una tantum, non più corsi settimanali, ma attività quotidiane e costanti con il coinvolgimento di una trentina di detenuti e una quarantina di esterni tra volontari, ingegneri de L’Aquila, stagisti dell’Università D’Annunzio, per la trasformazione degli ambienti, e per la responsabilizzazione e crescita delle persone in una dinamica di relazione e scambio. Per rendere gli spazi il più possibile simili al mondo di fuori con area lavoro, area studio, area hobby e con l’intenzione di estendere questa città in miniatura fino al muro di cinta.
Ma è solo una tappa di un percorso, un percorso che parte dalla considerazione che tutte le persone hanno il diritto di essere trattate come persone. Per questo mi sono candidato a Garante dei detenuti. Per garantire i diritti che sono l’altra faccia dei doveri.
La nuova seduta di Consiglio per la votazione e la nomina dovrebbe tenersi il 1° settembre
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