di Leomax*
Chieti - Ricordo il primo giorno di scuola, avevo un grembiule nero con un colletto bianco e un fiocco azzurro ed ero molto contento, come lo era mia madre. Fino alla terza elementare andavo bene. Sapevo scrivere e il maestro era contento di me, anche perché sapeva che i miei genitori facevano molti sacrifici. Purtroppo conobbi due miei coetanei che facevano una vita differente dalla mia. Avevano soldi per la pizza, andavano al cinema, erano molto più liberi, e io ne rimasi affascinato e diventai loro amico.
Sembra la storia di Pinocchio, quando incontrò il gatto e la volpe. Dopo la scuola ci vedevamo e ricordo le discussioni con mia madre che non voleva. Ma non l’ascoltai perché per me erano qualcosa di inspiegabile. E così poco alla volta ho cominciato a trascurare la scuola, a compiere anche dei piccoli furti alla Standa: rubavo calzette, caramelle…
Un giorno per le mie troppe assenze da scuola i miei genitori vennero chiamati a un colloquio. Venne mia madre, poiché mio padre era al lavoro in fornace. Quando tornai a casa le botte che presi, le ricordo ancora oggi! Ma non smisi di frequentare i miei amici, era più forte di me. Passarono gli anni e incominciavo a preoccuparmi per l’esamino della quinta elementare; non studiavo più e mi vergognavo nei confronti del mio maestro e dei miei genitori. Il maestro era veramente un grande insegnante: si chiamava Scotti e già a quei tempi, in anticipo su tante cose, ci leggeva il giornale e commentava le cronache in classe. Ricordo che questa iniziativa di leggere il giornale in classe dopo tanti anni fu fatta da altri maestri. Non dimenticherò mai il mio maestro! Il giorno dell’esame mi venne anche a chiamare a casa, prendendomi per un orecchio. All’esame io portavo una maglietta gialla sotto il grembiule. Capitò che dopo tante altre domande uno dei maestri mi chiese di che colore è lo zolfo. io rimasi zitto, non lo sapevo,il mio maestro mi aiutò, indicandomi a gesti la maglietta che portavo addosso. E io fui promosso alla prima media.
Mia mamma ne rimase contenta, e pur sapendo che frequentavo brutte compagnie fece anche debiti per comprarmi i libri e iscrivermi alla prima media. Ma io ho frequentato la scuola soltanto per sei mesi affascinato da quel gatto da quella volpe. Povera mamma e povero papà: avevano tentato di tutto a far sì che cambiassi strada. Purtroppo doveva andare così: sarà stato: destino non lo so! Mi sono ritrovato all’Aquila, in una prigione scuola per minorenni, ho pianto ma era troppo tardi. E looro in carcere non vennero mai a trovarmi.
Per un po’, una volta tornato a casa, feci il bravo ragazzo. Avevo incominciato anche a fare qualche lavoro precario. Cosa sarà accaduto dopo lascio a voi ad immaginare.
*Leomax è lo pseudonimo di uno dei nostri collaboratori.
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