venerdì 19 febbraio 2021

Focolaio Covid anche nel carcere di Pescara

 

Focolaio Covid anche nel carcere di Pescara. In base ai tamponi effettuati tra i detenuti nei giorni scorsi, dai dati dell’Unità di Medicina penitenziaria della Asl di Pescara, sono risultati positivi 7 detenuti della seconda sezione giudiziaria. Sono stati isolati, come pure sono in isolamento tutti i detenuti della sezione. La preoccupazione è molta, evidentemente non sono bastate le misure messe in atto compreso lo smart working  di  gran parte del personale, educatori compresi.

Stabile al momento la situazione nel carcere di Chieti: sono positivi 51 detenuti, tutti - tranne due che sono stati ricoverati in ospedale - sono asintomatici o pauci asintomatici (raffreddore, un po’ di febbre, malessere vario).  Situazione stabile, ma sempre seria, in pratica è contagiato quasi tutto il carcere perché solo 9 (sempre in base ai dati di ieri comunicati a Voci di dentro dalla Asl Chieti-Lanciano-Vasto) sono negativi. Per quanto riguarda gli agenti, il dato dei giorni scorsi  (dieci positivi) è ridimensionato dall’Istituto di Madonna del Freddo: sarebbero solo cinque gli agenti positivi.

A Chieti e Pescara il clima tra i detenuti è comunque di apprensione: tranquilli, costretti ad abituarsi al peggio. Agenti e direzione stanno facendo il massimo pur essendo anche sotto organico. Nei giorni scorsi  sono anche cominciate le vaccinazioni del personale, innanzitutto gli agenti, spesso persone non giovanissime.

Voci di dentro ribadisce la necessità sempre più urgente di immadiata campagna di vaccinazione per tutti, volontari compresi, misure deflattive contro il sovraffollamento, la riduzione da parte della magistratura di ricorrere alla custodia cautelare se non in casi estremi, l’aumento da 45 giorni a 75 giorni del periodo di pena da ridurre ogni semestre per i detenuti che tengono una buona condotta, i domiciliari per persone malate e a rischio in caso di contagio da Covis, l’invio ai domiciliari di coloro sotto i 4 anni di pena.

martedì 9 febbraio 2021

Nel carcere di Chieti una decina di detenuti sono risultati positivi al virus

Focolaio di Covid nel carcere di Chieti, almeno dieci detenuti sono risultati positivi al virus. La notizia è di poche ore fa e arriva direttamente dai parenti di alcuni detenuti informati per telefono questa mattina. La preoccupazione è molta: la casa circondariale di Chieti è vecchia e fatiscente, ci sono celle anche da sei persone, alcune hanno ancora la turca. La promiscuità, l’impossibilità di mantenere le distanze stanno rischiando di mandare in tilt tutto l’istituto di Madonna del Freddo dove sono rinchiuse un centinaio di persone, molte delle quali malate. Nessuna notizia sullo stato di salute del personale, agenti, impiegati, personale della direzione. Una situazione preoccupante: non ci sono celle per la quarantena, non ci sono stanze dove mettere le persone risultate positive. Una delle ipotesi in via di definizione è lo spostamento di tutti i positivi nella sezione femminile . Al momento la direzione del carcere ha sospeso tutte le attività dei volontari (molto poche a dire il vero) che fino a sabato si tenevano unicamente via skype.

Il focolaio di Chieti e che fa seguito a tanti altri focolai scoppiati in questi ultimi giorni in diversi istituti di pena è frutto di una continua disattenzione e incapacità di tutto il sistema penale. Basti dire che nel carcere di Chieti, ma succede in tanti carceri in Italia, si continuano a portare in cella persone con una pena di pochi mesi o persone che devono scontare carcerazioni per reati compiuti anche dieci anni fa. Uno tra tanti il caso di un detenuto che è stato portato in carcere a Chieti per una pena di pochi mesi, si è fatto la quarantena, poi è stato messo fuori. E’ normale tutto ciò?. Per noi la risposta è no. E le conseguenze oggi si vedono: sovraffollamento, poca sicurezza, e adesso anche il contagio di una decina di persone… che potrebbero finire in ospedale e intasare ancora di più il sistema sanitario con ospedali ormai al completo.

Lo diciamo da sempre e e oggi a maggio ragione: occorre subito una via d’uscita da un luogo-ghetto che appare sempre più sbagliato, inutile e dannoso, addirittura come ha scritto anni fa Bobbio "la più efficace scuola del delitto: riproduce, non elimina, anzi moltiplica il male". Il carcere non deve essere al centro di ogni cosa, ci sono alternative come la messa alla prova, i lavori di pubblica utilità, i domiciliari. E nell'immediato per fronteggiare la pandemia tutte le persone con pene sotto i tre anni devono essere mandate a casa ai domiciliari, e a casa devono essere mandati tutti coloro che hanno più di settant'anni, tutti i malati, le donne (qualche migliaio dentro per reati spesso minori), le persone con dipendenze gravi, i bambini. Blocco degli automatismi ecc.