domenica 2 giugno 2019

Garante dei detenuti in Abruzzo, aperto il bando


Lettera del presidente di Voci di dentro Francesco Lo Piccolo, candidato a Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale


La Regione Abruzzo con determinazione dirigenziale n.43/APL/AIE del 8.5.2019 ha pubblicato l’avviso per la presentazione delle candidature alla carica di Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (il termine è fissato per martedì 4 giugno 2019, qui moduli FileAllegato A) - Formato OdtAllegato B) - formato odt , PDF iconAvviso).
E’ il secondo avviso dopo quello del 2015 (allora si proposero 17 persone), ma non si arrivò mai alla nomina a causa delle purtroppo consuete liti tra i partiti.

Questa volta dovrebbe andare in modo diverso: la Regione ha infatti stabilito che se dopo tre votazioni nessun candidato raggiunge il quorum richiesto (maggioranza dei due terzi dei voti favorevoli) potrà essere eletto Garante chi raggiungerà  la maggioranza assoluta dei voti: Forse la strada per far sì che entro l’anno anche l’Abruzzo – ultima Regione a non avere il Garante – possa mettersi in regola e nominare questa importante figura di garanzia per la popolazione detenuta.

Naturalmente, come già avevo fatto nel 2015, anche adesso presenterò la mia candidatura alla carica di Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Scelta d’obbligo, giusto sbocco del mio percorso: sono giornalista, sono stato consulente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo per la “Carta di Milano”, quindi membro della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Abruzzo, poi sono stato indicato anche referente dei detenuti per i Radicali Abruzzo. Ma soprattutto sono volontario in carcere da undici anni, fondatore dell’Associazione Voci di dentro, direttore del magazine Voci di dentro scritto dai detenuti di Chieti e Pescara, e promotore di diverse iniziative dentro il carcere e fuori per eliminare le condizioni che determinano situazione di disagio.

In tutti questi anni di impegno in questo campo ho imparato a conoscere i detenuti, a scoprire che spesso sono individui marginati e marginali: molti tra loro non hanno avuto chance, altri scientemente (chi più e chi meno) hanno compiuto scelte sbagliate e hanno fatto violenza, altri ancora o non sono stati capaci di vedere altre scelte, o non avevano che una sola scelta, o sono finiti nel circuito penale (sempre più invasivo) per un errore di un momento. Persone che hanno sì fatto soffrire, ma che a loro volta soffrono. Disuguali in un mondo ingiusto, governato oggi più di ieri da fanatismi e populismi, da un sistema sociale economico-finanziario che vede al primo posto l’utilitarismo, il profitto, il dominio, per apparire, avere, consumare. Etichettati e bloccati nello stereotipo del criminale, deumanizzati, vittime di una istituzione totale che nei fatti e a dispetto dei tanti propositi (art. 27 della Costituzione) li spoglia dei loro diritti, applicando sistemi infantilizzanti, deresponsabilizzandoli e rinchiudendoli tutti assieme (piccoli ladruncoli alle prime armi, mafiosi e camorristi, poveri e ricchi, stranieri, giovani e vecchi, malati e sani, dipendenti da sostanze, alcool, gioco, colletti bianchi, eccetera) in sezioni e celle molto spesso per 16 ore al giorno dove si ripropongono ancora le stesse dinamiche sociali del fuori (discriminazione, sopraffazione, violenza). Un luogo dove la vista si ferma a pochi metri dai loro occhi, dove per anni si relazionano solo tra loro e solo con persone che ordinano e dove la disparità di potere è regola. Infine dove rieducazione e attività risocializzanti sono solo parole a causa di una organizzazione-burocratizzazione che privilegia innanzitutto la sicurezza, il contenimento, la punizione fine a se stessa. Non a caso in media negli istituti penitenziari italiani ci sono un agente ogni due detenuti, mentre c’è un solo educatore ogni 60 detenuti.

Ma soprattutto sono convinto che la dignità di una persona non può mai essere calpestata e che i suoi diritti restano tali, inviolabili. 
Per questo mi ricandido a Garante in Abruzzo delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.

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