Lettera del presidente di Voci di dentro Francesco Lo Piccolo, candidato a Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale
La Regione Abruzzo con determinazione dirigenziale
n.43/APL/AIE del 8.5.2019 ha
pubblicato l’avviso per la presentazione delle candidature alla carica di
Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale
(il termine è fissato per martedì 4 giugno 2019, qui moduli Allegato A) - Formato Odt , Allegato B) - formato odt
, Avviso).
E’ il secondo avviso dopo quello del 2015 (allora si proposero 17 persone), ma non si arrivò mai alla nomina a causa delle purtroppo consuete liti tra i partiti.
E’ il secondo avviso dopo quello del 2015 (allora si proposero 17 persone), ma non si arrivò mai alla nomina a causa delle purtroppo consuete liti tra i partiti.
Questa volta dovrebbe andare in
modo diverso: la Regione ha infatti stabilito che se dopo tre votazioni nessun
candidato raggiunge il quorum richiesto (maggioranza dei due terzi dei voti
favorevoli) potrà essere eletto Garante chi raggiungerà la maggioranza assoluta dei voti: Forse la strada
per far sì che entro l’anno anche l’Abruzzo – ultima Regione a non avere il
Garante – possa mettersi in regola e nominare questa importante figura di
garanzia per la popolazione detenuta.
Naturalmente, come già avevo
fatto nel 2015, anche adesso presenterò la mia candidatura alla carica di
Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Scelta
d’obbligo, giusto sbocco del mio percorso: sono giornalista, sono stato consulente
dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo per la “Carta di Milano”, quindi membro
della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Abruzzo, poi sono stato indicato
anche referente dei detenuti per i Radicali Abruzzo. Ma soprattutto sono
volontario in carcere da undici anni, fondatore dell’Associazione Voci di
dentro, direttore del magazine Voci di dentro scritto dai detenuti di Chieti e
Pescara, e promotore di diverse iniziative dentro il carcere e fuori per
eliminare le condizioni che determinano situazione di disagio.
In tutti questi anni di impegno
in questo campo ho imparato a conoscere i detenuti, a scoprire che spesso sono individui
marginati e marginali: molti tra loro non hanno avuto chance, altri scientemente
(chi più e chi meno) hanno compiuto scelte sbagliate e hanno fatto violenza, altri
ancora o non sono stati capaci di vedere altre scelte, o non avevano che una
sola scelta, o sono finiti nel circuito penale (sempre più invasivo) per un
errore di un momento. Persone che hanno sì fatto soffrire, ma che a loro volta
soffrono. Disuguali in un mondo ingiusto, governato oggi più di ieri da
fanatismi e populismi, da un sistema sociale economico-finanziario che vede al
primo posto l’utilitarismo, il profitto, il dominio, per apparire, avere,
consumare. Etichettati e bloccati nello stereotipo del criminale, deumanizzati,
vittime di una istituzione totale che nei fatti e a dispetto dei tanti
propositi (art. 27 della Costituzione) li spoglia dei loro diritti, applicando
sistemi infantilizzanti, deresponsabilizzandoli e rinchiudendoli tutti assieme
(piccoli ladruncoli alle prime armi, mafiosi e camorristi, poveri e ricchi,
stranieri, giovani e vecchi, malati e sani, dipendenti da sostanze, alcool,
gioco, colletti bianchi, eccetera) in sezioni e celle molto spesso per 16 ore
al giorno dove si ripropongono ancora le stesse dinamiche sociali del fuori (discriminazione,
sopraffazione, violenza). Un luogo dove la vista si ferma a pochi metri dai
loro occhi, dove per anni si relazionano solo tra loro e solo con persone che
ordinano e dove la disparità di potere è regola. Infine dove rieducazione e
attività risocializzanti sono solo parole a causa di una organizzazione-burocratizzazione
che privilegia innanzitutto la sicurezza, il contenimento, la punizione fine a
se stessa. Non a caso in media negli istituti penitenziari italiani ci sono un
agente ogni due detenuti, mentre c’è un solo educatore ogni 60 detenuti.
Ma soprattutto sono convinto che
la dignità di una persona non può mai essere calpestata e che i suoi diritti
restano tali, inviolabili.
Per questo mi ricandido a Garante in Abruzzo delle
persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
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