Storie, volti, emozioni e nuovi propositi alla prima
assemblea convention di Voci di dentro. Sabato 31 gennaio 2015 nell’auditorium
di Palazzo de’ Mayo a Chieti i vecchi e nuovi soci si sono dati appuntamento
per fare il punto sulle attività e continuare a solcare quel cammino tracciato
nel 2008, quando la Onlus ha cominciato a muovere i primi passi.
All’assemblea, introdotta dalla vicepresidente della
Onlus, Silvia Civitarese, è riuscito a partecipare anche un detenuto del
carcere di Pescara in permesso, Luigi Zea: suo l’intervento che ha dato più
spunti di riflessione nell’arco della mattinata.
Presenti in platea anche Alessio Di Carlo della
Giunta di Radicali Italiani, Daniela Basti - per quasi vent’anni insegnante
alla Casa di Reclusione romana di Rebibbia, i soci e i partecipanti al corso di
volontariato penitenziario organizzato dall’associazione e che hanno ritirato
gli attestati, i tirocinanti della Facoltà di Psicologia dell’università
d’Annunzio.
Tante le attività maturate all’interno di Voci di
dentro nel corso degli anni e illustrate a tutti i presenti nel corso della
mattinata: la pubblicazione periodica della rivista nata nel carcere di Chieti
“Voci di dentro”, l’istituzione di una cooperativa di lavoro, la partecipazione
a progetti di mobilità internazionale e a bandi regionali, i convegni pubblici,
le attività all’interno della Casa di Betlemme- Comunità Papa Giovanni Paolo XXIII,
gli sportelli esterni (aiuto legale e ricerca lavoro), fino a “La città”.
Quest’ultima è un progetto già approvato dal carcere di Pescara dove tutte le
mattine si recano i volontari di Voci di dentro e che mira, attraverso un
ventaglio di proposte e attività (laboratori artigianali, redazione, spazio
socialità, area studio, museo e area dibattiti), a rendere più simile a una
città la struttura carcere.
Sulla rivista, fiore al’occhiello dell’associazione,
Silvia Civitarese ha spiegato che prima
la produzione degli articoli era soltanto interna, poi la stessa si è evoluta
ed è diventata un momento di condivisione di ideali e valori. “L’associazione
ha lavorato dall’interno sempre mirando a fuori e ci siamo resi conto che tante
delle nostre attività dovevano essere impostate all'emancipazione e
all’inserimento esterno” ha sintetizzato.
“In questi otto anni di attività abbiamo imparato a
capire come funziona il carcere e sappiamo come non funziona il carcere” ha
esordito il presidente di Voci, Francesco Lo Piccolo. “Il carcere è una realtà
ferma da centocinquant’anni - ha
proseguito- ovvero già dalla nascita,
un luogo contraddittorio che si fa vedere e si nasconde allo stesso
tempo . Ci entrano psicologi, preti, volontari, ma se poi andiamo a vedere il
carcere rimane lì, immutato nonostante i tentativi di riformarlo, l'unica cosa
che resta è il dominio che si esercita dentro e anche fuori”. Lo dimostra anche
il caso di un detenuto che si è visto curare alcune carie ai denti in una sala del carcere simile a quella di un barbiere e
che in poco più di un mese ha perso i denti.
Fabio Ferrante, tesoriere di Voci di dentro, ha
tracciato una breve storia economica dell'associazione , passata negli anni
attraverso l’autofinanziamento dei soci, gli aiuti esterni, i progetti e gli
eventi di beneficenza, prospettando per il futuro la partecipazione a nuovi
bandi europei e all’attivazione di progetti di fundraising.
Poi le presentazioni dello sportello lavoro da parte
delle volontarie Rossella Capuano, Athena
D’Orazio e Caterina Ianniello: il servizio di orientamento e reinserimento
lavorativo per gli ex detenuti partito lo scorso ottobre. “La ricerca del
lavoro - hanno sottolineato Athena e Rossella- è una difficoltà già per noi
giovani senza essere etichettati, pensate agli ex detenuti che nella società si
trovano già marchiati. Noi cerchiamo di supportarli, orientarli e motivarli”.
Il passo imminente sarà richiedere l’accreditamento dello Sportello di Voci di
dentro alla Regione Abruzzo.
Per Luigi Zea sabato era il primo permesso di due giorni
dopo 11 anni in carcere. Da Pescara ha
scelto di trascorrere tre ore del suo desiderato weekend con la famiglia
all’assemblea di Voci di dentro per testimoniare il suo processo di
cambiamento.
“ Ho 56 anni, ho fatto più di venti anni di carcere,
ma in questi ultimi ho preso una decisione definitiva. Mi sono trovato dentro a un bidone pieno di
m…a fino al collo, ho fatto soffrire molte persone e ho capito che potevo fare
a meno di quegli errori – ha raccontato - Cambiare alla mia età è stata la più
grande sfida che potessi affrontare. La mia pena finirà nel 2016: quando sarò fuori non avrò un lavoro, il
futuro dovrò crearlo con le mie mani. Io non so fare quasi niente ma con il mio
compagno di cella, Osman , un giorno mi è venuta l'idea di creare una
cooperativa”. Da quel giorno Luigi va avanti in funzione del mio obiettivo.
“Questo mi dà la forza di credere nel mio cambiamento. Tutti i detenuti fanno
parte della società non sono né il primo né in mezzo e né l'ultimo gradino”.
Più diritti fuori, più diritti dentro, perché è solo aumentando i diritti che si possono
cambiare le cose, non negandoli. E’ questa la sfida che Voci di dentro lancia alla società
civile, a chi pensa che ‘dentro si sta bene’ a chi dice che ‘se l’è meritato’.
Si ha sempre più la percezione che questa voglia di
punizione si estenda dal carcere alla società,
che anche fuori dunque, si stia entrando in un carcere. Sarà dura, ma Voci di Dentro è motivata a sostenere
un cambiamento della cultura: far accettare un diritto, come quello al lavoro
ad esempio, anche per chi - secondo un
senso comune ovviamente sbagliato - dritti non dovrebbe averne.
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