Si chiama "La Città" il nuovo progetto di Voci di dentro. Nasce dal lavoro e dall'esperienza maturata in questi anni di vita dell'associazione.
LA CITTA’
La filosofia del progetto è
quella di aiutare il detenuto nel processo di responsabilizzazione perché
autonomamente possa intraprendere un percorso di cambiamento, e favorire al
massimo il suo processo di inserimento nella società. Vogliamo farlo attraverso
la costruzione di un percorso fatto di studio e lavoro e crescita culturale
dedicato all’eliminazione della subcultura del mondo delinquenziale, subcultura
che a ben vedere continua anche all’interno dell’istituzione carcere nonostante
il lavoro di educatori e agenti. Fino ad oggi abbiamo operato in due momenti
distinti ovvero 1) con le attività della nostra associazione e con la
realizzazione di una redazione e il giornale “Voci di dentro”, 2) con
l’attività della cooperativa sociale Alfachi specializzata nella
dematerializzazione ed archiviazione in formato digitale di atti e documenti
(cooperativa nata dentro Voci di dentro) . L’idea nuova è quella di unire i due
ambiti e farli convergere verso lo stesso percorso.
Questo percorso nasce e si
sviluppa nel carcere attraverso “la città”, ovvero uno spazio il più possibile
simile a quello che è fuori e cioè uno spazio fatto di servizi (scuole, centri
sociali, biblioteche, librerie, negozi, cinema, chiese, fabbriche, aziende …) e
dove responsabilmente in base a regole condivise e riconosciute da tutti
ciascuno fa la sua parte.
Modalità progettuale
Il progetto prevede la
realizzazione di uno spazio lavoro, uno spazio studio-formazione, uno spazio
sociale-culturale, uno spazio studio creativo individuale, uno spazio
hobby-svago. Cinque aree (tutte di formazione e recupero di valori) all’interno
delle quali i detenuti, nei limiti imposti dalla sicurezza e secondo tempi e
modalità concordate con l’amministrazione penitenziaria, potranno accedere e
muoversi liberamente. Inizialmente mezza giornata, ma l’intento è di usare
questo spazio tutta la giornata così da poter rendere effettivo l’articolo 6
dell’ordinamento penitenziario (Legge 26 luglio 1975 n. 354) che distingue chiaramente la cella per il
pernottamento dai locali per le attività.
Spazi che noi intendiamo come
luoghi veri di proprietà dei cittadini detenuti, dunque strutture al loro
servizio, beni comuni dove si attua un bene comune. Luoghi da loro diretti e
governati dove i detenuti poco alla volta si
riappropriano del sapere, della conoscenza, dei valori che non hanno avuto.
Delle regole. Attivi e non passivi. E inevitabilmente, luoghi che cambiano
anche i volontari: non più attori che si muovono
individualmente guidati da una personale motivazione, ma persone partecipi di un processo collettivo. Certo ognuno
porterà se stesso (impossibile non essere se stessi), ma in un confronto
continuo, in una verifica continua sapendo bene che “se non li rendiamo liberi,
se non sono “liberi”, i lavoretti che impareranno li dentro, fuori non
serviranno più”.
Un processo che trasforma i
detenuti: non più allievi, ma cittadini responsabili, lavoratori, studenti, sindaci,
sindacalisti…
In particolare:
spazio lavoro: in questa area intendiamo la lavorazione vera e
propria, nel nostro caso l’attività di digitalizzazione della cooperativa
Alfachi o altre attività sempre a cura della cooperativa Alfachi. In
questo spazio i detenuti sono
direttamente a contatto con il lavoro, vengono retribuiti, hanno obblighi e
doveri in tutto e per tutto identici a quelli di qualunque lavoratore che sono
il rispetto degli orari e della regola e dove si impara l’impegno, la
fatica…con il risultato di aver poi creato qualcosa.
spazio studio-formazione: qui intendiamo quello che nella società
libera viene inteso come l’istituzione scolastica. Nostro proposito è quello di
mettere in piedi uno o più corsi (in linea di massima pensiamo a corsi di
italiano, lingua, scrittura creativa, informatica) tutti finalizzati alla formazione dei
detenuti allievi offrendo a loro quelle conoscenze di base e/o avanzate che in
alcuni casi sono una concausa del loro disagio sociale. Ma non solo: alla
formazione di base si cercherà di affiancare anche quella professionale con
corsi dedicati all'insegnamento di nozioni basilari e tecniche pratiche per
dare la possibilità di "imparare un mestiere" tentando di mettere in
collegamento il momento formativo e il mondo del lavoro.
spazio sociale-culturale: è l’attività base dell’associazione Voci
di dentro, l’attività che ha permesso la nascita della nostra rivista. In
questo spazio si discute, di progetta, si realizza il magazine e il foglio
settimanale di Voci di dentro. E’ un momento di lavoro collettivo finalizzato
alla realizzazione di un prodotto, è il confronto tra persone.
spazio studio creativo individuale: in una sala open space
organizzata in più aree separate da moduli: pensiamo di organizzare un’area
computer per la scrittura, un’area montaggio video, una sala lettura e studio.
spazio hobby-svago: è l’area che prevediamo di attrezzare con una
tv con videoteca, una tavolo per giochi di società (scacchi, dama).
In sostanza ipotizziamo di
organizzare il percorso ne la città allo stesso modo di come è organizzata la
vita nella società libera e cioè con un’offerta che appunto comprenda scuola,
studio, lavoro e svago e che incoraggi la cooperazione, la relazione positiva,
la serenità mentale. Concretamente immaginiamo che il detenuto impieghi il suo
tempo abituandosi ai ritmi e alle regole della società libera: ci sarà ad
esempio chi lavorerà presso la cooperativa e poi avrà un momento di relazione
sociale e di svago; oppure ci sarà chi si inserirà nella formazione e poi
accederà all’area sociale e successivamente a quella di svago ed infine chi
dedicherà il suo tempo all’impegno sociale con le attività redazionali
dell’associazione Voci di dentro per poi passare all’area sociale e a quella di
svago. Questo dal lunedì al venerdì. Nelle giornate del sabato e della
domenica, ove e quando possibile, si prevede inoltre
l’incontro e il confronto: in sintesi si prevedono momenti di incontro con la
realtà esterna attraverso convegni culturali su temi di rilevanza sociale,
proiezione di film, dibattiti.
Le forze in campo
L’organizzazione e le attività
sono seguite passo-passo da volontari ed esperti di Voci di dentro. Ciascuno
nell’ambito delle proprie specificità (docenti, psicologi,
sociologi,informatici, tutor) promuoverà conoscenza, seguirà le dinamiche di
gruppo, favorirà le acquisizioni di competenze, assisterà i soggetti più
fragili. Tutto questo per tentare di ricostruire relazioni sociali sulla base
di valori e regole positive favorendo giorno dopo giorno un processo che porti
il detenuto all’autonomia, alla responsabilizzazione nell’ambito del gruppo,
alla consapevolezza del sé perché col tempo diventi capace di vedere se stesso prima e dopo. Le forze che mettiamo in campo appunto volontari, docenti,
psicologi, sociologi, informatici, personale della cooperativa, imprenditori…
sono dunque la società civile.
L’attività esterna
In conclusione, un insieme di
momenti che concorrono tutti allo stesso obiettivo: immettere nella società
persone responsabili e per le quali sono attivi i presidi esterni operativi e
accessibili dopo la pena ma anche durante il periodo di carcerazione. Presidi che
sono:
-
accoglimento in associazione per attività di volontariato,
-
lavoro nella redazione esterna di Voci di dentro,
-
supporto con sportello lavoro e sportello
legale,
-
attività lavorative presso il laboratorio
esterno di Alfachi,
-
borse lavoro,
-
lo studio con iscrizione negli istituti statali
(scuole medie, superiori, università).
Tutto questo con un unico
obiettivo: responsabilizzare e reinserire nella società
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