(da Il centro) CHIETI. C’era chi a malapena parlava in italiano, chi non sapeva manovrare un mouse, chi non aveva mai visto un pc in oltre 20 anni di vita. Otto mesi dopo, dieci detenuti della casa circondariale di Chieti, tutti fra i 20 e i 30 anni, hanno ottenuto il diploma da grafico impaginatore partecipando ai corsi del progetto Petra (Percorsi di transizione al lavoro), finanziato dalla Regione con 142 mila euro di fondi europei. Da settembre a maggio ogni mattina otto insegnanti hanno formato i dieci corsisti su sistemi operativi, montaggio video, grafica: tutti hanno acquisito competenze utili da spendere una volta scontata la pena. Finita la prima fase di lezioni in aula, da due mesi sette di loro hanno la possibilità di lavorare, con un compenso di 600 euro al mese, in sei aziende della provincia di Chieti che hanno accettato i tirocinanti per un anno.
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Si tratta della cooperativa Cer, del Centro solidarietà Iapa (Incontro ascolto e prima accoglienza), della Recoopera, della Caritas, di Teate servizi e della cooperativa Goccia. Ieri, nel carcere di Madonna del Freddo diretto da Giuseppina Ruggero, il presidente della onlus Voci di dentro, Francesco Lo Piccolo, ha presentato i risultati del corso da 400 ore promosso dall’ente di formazione Focus srl, dagli enti d’ambito locale di Chieti e Francavilla-Foro-Alento, dalle Cna, dalle agenzie formative Radar e Smile oltre che dalla stessa associazione.
I detenuti che hanno ottenuto la qualifica sono Diego Buta, Joan Damiv, Ciro Monacella, Vincenzo Tammaro, Giuseppe Civitelli, Karim Soltane, Cristian Di Marzio, Gianguglielmo Bisegn e Fabrizio Saporito. Pur intimiditi da telecamere e taccuini, tutti hanno mostrato entusiasmo per i risultati raggiunti: «Ringrazio tutti quelli che hanno dato vita al corso», commenta Tammaro, «nemmeno fuori da qui l’avremmo mai fatto». Gli fa eco Damir, che per la fine dei corsi si è dipinto una t-shirt con il suo ritratto e la scritta «grafico impaginatore»: «L’impegno che abbiamo messo nel corso ci ha fatto dimenticare cose brutte». Per l’occasione una delegazione di stranieri da Lituania, Slovenia e Turchia ha fatto visita al carcere di Chieti per conoscere buone pratiche per dare occasioni ai detenuti. «Segno», commenta la direttrice Ruggero, «che le carceri italiane non sono solo sovraffollamento, ma anche un esempio positivo. La sicurezza dei cittadini si costruisce anche dando possibilità alle persone. Il mondo di fuori è ancora troppo chiuso: noi cerchiamo di affievolire il pregiudizio». (f.r.)
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