venerdì 13 agosto 2010

Ferragosto in carcere

di Ivano Placido 
(Pescara) - Alle 9 puntuali davanti il cancello di via S. Donato eravamo in 5: l'on Giovanni Bachelet accompagnato dall'avv. Fabio Nieddu, garante dei detenuti del Comune di Pescara; Maria Rosaria La Morgia con un operatore per un servizio per la Rai ed io. L'iniziativa "Ferragosto in carcere" è alla seconda edizione, è stata lanciata dai Radicali a cui hanno aderito anche altri e si svolge nei giorni 13-14 e 15 Agosto.
Oggi, oltre a Pescara, il sen Giovanni Legnini è stato in visita al carcere di Vasto e l’on. Antonio Razzi sarebbe dovuto andare a Chieti, ma la mancanza della direttrice assente per ferie lo ha impedito (ce l'ha detto il direttore di Pescara che tiene la direzione anche di Chieti in questo periodo). Domenica 15 alcuni consiglieri del Comune di Pescara faranno visita al carcere cittadino. All'arrivo la telecamera non è stata autorizzata ad entrare nel carcere per cui dopo una breve presentazione la Morgia ha provveduto a fare una intervista all'on Bachelet ed all'avv. Nieddu per poi andar via per altri impegni.
Nell'incontro iniziale il direttore, dott. Franco Pettinelli, ci ha consegnato il questionario già riempito ed ha dato una infarinatura generale della realtà del carcere di Pescara, sia sulla composizione della popolazione carceraria sia per la componente del personale (guardie, educatori, personale sanitario…).
La visita si è protratta per oltre 2 ore, sempre accompagnati dal direttore, il quale ci ha permesso di incontrare i detenuti scambiarci qualche parola, sia nelle sezioni sia nelle aree comuni. Ha illustrato tutti i reparti e le zone del carcere: matricola, magazzino, sopravitto, centrale operativa video-sorveglianza, colloqui, sale avvocati e magistrato, il parco automezzi, la scuola, il teatro, la biblioteca, le cucine, l'infermeria, i cortili, le sezioni… Per ultimo il padiglione dei collaboratori di giustizia.
Il direttore con toni e modi molto semplici e poco formali, ha tenuto molto a far vedere e spiegare i progetti ed il lavoro dell'area trattamentale. Gli orti, il teatro, la scuola, l'ambulatorio medico con servizio odontoiatrico e di fisioterapia, la manutenzione e le ristrutturazioni a costo zero realizzate dai detenuti con la collaborazione della Scuola edile, i laboratori per la panificazione, la pasticceria che saranno realizzati in collaborazione con una Coop. Infine ci ha portato al grande capannone, pronto a brevissimo, dove conta di aprire due attività produttive: un opificio per realizzare scarpe anti-infortunistiche da commercializzare all'interno del circuito carcerario nazionale ed un centro di sistamento rifiuti. Ci sono già dei contatti con privati per avviare queste attività.
Non è mancata una parte di discussione sull'ordinamento carcerario, sui tagli ai budjet, al personale ecc. Circa la normativa, l'on Bachelet ha chiesto al direttore di mandargli le sue idee per migliorare la legislazione attuale. Ad esempio per la parte rieducativa degli extra-comunitari che attualmente a fine pena vengono espulsi, con buona pace dell'investimento (anche economico) per il loro reinserimento. Ad esempio il caso di un cittadino venezuelano diventato un apprezzato parrucchiere: tra poco finirà il suo debito con la giustizia e sarà riaccompagnato nel suo paese, mentre dove lavora vorrebbero non farlo andar via.
Nel presentare il carcere il dott. Pettinelli ha ribadito l'elemento del sovraffollamento (209 detenuti contro una capacità di 160), il numero molto ridotto di agenti di custodia, ma anche l'estrema capacità di mediazione e comprensione degli agenti che permette di avere un clima disteso a fronte degli oggettivi problemi.
La popolazione carceraria ha pene per reati quasi tutti legati alle sostanze stupefacenti ed al giro di usura che in qualche modo rientra tra i reati connessi alla droga per via delle ingenti somme di denaro fa girare.
Uno dei problemi evidenziati per i detenuti tossicodipendenti è stato il completo disinteresse delle comunità terapeutiche per i non italiani in quanto non sono previsti rimbori per questi soggetti. L'esito è che queste persone non godono degli stessi benefici degli italiani e non esiste altro oltre il carcere. Per quanto riguarda la composizione etnica degli internati molti sono rom della grossa comunità presente a Pescara, poi ci sono diversi albanesi con reati di sfruttamento della prostituzione, mentre nella sezione dei collaboratori di giustizia ci sono 22 persone anche con lunge condanne solo attenuate dalla collaborazione. Comunque il regime carcerario per loro sembra meno duro per via del minore affollamento.
Per le strutture e gli apparati ci sono i soliti problemi di bilancio per cui la radiologia dell’infermeria è chiusa per la vetustà delle macchine, i cortili per le ore d'aria sono angusti, tutti pavimentati in cemento e senza copertura. Se ci fosse una superficie che attutisca i traumi, si potrebbero disputare dei tornei di calcetto, attualmente sospesi perché a rischio e fonte di molti ricoveri ospedalieri.
Durante il giro il direttore è stato avvicinato da un giovane detenuto con in mano una copia di Voci di Dentro per mostrare con orgoglio il pezzo pubblicato.


da Ristretti Orizzonti "Le “cronache”, da tutta Italia, sul primo giorno di visite alle carceri"

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