Comunicato stampa sulla strage nelle carceri a firma di Sbarre di Zucchero,
Nessuno Tocchi Caino, Voci di dentro, Diritti umani dei detenuti calpestati da
uno stato assente, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Ristretti
Orizzonti. Di fronte a numeri così impressionanti - 65 suicidi dall’inizio
dell’anno, uno ogni 4 giorni - denunciamo la disumanità di un sistema che non
riesce ad avere attenzione e cura degli esseri umani che gli sono affidati. Il
carcere non può essere una sorta di pattumiera dove gettare tutti assieme
malati, disagiati, disoccupati, emarginati, stranieri, dipendenti da sostanze,
giovani vittime di chi li ha trasformati in manovali della criminalità per i
suoi profitti. In undici punti le nostre richieste.
Prime adesioni:
Associazione (R) esistenza Anticamorra, Movimento madri doppiamente disperate,
Associazione Loscarcere OdV, Happy Bridge Odv, Associazione Recidiva Zero,
Associazione il Viandante, Associazione Il Coraggio, Gioco di squadra OdV,
Folsom Prison Blues, Comitato Riforma Giustizia.
altre adesioni al 28/09/2022: ARCI sezione carcere, gruppo Fb "Dalla parte dei detenuti" , Conferenza Regionale Volontariato Giustizia del Friuli Venezia Giulia, Il Carcere Possibile Onlus
altre adesioni al 30 settembre: Organizzazione di volontariato penitenziario nazionale CRIVOP ITALIA ODV
Per nuove adesioni scrivere a: sbarredizucchero@gmail.com
COMUNICATO STAMPA
Mai più una/uno di meno
Non si ferma la strage nelle carceri
italiane. Dall’inizio dell’anno, in questi 8 mesi e 25 giorni, 65 persone si
sono uccise nelle loro celle: 16 avevano tra i 20 e i 37 anni, 8 avevano oltre
cinquant’anni, tra loro quattro donne. Una persona ogni 4 giorni ha infilato la
testa attorno a un cappio o ha inalato il gas del fornellino. Nel solo mese di
agosto una persona si è suicidata ogni due giorni. Morti di solitudine, paura,
disperazione, angoscia. Perché senza speranza. Morti di galera.
Persone diventate vittime di un sistema
carcere mantenuto in piedi, nonostante i suoi risultati spesso fallimentari, da
chi non vuole vedere e da chi non sa gestire il disagio con i giusti
strumenti di una società civile, che dovrebbero essere innanzitutto medici,
educatori, insegnanti. E poi con politiche per l’inclusione e per l’inserimento
sociale e lavorativo. Morti di galera (certo sappiamo bene che non tutte le
carceri sono uguali, ma il dolore è tanto ovunque, e anche la solitudine, e la
scarsa attenzione per gli affetti delle persone detenute). Morti in una galera
dove con la morte e la sofferenza si convive giorno dopo giorno.
Per questo motivo ci facciamo portavoce delle
compagne e dei compagni di queste 65 persone che si sono tolte la vita e delle
persone che soffrono nelle carceri italiane, bollenti in estate e gelide in
inverno, dove è pesante il degrado reso ancor più insopportabile dal
sovraffollamento, e denunciamo la disumanità di un sistema che non riesce ad
avere attenzione e cura degli esseri umani che gli sono affidati.
Chiediamo oggi con forza, come del resto
lo facciamo da tanto tempo, che la società non si volti dall’altra parte (non
tutta ma tanta parte lo fa) e che si renda conto che, suicidio dopo suicidio,
si sta reintroducendo di fatto la pena di morte cancellata con l’entrata in
vigore della Costituzione italiana il 1 gennaio 1948. Allo stesso tempo
chiediamo che sia finalmente applicato l’articolo 27 della Costituzione al
secondo e al terzo comma dove si afferma che “l’imputato non è
considerato colpevole sino alla condanna definitiva e che le pene non possono
consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato”.
Vogliamo che il dolore che queste 65
persone hanno manifestato rinunciando alla propria vita sia
finalmente ascoltato e sia messa fine a questa strage, che può terminare quando
il carcere cesserà di essere una sorta di pattumiera dove gettare tutti assieme
malati, disagiati, disoccupati, emarginati, stranieri, dipendenti da sostanze,
giovani vittime di chi li ha trasformati in manovali della criminalità per i
suoi profitti.
Chiediamo innanzitutto
• che si combatta in tutti i modi
l’isolamento del sistema carcere, favorendo sempre di più l’ingresso negli
istituti della società civile;
• che le donne in carcere siano
rispettate e non schiacciate in un sistema e una organizzazione prettamente
maschili;
• che diventi realtà l’affermazione
che nessuna mamma con bambino deve più stare in cella; lo si è detto troppe
volte, è ora di tradurlo in pratica;
• che sia agevolata l’organizzazione
di corsi e laboratori gestiti dalle associazioni di volontariato, e la vita
delle carceri non finisca alle tre del pomeriggio, come succede ancora in
moltissimi istituti;
• che il sistema sanitario prenda in
carico davvero le persone e le curi come meritano tutti gli esseri umani, e che
ci si ricordi sempre che chi è malato gravemente non deve stare in carcere;
• che vengano aumentate le ore di
colloqui settimanali e liberalizzate le telefonate come accade in molti paesi
d’Europa, con telefonini personali per ciascun detenuto abilitati a chiamare
parenti e avvocati: non si tratta di un lusso, ma di un po’ di umanità e di
rispetto della sofferenza, anche quella delle famiglie;
• che vengano assunti in misura
adeguata operatori, come psicologi ed educatori, che oggi sono del tutto
insufficienti;
• che venga depenalizzato il consumo
di sostanze stupefacenti, perché la legge attuale sulle droghe porta spesso in
carcere persone che non ci dovrebbero stare;
• che venga posto un limite all’uso
della custodia cautelare - un vero e proprio abuso visto che l’Italia è il
quinto Paese dell’Unione Europea con il più alto tasso di detenuti in custodia
cautelare, il 31%, ovvero un detenuto ogni tre;
• che venga rispettato lo stesso
Ordinamento penitenziario, che a più di quarant’anni dalla sua emanazione è
ancora in parte inapplicato, come ad esempio là dove parla di Consigli di aiuto
sociale, che dovrebbero occuparsi del reinserimento delle persone detenute
nella società e non sono mai stati istituiti;
• che vengano sviluppati e
rafforzati programmi per il reinserimento delle persone che escono dal carcere
con le misure di comunità, che poi sono l’unico modo vero per porre un freno
alla recidiva.
Potremmo continuare all’infinito, perché
tante sono le richieste e altrettanti sono i diritti continuamente violati.
Alla base di tutto restano però dei
principi di civiltà: la sicurezza si raggiunge facendo prevenzione, la
prevenzione si fa migliorando la qualità di vita nelle carceri.
La strage di quest’anno deve cessare. Mai più una/uno di meno.
Sbarre di zucchero, Nessuno Tocchi Caino, Voci di dentro, Diritti umani dei detenuti calpestati da uno stato assente, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Ristretti Orizzonti
Per adesioni scrivere a: sbarredizucchero@gmail.com