domenica 25 ottobre 2020
sabato 10 ottobre 2020
il numero di ottobre di Voci di dentro
E' uscito il numero di ottobre di Voci di dentro (clicca e sfoglia tutta la rivista)
L’EDITORIALELa violenza (dal caso George Floyd, a Willy, a Maria Paola e Ciro) è di nuovo uno
dei temi di questo numero di Voci di dentro, come sempre scritto da persone in
stato di detenzione, volontari, amici. Ne parliamo nella prima parte della
rivista e l’abbiamo rappresentata in copertina con l’immagine - rielaborata da
Stefano D’Ettorre - del manifesto che pubblicizzava la Mostra della Rivoluzione
fascista che si tenne al Palazzo delle
Esposizioni di Roma dal 28 ottobre 1932 al 28 ottobre 1934.
Il manifesto
di quella mostra, evento celebrativo della presa del potere del fascismo, ci è
sembrato perfetto per rappresentare questi nostri tempi dove al dialogo, alla
parola e alla ragione si è sostituito (o forse è sempre stato così) il corpo-trincea, il suo potenziamento, il
culto dello scontro, della sopraffazione, della violenza del corpo sul corpo
dell’altro, su quello che è identificato come il disobbediente, il nemico, lo
straniero, lo “strano” direbbe Remo Rapino a leggere il suo magico “Bonfiglio
Liborio”.
Quei volti
statuari che abbiamo messo in copertina sono il simbolo perfetto del razzismo,
del classismo e del sessismo, dispositivi di dominio e di profitto raggiunti,
oggi come ieri, con la violenza, la costrizione, il terrore.
Quei volti
rappresentano il potere, il potere di
dominare, quello che poi spinge degli uomini - in divisa o meno - a picchiare e
torturare, come è avvenuto ad esempio nella caserma dei Carabinieri di Piacenza
e in alcune carceri italiane, anche durante le proteste di marzo e aprile
scoppiate dopo le improvvise e non condivise restrizioni ai colloqui con i
familiari. Avvenimenti, questi ultimi,
che continuano ad essere ignorati. Come ignorate, perché considerate
vite di scarto, sono le vite di tanti uomini in stato di disagio nei confronti
dei quali ci sono ministri che non ritengono neppure necessario dare risposta.
Temi che affrontiamo in altre sezioni della rivista e negli articoli che
abbiamo caratterizzato col titolo “le mani sulla verità” e dove parliamo tra
l’altro di Covid, coprifuoco e disuguaglianze.
In questo
numero alcune pagine sono dedicate a Franco Basaglia, al medico che guardava
l’uomo, che combatté contro quelle misure che portavano il malato a sentirsi
isolato, umiliato, anonimo e che abolì i manicomi “nei quali, come in
carcere, viene tolta la dignità”. Infine
nella parte centrale troverete il fascicolo “In carta libera”, progetto
finanziato dalla Regione Abruzzo-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Chiude il
giornale una riflessione legata alla
condanna alla pena di trent’anni decisa dai giudici nei confronti di un giovane
per omicidio. Parlando della vittima, la nostra Federica scrive:
“Mi viene da dubitare che lui avrebbe voluto essere “ripagato” in questo modo.
Qualcosa mi suggerisce che avrebbe perdonato, che avrebbe fatto un gesto di
riparazione, che avrebbe tentato il dialogo, la comprensione… Forse, chissà.
Non vi è gioia nella pena ma solo una profonda tristezza”.
E conclude con un augurio che
facciamo nostro: “Mi auguro che la classe politica tenga un po’ più conto delle linee d’ombra che segnano le strade del
nostro paese, che gli amministratori permettano di illuminare la vita sociale,
che i rappresentanti non lascino covare l’odio, il rancore, ma che operino
attraverso un concreto fare e praticare la civiltà”. (Francesco Lo Piccolo)