tag:blogger.com,1999:blog-72242909403837180962024-03-16T02:12:24.326+01:00Voci di dentro*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.comBlogger307125tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-70994183406118417892024-03-06T14:43:00.011+01:002024-03-12T17:41:57.257+01:00Passa a vocididentro.it<p style="text-align: center;"><b style="font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; text-align: left; white-space-collapse: preserve;"><span style="color: #cc0000;">PASSA AL SITO : </span></b></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; text-align: left; white-space-collapse: preserve;"><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><i><a href="http://www.vocididentro.it">www.vocididentro.it</a></i></span></span></p><p style="text-align: center;"><b style="font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; text-align: left; white-space-collapse: preserve;"><span style="color: #cc0000;">Si esce in veste rinnovata. </span></b><b style="font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"><span style="color: #cc0000;">Essere ostinati e contrari. </span></b><b style="font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"><span style="color: #cc0000;">Sempre. </span></b><b style="font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"><span style="color: #cc0000;">Dare voce a chi non ce l’ha. </span></b><b style="font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; text-align: left; white-space-collapse: preserve;"><span style="color: #cc0000;">Questa è Voci di dentro</span></b></p><p style="text-align: left;"><br /></p><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"><div style="background-color: white; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"></div></blockquote><div style="background-color: white; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; text-align: left; white-space-collapse: preserve;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR9-9U4KudXmXgCge8A6NYjCZFpiqkNfquSuB0LcX37WhgWRmD2jhYKw80C_lMwf-LWB7pG7qs_f94zO4Omlh7EXs3fSSEmZSCf8AuAdpsKQ0O2ZVioxAM2Wa8zDqNTPSy4_VU6yqat9nNRkmn14p57oRa_EOPlmqQGhDfaVOSH-pvHbqts0CwLNnaWhGh/s1600/WhatsApp%20Image%202024-03-01%20at%2018.55.21.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="562" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR9-9U4KudXmXgCge8A6NYjCZFpiqkNfquSuB0LcX37WhgWRmD2jhYKw80C_lMwf-LWB7pG7qs_f94zO4Omlh7EXs3fSSEmZSCf8AuAdpsKQ0O2ZVioxAM2Wa8zDqNTPSy4_VU6yqat9nNRkmn14p57oRa_EOPlmqQGhDfaVOSH-pvHbqts0CwLNnaWhGh/s320/WhatsApp%20Image%202024-03-01%20at%2018.55.21.jpeg" width="112" /></a></div><span style="background-color: transparent;"> L</span><span style="color: #050505;">'associazione Voci di dentro si presenta in rete con un nuovo sito. (</span><span style="color: #050505;"><a class="x1i10hfl xjbqb8w x1ejq31n xd10rxx x1sy0etr x17r0tee x972fbf xcfux6l x1qhh985 xm0m39n x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1fey0fg" href="http://www.vocididentro.it/?fbclid=IwAR1Hr2_qSAVrX8NZjHaH5UiBJQFfxmgXqGKc8xqCAISExJQ5V1pTZ_ABdtw" rel="nofollow" role="link" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; background-color: transparent; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; font-family: inherit; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration-line: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0" target="_blank">www.vocididentro.it</a></span><span style="color: #050505;">). Una nuova veste per conoscere in un colpo d'occhio chi siamo e cosa facciamo. Dalle attività dell'associazione alle notizie, dai comunicati agli approfondimenti e sempre in direzione contraria (come quella R scritta in senso opposto nel nostro logo) per dare voce a chi non ha voce, per i diritti di tutti e non di pochi, per una giustizia non di parte. E per una informazione </span><span style="color: #050505;"><a style="color: #385898; cursor: pointer; font-family: inherit;" tabindex="-1"></a></span><span style="color: #050505;">libera, in opposizione a un sistema mediatico che manipola la realtà e ne produce una nuova e falsa attraverso stereotipi, luoghi comuni, razzismo. Sul nuovo sito anche tutti i numeri di VOCI DI DENTRO (rivista-libro) in PDF, tutti leggibili e scaricabili gratuitamente. <br /></span></div>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-1807980416412934902024-01-02T18:55:00.004+01:002024-01-02T18:55:52.297+01:00Amore e 41-bis. Una lucida follia?<p> </p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Amo un uomo che, dopo tre decenni al 41-bis, avrebbe il diritto di trovare una strada per tornare alla vita, per spendere nel mondo, tra gli altri, le conoscenze che tanti anni di sepoltura gli hanno dato.</i></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">"Amo un fantasma". Mi è
stato suggerito di partire da questo titolo per scrivere della mia esperienza.
Lo guardo - il titolo- e le labbra mi si increspano in un sorriso. Avete mai
sentito parlare di un fantasma che deve stare attento al colesterolo? No?
Neppure io. E quindi penso all'amore mio che, quando io scrivo "male",
mi risponde subito "non piagnucolare". Perché "amo un
fantasma" in realtà mi riporta alla casa di mia madre, così vuota dopo che
mio padre morì, e alle lettere di lei che trovai nascoste perché non si
potevano imbucare, mentre le mie vanno di là del mare e -se arrivano nel
cimitero dei vivi- è in mano ad un uomo che arrivano, sebbene aperte, già
lette, passate per molte mani... Fantasma qui è la responsabilità di chi
dovrebbe prevedere il diritto all'affettività, al coltivare rapporti sani e
invece nega colloqui, si impone come mastodontico apparato con tempi da lemure
e il cervello di una medusa...<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Parlando
di fantasmi, mi capita di parlare con quelli dei due grandi giudici che
pensarono il “carcere duro”, il 41-bis. Un dialogo in cui mi capita di dire:
"ma vi rendete conto di cosa hanno fatto del vostro lavoro? Un sistema per
annullare l'uomo! Dovreste andare a parlare di notte all'orecchio dei vostri
colleghi e dirglielo di avere il vostro coraggio di stravolgere tutto, guardare
in faccia ciò che accade!". Saranno deliri di chi apparecchia per uno e
dorme da solo in attesa che qualcosa cambi? </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFMbt8vTxjFFTZdhfyyap5ni_IXjgIA85grKDp0uZAyVmDGr2aIRIRrqn9IA2c8lu2uQ8AHBxSkMPx6RChBPsp51NWpCefQLwxKUEVFgzGxlkQlg3rS-TOBpZ4bl3zSVP-Wdoo7kPu75vcEmEUXn8NdIxZKScjqUU65Q05uDNqQq9P2JL88sb6xsoYe7q1/s1996/131820179-6f03ad82-621e-45fc-bf66-344cec946baa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="998" data-original-width="1996" height="325" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFMbt8vTxjFFTZdhfyyap5ni_IXjgIA85grKDp0uZAyVmDGr2aIRIRrqn9IA2c8lu2uQ8AHBxSkMPx6RChBPsp51NWpCefQLwxKUEVFgzGxlkQlg3rS-TOBpZ4bl3zSVP-Wdoo7kPu75vcEmEUXn8NdIxZKScjqUU65Q05uDNqQq9P2JL88sb6xsoYe7q1/w649-h325/131820179-6f03ad82-621e-45fc-bf66-344cec946baa.jpg" width="649" /></a></div><br /><span></span><p></p><a name='more'></a><p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ogni missiva comincia con la
dicitura "dal regime persecutorio - sistema di tortura" - non ci
stanno fantasmi la, mostri nemmeno, solo uomini a cui è stato rubato persino il
pensiero di un futuro e sono stati sepolti nel cemento per essere eternamente
pericolosi a priori, secondo alcuni perché sono mafiosi e "un mafioso
smette di esserlo quando muore perché può uccidere solo con un gesto degli
occhi". A costoro mi verrebbe voglia di dire: "e ne sei sicuro? Ci
sei andato a parlare? Hai visto come vivono? Hai visto come perde il senno e la
salute chi senza più nulla sta nel nulla ad aspettare che sopraggiunga
qualcosa, fosse anche la morte?". L'amore ti arriva -hanno detto- come un
fulmine che fa stramazzare al suolo. È vero e non è vero, perché il mio ha
avuto bisogno di tempo per capire che con "un fantasma" ci si può
stare anche se non ci stai. A vent'anni forse non ci sarei riuscita. Troppo
forte la spinta di fare cose usuali per un uomo e una donna, come mettere su
famiglia o semplicemente appropriarsi della carne, del respiro dell'altro per
sentire di averlo accanto.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma - scusate
il francesismo- ho mangiato abbastanza merda e ho preso abbastanza botte per
capire chi vale davvero e decidere di tenermelo anche se per ora sono i nostri
inchiostri a rincorrersi, farsi dialogo, offrirsi carezze, baci e quel
sostegno, quel rispetto, che altrove non ho trovato. Pensare che ci siamo
evitati per anni perché fa paura pensare di amare qualcuno che non puoi vivere,
non puoi stringere, con cui non puoi fare nulla se qualcun altro, molti altri,
non ti autorizzano. Altro sorriso: penso all'amica che quindici anni fa mi
diceva "sembri una medium. Parli con gente che non c'è". Intanto lei
è morta davvero e noi siamo ancora qua a dialogare oltre la distanza e le
condanne, i muri e i pregiudizi, l'assenza di speranza imposta da una
situazione che più che giustizia mette in atto vendetta e piace tanto alla
politica e a quel popolino che si ciba del sangue del capro espiatorio di turno
in un paese che rifiuta di guardare al suo passato e metabolizzarlo, si rifiuta
di farlo proprio, e deve dare a qualcuno la colpa facendone un cattivo per
sempre. E niente, forse ci vuole un'inclinazione al viaggio, all'avventura, per
amare "un fantasma". Di sicuro ci vuole la tenerezza e il piede di
porco, la spranga e uno zaino capiente e il coraggio di mettersi a nudo
togliendo ben più che i vestiti. Se in molti riescono a non pensarci riempiendo
le giornate di impegni e cose da fare, per noi due le grandi domande sono
sempre presenti: "chi siamo? Dove stiamo andando? A cosa serve?
".<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>No, non amo un fantasma. Amo un
uomo che, dopo tre decenni al 41-bis, avrebbe il diritto di trovare una strada
per tornare alla vita, per spendere nel mondo, tra gli altri, le conoscenze che
tanti anni di sepoltura gli hanno dato. E sono in molti coloro che potrebbero
diventare "fari che permettono ad altri di non finire sugli stessi scogli
su cui loro sono andati a sbattere". Al mio fantasma che si definisce
diversamente vivo, viene imposto però di mettere un altro al proprio posto, di
attuare una "collaborazione" come se dire chi fosse con te quando hai
fatto qualcosa di sbagliato ti sollevasse dalle tue responsabilità facendole ricadere
sull'altro e attuasse quel pentimento che sappiamo tutti essere fatto
interiore. E se lui avesse ragione quando afferma di non essere mai stato
quello di certe narrazioni stampate nero su bianco e gridate dai fogliacci che
delle vittime e dei carnefici fanno solo svendita? Ci siamo trovati, io e lui,
come due bimbi che dopo un cenno di saluto, cominciano a giocare assieme e
giocando a parlare e parlando a capire e capendo ad amare. Ci incontriamo nei
sogni e la nostra casa è di carta ma siamo più vicini di tanti che dividono il
letto ed il resto, ciò non impedisce di ospitare chi arriva a bussare in cerca
di riparo da tempeste o solitudine, che viva il nostro dramma o altri o
semplicemente voleva un caffè. L'hanno capito gli amici che con infinita
delicatezza, nell'assenza, vedono una coppia come tante, due che si vogliono
proprio bene. Io gli presto i miei occhi per vedere fuori e ricordarsi che è al
mondo, lui è il mio porto sicuro e si assicura che al mondo mi resti voglia di
starci. Abbiamo imparato a volare più in alto delle aquile e degli aerei e a
scendere a profondità impensabili e ancora cerchiamo un sentiero per uscire dal
labirinto che altri uomini hanno creato e assomiglia tanto a luoghi che gli
uomini avevano giurato non sarebbero mai più esistiti, quelli dove i corpi si
fanno cenere nei forni e certe ragioni diventano il torto più grande. Non so se
l'ho detto bene, so solo che gli voglio bene, anzi di più, molto molto di più.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Giovanna Darko*<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>*Il nome di fantasia scelto dall’autrice
è dovuto all’esigenza di tutelare la privacy dei familiari, persone che loro
malgrado pagano il prezzo dello stigma<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Pubblicato nel numero 49 della rivista Voci di dentro</i></p>claudio bottanhttp://www.blogger.com/profile/01102280728521871078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-57113309351230277542023-12-01T16:49:00.001+01:002023-12-01T16:49:34.194+01:00Lettera al ministro dal carcere di Viterbo<blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><p style="text-align: left;"><i>Pubblichiamo una lettera che alcuni detenuti del reparto Alta Sicurezza della casa circondariale di Viterbo hanno inviato al ministro della Giustizia in data 16 luglio e successivamente all'agenzia ANSA e poi a Radio Radicale. Nella lettera vengono fatti presenti i problemi che i detenuti vivono giornalmente e che sembrano non essere di interesse. A distanza di molti mesi infatti ai detenuti non è arrivata nessuna risposta da parte dello stresso ministro.</i></p></blockquote></blockquote></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"><p class="MsoNoSpacing" style="text-align: left;"> Egr. Sig. Ministro
della Giustizia Dott. Ca<span style="text-align: right;">rlo Nordio</span> </p></blockquote><p> Le scriviamo questa lettera aperta perché vediamo che riuscite solo a fare “chiacchiere a vuoto”, oppure “molto fumo e poco arrosto” per quanto riguarda la giustizia!</p><p>Voi parlate di “riforme” (?) che riguardano soprattutto problemi generici, mentre non fate minimamente riferimento o apportate modifiche ai problemi reali, giornalieri che vivono, negli istituti penitenziari, i detenuti. Alcuni esempi, che crediamo, siano già a Lei noti:</p><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheYGJwmsSzQWhuJuQ_N6oA94rV1qSHmwhkuLJF-j1f-2uuaEwO14UjyOIx-ol-ixLxO9h9xyfmCbCk9kVFM5Z-sOrQxOx8eiQEHMxkl-w7TMaR36-DsO-_mFxed9KM_R6yC6D-XGFkHLBYtLurQHAWDCFrQFNjTCcyOOVUvr5IMQp0RPeQvFSr5Dj_5urm/s930/vit.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline !important; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="930" data-original-width="753" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheYGJwmsSzQWhuJuQ_N6oA94rV1qSHmwhkuLJF-j1f-2uuaEwO14UjyOIx-ol-ixLxO9h9xyfmCbCk9kVFM5Z-sOrQxOx8eiQEHMxkl-w7TMaR36-DsO-_mFxed9KM_R6yC6D-XGFkHLBYtLurQHAWDCFrQFNjTCcyOOVUvr5IMQp0RPeQvFSr5Dj_5urm/s320/vit.JPG" width="259" /></a>1. Negli istituti penitenziari presenti su tutto il territorio nazionale sono disponibili circa 51.500 posti, di cui sono inagibili, dati resi pubblici da statistiche ministeriali e riprese da associazioni che si interessano del problema delle carceri (associazione Antigone, associazione Nessuno tocchi Caino ed altre) 4.000, per cui la disponibilità effettiva è di circa 47.500 posti. La popolazione detenuta, ad oggi, è di circa 56.500, quindi circa 10.000 detenuti in più, pari al 119%. <br /><br /><span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>2. Molti istituti penitenziari sono obsoleti, infatti la maggior parte costruiti tra il 1970 e 2000 circa, escludendo alcuni che risalgono addirittura a 2-3 secoli fa; hanno dei cubicoli che risultano accatastati per ospitare al massimo 1 persona, e lei credo ne è a conoscenza, mentre in ogni stanza di pernottamento siamo in due, con una superficie disponibile, calpestabile, inferiore ai famosi 3 mq a persona, per cui si configura tortura, definiti dalla condanna (una delle tante) avute dall’Italia, da parte della Corte Europea di Strasburgo, nella sentenza dell’8 gennaio 2013 (cosiddetta Torreggiani)!</p><p>3. Ci sono alcune norme in vigore le quali recitano che i detenuti che vivono in due nei cubicoli abbiano diritto ad un indennizzo o in denaro pari ad € 8,00 giornaliere, oppure una anticipazione del fine pena, pari ad 1 giorno ogni 10 trascorsi in queste condizioni, però tutto questo non accade quasi mai; infatti sempre da statistiche pubbliche, le richieste risarcitorie (sia in denaro che minore detenzione) accettate da parte dei Magistrati di sorveglianza, non superano il 50% di quelle presentate; la domanda sorge spontanea: lo Stato può non osservare le leggi che egli stesso promulga?</p><p>4. Le stanze di pernottamento negli istituti costruiti fino agli anni 2000 sono sprovvisti di acqua calda, di doccia (esiste solo un vano doccia per quattro persone in ogni sezione che deve servire circa 50 detenuti). La sala dove si fa socialità è sprovvista di bagno!</p><p>5. Diversi detenuti hanno un fine pena al di sotto dei due anni e, nonostante le norme lo prevedano, non riescono ad usufruire dei benefici spettanti.</p><p>6. I detenuti definitivi devono presentare ogni richiesta al Magistrato di sorveglianza che dovrebbe conoscere tutte le problematiche che assillano gli istituti di loro competenza ma, ci chiediamo: quanti magistrati sono realmente venuti a vedere, visitare realmente un istituto? Questa domanda nasce dal fatto che quasi tutte le richieste inviate al Magistrato di sorveglianza, sia per il riconoscimento della Torreggiani, sia per la richiesta di permessi premio, sia per altri benefici previsti per legge, vengono rispettate con motivi veramente futili.</p><p>6. Le norme in vigore dicono che il carcere è l’ultima ratio dove deve esserci una rieducazione (art. 27 Cost.) per far sì che il detenuto, una volta terminata la condanna, torni ad essere un cittadino nuovo, che non torni a commettere nuovamente gli errori commessi in precedenza e che cammini su una retta via.</p><p>7. Negli istituti di pena cosa viene fatto affinché non trascorrano la maggior parte del loro tempo oziando? Possibilità di lavoro vengono cercate affinché i detenuti si sentano utili, siano persone attive e non essere solo un peso morto, un semplice numero?</p><p>8. Lo Stato spende ogni anno alcuni miliardi (circa 3) per gli istituti penitenziari e non ha alcun ritorno; allora non sarebbe meglio se a dirigere gli istituti ci fossero dei manager, vedasi il libro scritto da alcuni professori universitari di Roma, oppure da laureati in giurisprudenza con un corso di manager, in modo che gli istituti diventino un ricavo e non un mero costo per lo Stato?</p><p>9. I magistrati di sorveglianza, soprattutto per la vivibilità nelle stanze di pernottamento, dicono che hanno le piantine dei cubicoli e che i detenuti hanno a disposizione, cada 1 più di tre metri; allora sorge sempre spontanea la domanda: chi bleffa, il Magistrato o lo Stato che ha accatastato gli istituti?</p><p>10. I magistrati di sorveglianza, davanti a richieste di permessi premio non danno peso al percorso che il detenuto effettua nell’istituto (come prevedono diverse sentenze di Cassazione), ma si basano solo su quanto scritto sulla condanna, anche se il detenuto è in carcere da molti anni e non ha contrasto con il proprio passato.</p><p>11. Il periodo Covid, 3 anni infernali per i detenuti; in vari istituti ci sono stati diversi focolai, anche se il problema si è cercato di minimizzarlo; però mentre i cittadini “liberi” hanno ricevuto delle agevolazioni, i detenuti sono stati dimenticati, perché sono coloro che hanno sbagliato, devono pagare e non hanno diritto a nulla! Non sono anche loro cittadini? Oppure ci sono cittadini di “serie A e di serie B”? Si parlava di qualche beneficio, limitato, ai tre anni di “pandemia” ma come dicevamo all’inizio, solo chiacchiere a vuoto! Nascondendovi dietro a frasi simili a questa: “stanno pagando per gli errori commessi”; perché dare benefici a coloro che stanno scontando il loro debito con la società?</p><p>12. Le telefonate con la famiglia: si è passati da 3/4 telefonate settimanali, durante il Covid, a sole 2 al mese (legge 354/1975 O.P.), eppure la campagna “una telefonata salva la vita” non è servita a nulla? Gli 83 suicidi avvenuti nel 2022 e quest’anno siamo già a 35 a Giugno, non hanno insegnato nulla? Eppure il DAP, nella circolare del 26/09/2022 ha ribadito l’importanza del rapporto detenuto/famiglia, lasciando ampia discrezionalità ai direttori degli istituti, di andare anche oltre gli artt. 37 e 39 O.P. Reg. Esec; invece cosa succede, si preferisce tornare a 50 anni fa!</p><p>13. Infine, ma i problemi sono tantissimi, perché non pensare di voler fare un’amnistia generalizzata di 2/3 anni (l’ultima è avvenuta nell’Agosto 2006) così che i detenuti con pene brevi possono tornare alla libertà, liberare diversi posti, diminuire il sovraffollamento, diminuire i costi per il mantenimento dei detenuti? Un funzionario dello stato, al momento dell’arresto di un noto latitante gli ha detto: “Noi ti togliamo la libertà, non la dignità!” oggi il detenuto ha perso solo la libertà oppure lo stato gli ha tolto anche la dignità, viste le condizioni in cui vive? A noi sembra tutte e due, anzi di più la seconda! Il comportamento dello stato non è disumano?</p><p>Chiediamo scusa in questa lettera, ma sono solo alcuni spunti che vengono fuori vivendo la realtà dal di “dentro”! Speriamo che avrà qualche minuto per leggerla, per “sentire” le problematiche che si vivono in un istituto penitenziario.</p><p>Alcuni detenuti Reparto Alta Sicurezza C.C, di Viterbo</p><p>Viterbo, 16/07/2023</p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-178503797908977592023-11-28T20:51:00.000+01:002023-11-28T20:51:15.391+01:00Menti nere<p></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></p><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Dal “decreto rave” al “pacchetto giustizia” </span><span style="text-align: justify;">(che di giusto ha ben poco),</span></div><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">passando per il “decreto Caivano</span><b style="font-weight: bold; text-align: justify;">”</b><b> </b></div><p></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><b>FRANCESCA DE CAROLIS (<a href="https://www.laltrariva.net/menti-nere/" target="_blank">L'altra riva</a>)</b></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>A scorrere gli ultimi
provvedimenti del governo… ritornano come un’ossessione soffocante e buia, che
meglio mi sembra non potrebbero rappresentarli, le immagini delle Carceri
d’invenzione di Piranesi…<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Avete presente? E se non le avete
presente andate a cercarle. Sceglietene una, a vostro piacimento, e guardatela
a lungo, che ci vuole del tempo per scorrerne tutti i dettagli… Ma state
attenti, che prima ancora di riuscire ad abbracciarne gli spazi, distinguere le
ombre dai brani di luce, coglierne i tratti nascosti, le suggestioni soffiate…
prima ancora di trovare un percorso, di capirne il senso per orientarsi… si rischia
di venire risucchiati oltre che da un senso tremendo di claustrofobia, da una vertigine
di disperante impossibilità. Prima ancora di riuscire a decidere se proprio di prigione
si tratti o di brani di mondo definitivamente condannati alla rovina. O tutte e
due le cose insieme. Che a questo punto, a conoscere le prigioni nostrane, e a considerare
il pensiero carcerocentrico che guida le scelte di chi ci governa, è proprio ciò che oggi è.<span></span></p><a name='more'></a><p></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8WHiQ4rHxC7LROoQN1JtQbcjTlU8dfOI4YzJ5p2eLCZsSsnXu1nNWER1Y-lpsH8Q6xnBIBm2zVZk0WiJp4EJMAePaCgfbsRHX05TsGJR-hDBywzMoWzq0yjZYN8cahFp5WNTyQwPqfA8XDVlV_89W567w86pUPpeNNTUzGzVovAq81Owrc38yaM7R9G7K/s512/piranesi-carceri.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="420" data-original-width="512" height="186" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8WHiQ4rHxC7LROoQN1JtQbcjTlU8dfOI4YzJ5p2eLCZsSsnXu1nNWER1Y-lpsH8Q6xnBIBm2zVZk0WiJp4EJMAePaCgfbsRHX05TsGJR-hDBywzMoWzq0yjZYN8cahFp5WNTyQwPqfA8XDVlV_89W567w86pUPpeNNTUzGzVovAq81Owrc38yaM7R9G7K/w230-h186/piranesi-carceri.jpg" width="230" /></a></div><b><br />Dal “decreto rave” al
“pacchetto giustizia”, che di giusto ed equo ha ben poco, passando per il
“decreto Caivano”, è tutto un fiorire di nuovi reati, chiaro intento di repressione
dei conflitti sociali, con pene sempre più pesanti che hanno un solo nome: carcere.</b>
E carcere senza via d’uscita, in violazione anche di principi che finora si è cercato
di rispettare, se i cancelli di quell’orrore che sono i Cpr si apriranno anche
per i minorenni, e non c’è pietà per le mamme con bambini, anche quando appena
nati…<p></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>Mentre si arriva a
“criminalizzare la sofferenza in carcere”.</b> Come giustamente scrive l’avvocato
Conte, legale dei parenti di Vincenzo Cacace, fra i detenuti vittime della mattanza
dell’aprile di tre anni fa nel carcere di Santa Maria Capua Vetere… E come diversamente
dire se arrivano pene addirittura per la “battitura” (che è pacifica contestazione
da parte dei detenuti realizzata battendo, appunto, le stoviglie contro la porta
della cella) insieme non solo a un aumento di pene per chi organizza rivolte,
ma pene addirittura per “resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini”.
Mentre si pensa di modificare il reato di tortura… che il potere deve avere
mani libere…<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>Riguardando le tavole di
Giambattista Piranesi… Sì</b>, il carcere, minaccia buia tanto sbandierata in
nome di una ancora più oscura sicurezza, è proprio tutto lì. In rovine di pietre
spaccate, intreccio di tunnel e sale nere, e brevi, inarrivabili squarci di
cielo. Il carcere è nella vertigine di quegli equilibri instabili, nelle volte
che sembra stiano per cadere, nel dedalo di scalini e varchi, nelle scale che
portano al nulla, che si spezzano sul vuoto… esattamente come
l’essenza del nostro sistema carcerario.</p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Il paradosso di prigioni dagli
spazi immensi che fanno paura, e li senti prigione psicologica più che fisica.
Ma l’una rimanda all’altra, come all’una e all’altra rimanda anche solo
scorrere l’intrico delle norme appena partorite, brandite come grida di
manzoniana memoria, che evocano luoghi di impossibile fuga.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>E interrogandomi su questo
parallelo di cui non riesco a liberarmi, incappo ne “La mente nera di
Piranesi”, </b>un saggio (uno dei più interessanti, leggo, sull’argomento) scritto
da Marguerite Yourcenar. Le tavole delle “Carceri d’invenzione”, si sostiene, nacquero
da “un eccesso di febbre”, insomma da un momento di delirio di Piranesi ma,
sottolinea la Yourcenar, bisogna capire che si intende per delirio, convinta
che lo stato indotto dalle febbri non ha aperto le porte alla confusione
mentale, ma “a un regno interiore pericolosamente più vasto di quello in cui
era vissuto fino a quel momento”, un regno “dominato dall’angoscia
claustrofobica dello spazio prigioniero”.</p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Misteriose macchine, ruote coperte
di chiodi, pali anneriti che suggeriscono torture, grappoli di catene, scale
tronche… e le figure umane da scovare piccolissime, schiacciate da spazi
spaesanti che sono enormi e sono il nulla…<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">La mente nera del Piranesi,
dunque, saggio della Yourcenar… E mai definizione sembra più ficcante oggi… la
mente nera di chi va avanti sulla strada del panpenalismo, in spregio a quanto
da tempo ormai indicano studi e riflessioni di chi il carcere ben lo conosce,
ne conosce le vessazioni umilianti e degradanti, vere e proprie pene corporali,
che pure la legge non prevede, accanto a costrizioni psicologiche, che
l’individuo annullano.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Alcuni studiosi di quelle tavole
del Piranesi ne hanno messo in luce anche l’aspetto di denuncia, denuncia
contro l’inquisizione soprattutto. Ed è denuncia che anche oggi non riesco a
non leggere…<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>Ma anche affacciandosi fuori,
guardandosi intorno…</b> Riandando al Piranesi delle storiche vedute, ancora
una riflessione della Yourcenar, che dall’artista sembra sia proprio stata
incantata, che ne parla come immagine di rovine che non evocano tanto antichi
fasti, quanto caducità e morte… Non vi sembra ben si attaglino come sfondo al
paese che stiamo diventando? Un paese ossessionato da chi “rubacchia borsellini nel metro”, dove le forze
dell’ordine potranno girare armate anche fuori servizio, insofferente alle
contestazioni, alle parole e al confronto con liberi pensieri…</p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><o:p></o:p></p><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-55853056519926307852023-11-27T17:55:00.004+01:002023-11-27T17:58:09.817+01:00Etica del giornalismo. <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV_q24GWXs0hbAO5DrXfhZ_RNPOM1974jw9XBZ7K9BJJNQdhNV-TiMIKq6yWIvTbL2eRFy95RUVGq9bIBmatVGCQKEmg4p5l3R3CiPxfYeCyDExv3ZKDNUdZxRIMvz3EfEoJHKDgqWCOmOdhcIMhQ6U3OiQMfldEBKPA8Ho0IezO-Roain06CmbIvgpuBU/s720/404990527_10223723703827190_3768833991616788340_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="720" height="147" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV_q24GWXs0hbAO5DrXfhZ_RNPOM1974jw9XBZ7K9BJJNQdhNV-TiMIKq6yWIvTbL2eRFy95RUVGq9bIBmatVGCQKEmg4p5l3R3CiPxfYeCyDExv3ZKDNUdZxRIMvz3EfEoJHKDgqWCOmOdhcIMhQ6U3OiQMfldEBKPA8Ho0IezO-Roain06CmbIvgpuBU/w196-h147/404990527_10223723703827190_3768833991616788340_n.jpg" width="196" /></a> Etica del giornalismo. Primo incontro del ciclo organizzato da Voci di dentro con Eric Salerno. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiJaoZUfVktzqfbiwB3aBXn3Yf_H6j4GiIkZYc5j_WZd6HtHJ4j0OscwjGa61nM9Qp8HXan8kTYCuiOq0zorq3sNTnJqXfGsDIDfj4dqpuPmVFnZK7xPpQ1P8RFR9tIFEHkapH8xPVj0uFmjmjfzqT8fRUdIaeF7hk8XfU_zbpDztTb5DTTTPRvkAiYmXp/s4896/Museo%20Barbella%20(10).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3672" data-original-width="4896" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiJaoZUfVktzqfbiwB3aBXn3Yf_H6j4GiIkZYc5j_WZd6HtHJ4j0OscwjGa61nM9Qp8HXan8kTYCuiOq0zorq3sNTnJqXfGsDIDfj4dqpuPmVFnZK7xPpQ1P8RFR9tIFEHkapH8xPVj0uFmjmjfzqT8fRUdIaeF7hk8XfU_zbpDztTb5DTTTPRvkAiYmXp/w177-h133/Museo%20Barbella%20(10).JPG" width="177" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAUY4K9j-10UM8cCK0CzRb4iDGyKfZD4YCSSrwUe80PpaRPSNaEoj6Tu9TXlyM5Cw0pxsz71_KeXmFZ7oeKUZozbFLjG1FwEsOYjnPAYvKD4c_xjXEBnMINE4n4MO6G3qVazflozZK341XyPEyAQGG66Ddhh2d6w8Qc6MmlN_h6w_mmGPRKOWP_K5eaxye/s4896/Museo%20Barbella%20(26).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4896" data-original-width="3672" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAUY4K9j-10UM8cCK0CzRb4iDGyKfZD4YCSSrwUe80PpaRPSNaEoj6Tu9TXlyM5Cw0pxsz71_KeXmFZ7oeKUZozbFLjG1FwEsOYjnPAYvKD4c_xjXEBnMINE4n4MO6G3qVazflozZK341XyPEyAQGG66Ddhh2d6w8Qc6MmlN_h6w_mmGPRKOWP_K5eaxye/w200-h266/Museo%20Barbella%20(26).JPG" width="200" /></a></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8OKxawGYFU4jvD6xkjfGjzRDHbUgqtoRDChGFtXym5JbYOMK3_I4-CF-kpEWIH9VjrQsORgTN_aX-qdOea2aoQ-kgsxokOta637AMb54QzYyfp9JNrzKFBDK7BTCvI_8fooQ-_SQa17UDFVIwZ8Emg7-MRuESD_yKfIqEuMyEul-Ttucy6eXPzE1Gn8uc/s1600/etica.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1560" height="178" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8OKxawGYFU4jvD6xkjfGjzRDHbUgqtoRDChGFtXym5JbYOMK3_I4-CF-kpEWIH9VjrQsORgTN_aX-qdOea2aoQ-kgsxokOta637AMb54QzYyfp9JNrzKFBDK7BTCvI_8fooQ-_SQa17UDFVIwZ8Emg7-MRuESD_yKfIqEuMyEul-Ttucy6eXPzE1Gn8uc/w174-h178/etica.jpeg" width="174" /></a>Tra gli ospiti il sindaco di Chieti Diego Ferrara<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDJKGpXR7PwXgYBroszPSUnBOgtYkoSgi8407mbqa87lJr9T1OFcIkPgfrOsN4fMTRX9INp4kAOc4BjXrz-StW5-iiaTVgCpe55oPEBey2vS0LvTalKTaDxSYyw3rYF4GkdiAKeNPABtYj3_P3jUaAiFsVwqBFALAxhgAGbmXlTPDyjlD50O_kLhkBZVBl/s4896/Museo%20Barbella%20(14).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3672" data-original-width="4896" height="169" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDJKGpXR7PwXgYBroszPSUnBOgtYkoSgi8407mbqa87lJr9T1OFcIkPgfrOsN4fMTRX9INp4kAOc4BjXrz-StW5-iiaTVgCpe55oPEBey2vS0LvTalKTaDxSYyw3rYF4GkdiAKeNPABtYj3_P3jUaAiFsVwqBFALAxhgAGbmXlTPDyjlD50O_kLhkBZVBl/w225-h169/Museo%20Barbella%20(14).JPG" width="225" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4f4nV7q8yEw9sJtv5tr6pIXIOx6lS1fR2eabrDJf6QqWy8LBZxQjq5Ch959AuQmEOXPOD8gugnNSJtbxm5JU5z8e0Ca9m3KxaZmACgmJcy8gvkmp_cr_ak3e80rc-OJL9e6NJqj3sWpzr_10UGNCoAq3ffUHcJIyEufKsFl3s9KeiEbEnEaubx2OJlE-_/s4896/Museo%20Barbella%20(4).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3672" data-original-width="4896" height="152" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4f4nV7q8yEw9sJtv5tr6pIXIOx6lS1fR2eabrDJf6QqWy8LBZxQjq5Ch959AuQmEOXPOD8gugnNSJtbxm5JU5z8e0Ca9m3KxaZmACgmJcy8gvkmp_cr_ak3e80rc-OJL9e6NJqj3sWpzr_10UGNCoAq3ffUHcJIyEufKsFl3s9KeiEbEnEaubx2OJlE-_/w202-h152/Museo%20Barbella%20(4).JPG" width="202" /></a></div></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div></div><br />Foto Mariella Artizzu<br /><br /><br /><br /><br /> <p></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-36455367903091163822023-11-22T10:28:00.003+01:002023-11-22T10:57:00.027+01:00Più carcere, meno diritti, meno democrazia<p><b style="text-align: center;"><span style="color: red;">Comunicato di <i>Voci di dentro Odv</i></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’Associazione Voci di dentro
esprime grande contrarietà all’ennesimo <i>pacchetto di misure per la sicurezza</i>
approvato dal Consiglio dei ministri perché completamente contrario allo stato
di diritto ed esemplificativo di una visione e di una politica reazionaria.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Formalmente c’è un governo e un
parlamento, in realtà c’è una politica che ha occupato governo e parlamento e
che, sottratta da ogni vincolo o limite, è diventata politica di polizia
abolendo di fatto il potere legislativo e la separazione dei poteri e
rinunciando a risolvere contraddizioni e conflitti sociali.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Voci di dentro ritiene che
l’inasprimento delle pene come ad esempio portare fino a 8 anni il reato di
evasione (prima era fino a tre anni) e l’introduzione di nuove fattispecie di
reato<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>come la resistenza passiva all’esecuzione
di ordini <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che diventa “rivolta in
istituto penitenziario” (art. 415 bis c.p.) punita anche questa con pene fino a
8 anni, non siano in alcun modo la via per ridurre conflittualità e violenze e
dare sicurezza. Al contrario, che siano totalmente in contrasto con il
principio di proporzionalità della pena,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>(“<i>dunque vi deve essere una proporzione fra i delitti e le pene</i>”,
Beccaria, paragrafo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>VI, pagina 19),
principio che ha attraversato tutta l’epoca moderna e contemporanea. <span></span></p><a name='more'></a>E che
rispondano solo a logiche di vendetta, giustizialismo e populismo, “<i>superflue
e perciò tiranniche”</i> per citare ancora Beccaria. Giustizialismo e populismo
addirittura accompagnati da vere e proprie falsità del tipo “…rivolte
eterodirette dalla criminalità organizzata senza reazione da parte dello
Stato”, e smentite dal Presidente della Commissione ispettiva del Dap
(Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) Sergio Lari che in occasione
delle rivolte del marzo del 2020 aveva dichiarato: «Non sono state acquisite
prove utili a dimostrare che dietro le rivolte vi sia stata la regia della
criminalità organizzata».<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Voci di dentro considera le
disposizioni sull’inasprimento delle pene irragionevoli e mistificanti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Scientemente vengono ignorati tutti
gli studi passati e recenti i quali hanno ampiamente dimostrato che periodi di
detenzione più lunghi, invece che rafforzare la risposta comportamentale,
indeboliscono fino ad annullare il potere deterrente. Basta guardare quanto
accade in alcuni Stati degli Usa dove vige la pena di morte e dove al contrario
la violenza è la regola quotidiana grazie anche alle tante armi automatiche e
da guerra che possono essere acquistate nei supermercati.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Volutamente viene ignorata la
realtà delle carceri dove sopravvivono quasi 60 mila persone (dati al 31
ottobre) in un luogo dove c’è posto per 50 mila, in condizioni vergognose, anche
senz’acqua corrente come fino a pochi mesi fa succedeva a Santa Maria Capua Vetere,
abbandonate in celle umide abitate da topi e blatte, senza alcun reale
progetto, senza scuola, senza lavoro e senza futuro. E dove migliaia si
tagliano: già 62 quest’anno, dopo gli 86 dell’anno passato, si sono tolti la
vita… <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ingiustificatamente si aumenta la
lista dei reati ostativi previsti dall’art. 4 bis dell’Ordinamento
penitenziario e si limitano i benefici penitenziari, gli unici strumenti che
possono permettere il reinserimento. Dimenticando, ancora, che la recidiva - purtroppo
al 70 per cento - <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>crolla all’uno per
cento tra quei pochi che sono impiegati in attività lavorative. Nascondendo ad
esempio che sono 27.605 i detenuti affidati ai servizi sociali e che la
stragrande maggioranza ha avviato un concreto percorso di reinserimento. Fuori
dal carcere non dentro.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Voci di dentro condanna con forza
l’eliminazione del differimento obbligatorio della pena per le donne incinte o
madri di prole in tenera età, operazione frutto di una volgare campagna di
disinformazione (attuata anche da alcune testate televisive e giornalistiche) e
rappresentative di una politica razzista e di classe, costruita su misura sulle
donne rom e sinti (doppiamente vittime) sempre e indistintamente nel mirino di
una destra becera e volgare alimentata da stereotipi e etichettamenti. Come non
ricordare le ragazze che hanno partorito da sole in cella aiutate dalle
compagne, come non denunciare qui la storia accaduta a luglio di quest’anno di
quella ragazza incinta portata in carcere nonostante non fosse in buona salute
e che poi ha perso il figlio in ospedale. Come non ricordare che sono poco più
di 2 mila le donne incarcerate e che per loro oltre alla mancanza di ginecologi
e ostetrici, non è garantito neppure il bidè. Altro che mai più bambini in
carcere, ben 23 a fine ottobre, imprigionati in cella e dove la prima parola
che imparano a dire è “ guardia, apri”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma la gravità di questo ennesimo
pacchetto sicurezza <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- che segue altri
provvedimenti dello stesso segno come il decreto Caivano (che addirittura si
immagina di risolvere la dispersione scolastica con la punizione dei genitori,
e non con servizi di welfare) o come lo <i>storico accordo</i> con l’Albania (che
di fatto istituisce senza il coinvolgimento del Parlamento e fuori dal diritto
europeo due <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>campi di concentramento,
chiamati centri, per profughi e richiedenti asilo) - è ben evidente negli
articoli che riguardano il mondo fuori dal carcere e che sono un “un
allargamento del carcere a tutta la società” dove di fatto si vuole soffocare il
dissenso, la protesta, la parola: tutti zitti e a testa bassa anche di fronte a
qualsiasi sopruso, dal lavoro a 5 euro all’ora, al lavoro in nero. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel regolamento carcerario
fascista del 1931, per i detenuti era obbligatorio “passeggiare in buon ordine,
soli o tre a tre, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ovvero star seduti, e parlare
a voce bassa” e adesso nel 2023 <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la
regola dell’obbedienza si stende alle strade e alle vie piene di poveri,
migranti, accattoni, manifestanti e operai. Per tutti (tutti nemici?) la regola
è l’ordine e la sicurezza urbana da mantenere anche con le armi, addirittura <span style="mso-bidi-font-family: Calibri;">autorizzando <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="background: white; color: #333333; letter-spacing: 0.15pt;">gli agenti di pubblica sicurezza a portare senza
licenza un’arma diversa da quella di ordinanza quando non sono in servizio.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’Associazione Voci di dentro, infine,
nell’esprimere tutta la sua opposizione a questo continuo scivolamento verso
uno stato di polizia, contesta con forza le disposizioni che vanno a colpire <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le persone più in difficoltà, sotto sfratto ,e
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che rischiano di finire in carcere con
l’accusa di occupazione abusiva e così pure condanna con forza gli aumenti di
pena per le proteste con blocchi stradali, o il divieto di accesso nelle
metropolitane, nelle stazioni ferroviarie e nei porti per chi è già stato
denunciato o condannato per furto, rapina o altri reati contro il patrimonio. Condannati
a vita, pregiudicati a vita.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’Associazione Voci di dentro
dice no a questa idea di società in cui diventa sempre più centrale l’idea del
carcere. E nella quale sono bandite parole come solidarietà, prevenzione e cura.
L’associazione Voci di dentro dice no a un’idea di società d<span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">ove ci sono meno diritti e meno
democrazia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span><span style="font-size: 12pt;">Chieti
22/11/2023</span></p><p class="MsoNormal"><v:shape id="_x0000_s1026" o:cliptowrap="t" style="height: 66.75pt; margin-left: 141.85pt; margin-top: 548.75pt; mso-position-horizontal-relative: text; mso-position-vertical-relative: text; position: absolute; width: 171pt; z-index: 251659264;" type="#_x0000_t75">
<v:imagedata o:title="" src="file:///C:/Users/franc/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image001.jpg">
</v:imagedata></v:shape><o:p></o:p></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-91730708093328074532023-11-21T10:27:00.001+01:002023-11-21T10:27:03.531+01:00La GRANDE REPRESSIONE. Note a commento dei recenti “decreti sicurezza” <p> di ANTONELLA LA MORGIA</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">È forse un
nuovo sistema penale, via via emanato a pezzi, quello che viene fuori dopo l’ultimo
pacchetto sicurezza del Governo. Una produzione penale spinta che preme
l’acceleratore di un motore alla massima potenza, reprime nuove condotte e
aumenta le pene di altre fattispecie esistenti, in nome di una promessa (solo
una promessa propagandistica, però, non una garanzia) di maggiore sicurezza.<span></span></span></p><a name='more'></a> <o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Dopo le
misure contro i rave party illegali, il reato universale di gestazione per
altri, l’omicidio nautico, si toccano adesso nuovi ambiti. Ecco aprire nuovi
spazi dove far calare dall’alto la spada penale o rincarare la sua dose. L’occupazione
abusiva di immobili, le truffe agli anziani (peraltro già punibili), i blocchi
stradali, luoghi percorsi vuoi dalla marginalità oppure dall’attivismo
pro-clima e dalla protesta ambientalista, fino al carcere, il terreno
dell’immaginario collettivo negativo per eccellenza. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Porte aperte delle patrie galere alle donne
incinte o con bambini anche al di sotto di un anno. E sottomissione completa
della popolazione ristretta. Gli atti passivi di resistenza all’esecuzione di
ordini, equiparati alla stessa gravità delle violenze o minacce, se posti in
essere da almeno tre detenuti, possono integrare il reato di rivolta con un
aumento dei suoi limiti edittali. Basterà una cella sovraffollata e la
battitura dei blindi, e il reato può sussistere. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Tutto è
funzionale, comunque, ad ammansire, evitare il dissenso, alterizzare e bandire categorie
non gradite, costruire un nemico e dichiarargli guerra.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Lo Stato forte vince così sulle “colpe
sociali”, sui problemi che non affronta con politiche di prevenzione,
assistenza, supporto, riequilibrio di ogni divario che oggi si è fatto sempre
più grande. Punire e incutere paura di essere puniti, una risposta con il
guanto chiodato dove c’è invece bisogno di una mano che sappia essere tesa, che
possa accompagnare, rialzare, indicare la speranza di farcela o ricominciare. Una
palestra per esibire il vigore e i muscoli. Le mani in alto è il grido, la
parola d’ordine. Così, naturalmente le armi devono farla da padrona: più armi
allora agli agenti di pubblica sicurezza, che possono possederne oltre quella
di ordinanza, fuori servizio e senza ulteriore licenza. Aggravamenti di pena
per i cittadini che commettono reati di violenza, resistenza o minaccia contro
agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria, per lesioni cagionate nei
loro confronti. Non vale il contrario, invece. Quando la violenza è usata dagli
agenti delle forze dell’ordine, non si aggravano le pene per altri casi Cucchi
o Aldrovandi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Una
strategia illiberale l’ha definita Antigone. Noi potremmo chiamarla La grande
Repressione. Sotto la denominazione di più tutele per le forze dell’ordine e
più sicurezza per tutta la popolazione, si nascondono meno diritti. Per i
cittadini liberi. E anche per quelli ristretti, che liberi non sono, ma non per
questo non hanno diritti. Dove ci sono meno diritti, non servirebbe ricordarlo,
c’è solo meno democrazia.<o:p></o:p></span></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-73064075875592333112023-11-19T23:59:00.007+01:002023-11-19T23:59:00.138+01:00La soluzione al sovraffollamento delle carceri? Un altro giro di chiave<h3 style="text-align: left;"><i><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; text-align: justify;">Celle chiuse anche al carcere di Busto Arsizio, quello della sentenza Torreggiani, che al 31 ottobre scorso ospitava </span><b style="font-family: "Times New Roman", serif; text-align: justify;">430 detenuti a fronte una capienza regolamentare di 240 posti </b></span></i></h3><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;">Nel
mio lungo tour delle prigioni ho visto cose che voi umani non potete nemmeno
lontanamente immaginare. C’è stato un lungo periodo, durato per diversi anni,
in cui il sovraffollamento aveva raggiunto livelli disumani con oltre
sessantamila presenze nelle carceri a fronte di 48mila posti regolamentari. Le
persone venivano <b>stipate nelle celle peggio degli animali </b>e c’era penuria di
ogni cosa, dalla carta igienica al cibo, che non bastava mai per sfamare le
bocche di tutti i disperati che affollavano i vari gironi dell’inferno. L’unica
cosa che abbondava era il tempo, così ci si ingegnava per impiegarlo. In uno
dei momenti di noia e disperazione ho costruito un righello in cartone da venti
centimetri, prendendo a riferimento la misura certa di un foglio di block
notes, e munito dello “strumento” mi sono steso a terra per ore a misurare la
superficie che aveva a disposizione ognuno degli occupanti della cella.
Completato il calcolo, è emerso un dato che non ha bisogno di commenti: in
quella cella del carcere di <b>Busto Arsizio</b> avevamo a disposizione <b>novanta
centimetri quadrati di spazio individuale</b>, più o meno quanto lo schermo del
televisore che abbiamo a casa.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheTceXmHdF9A-ihw-kgG3C61ZnbjE_mY62gJdT0gwvxJoBj2jUGz2fBuKisv-4bbZ0EhzRyG9Q9n1EyK9GHI6zRs-F7liO3E8DW8jlUKlg7oOxjxlWaTKsiL0nc6ofXUtc_rLhAvCohBjc-hxoZn_xs9Rfox-q55jxlaZ-83R_AgMu8gkhCWDMxwCgp7cx/s998/busto%20arsizio%201.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="397" data-original-width="998" height="242" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheTceXmHdF9A-ihw-kgG3C61ZnbjE_mY62gJdT0gwvxJoBj2jUGz2fBuKisv-4bbZ0EhzRyG9Q9n1EyK9GHI6zRs-F7liO3E8DW8jlUKlg7oOxjxlWaTKsiL0nc6ofXUtc_rLhAvCohBjc-hxoZn_xs9Rfox-q55jxlaZ-83R_AgMu8gkhCWDMxwCgp7cx/w610-h242/busto%20arsizio%201.jpg" width="610" /></a></div><br /> <span><a name='more'></a></span><p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;">Non ci voleva molto per capirlo, dato che ci si
doveva alzare dal letto a turno perché non si poteva stare contemporaneamente
in piedi; perciò, occorreva essere ben sincronizzati e gestire al meglio ogni
movimento per non pestarsi letteralmente i piedi. Acrobazie da circo per
ventidue ore al giorno, chiusi dentro alla gabbia peggio dei maiali; docce comuni
a giorni alterni perché l’acqua non era sufficiente, due ore d’aria al giorno e
poi il nulla assoluto. <b>Una sentenza della Corte Europea ha stabilito che questa
"cosa" si chiama tortura</b>, mentre i forcaioli benpensanti ritengono
che si tratti di un trattamento da hotel: “hanno anche la televisione, di cosa
si lamentano?”. Io la TV non la guardo più, ho un rifiuto profondo. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;">Sono
trascorsi oltre dieci anni dalla <b>sentenza Torreggiani</b> con cui la CEDU, con una
<b>sentenza pilota</b>, condannava l'Italia per il “trattamento inumano e degradante”
di sette persone ristrette nelle carceri di Busto Arsizio e di Piacenza. In
base all’art. 3 della Convenzione, con la sentenza Torreggiani la Corte EDU
accusa l'Italia di violare i diritti dei reclusi costringendoli a vivere in
celle in cui hanno a disposizione <b>meno di tre metri quadrati</b> ciascuno di
spazio. Il nostro Paese deve risarcire i sette detenuti per un totale di cento
mila euro per essere stati “torturati”, così come previsto dall’art. 3 della
Convenzione. Ma, soprattutto, nel testo della sentenza della Corte europea dei
diritti umani si legge chiaramente l'invito al nostro Paese a porre rimedio,
subito, al sovraffollamento carcerario. Una soluzione adottata velocemente fu
quella di consentire alle persone di trascorrere parte della giornata fuori
dalle celle durante il giorno, ma la <b>sorveglianza dinamica</b> venne immediatamente
osteggiata dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;">Stando
ai dati forniti dal ministero della Giustizia, il carcere di Busto Arsizio, proprio
quello della sentenza Torreggiani, al 31 ottobre scorso ospitava <b>430 detenuti a
fronte una capienza regolamentare di 240 posti</b>. Nei prossimi giorni, come in
molti altri istituti, anche a Busto Arsizio verrà applicata la <b>circolare
ministeriale che prevede il ripristino del regime a celle chiuse</b> per i circuiti
di media sicurezza. In altre parole, si riparte dal via: venti ore su
ventiquattro chiusi in celle sovraffollate, con poche attività trattamentali e
nessuna prospettiva di rieducazione finalizzata al reinserimento sociale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;">Le
persone recluse in condizioni disumane potranno inviare un <b>reclamo al
magistrato di Sorveglianza</b> che dovrà ordinare all’amministrazione Penitenziaria
di porvi rimedio. A seguito della sentenza Torreggiani, la soluzione adottata
dall’Italia consiste infatti, nell’<b>art.35-ter</b> che prevede rimedi risarcitori in
favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in
<b>violazione dell’art. 3 della Convenzione europea</b> per la salvaguardia dei
diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali <b>("nessuno può essere
sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”)</b>. In
sostanza, coloro che hanno subito un trattamento non conforme ai criteri
stabiliti dalla Convenzione per un periodo di tempo non inferiore a quindici
giorni possono ottenere, <b>a titolo di risarcimento del danno</b>, la riduzione della
pena detentiva ancora da espiare pari ad un giorno per ogni dieci durante i
quali è avvenuta la violazione del loro diritto. I soggetti che hanno espiato
una pena inferiore ai quindici giorni e coloro che non si trovano più in stato
di detenzione (o la cui pena ancora da espiare non consente la detrazione per
intero del beneficio appena descritto), invece, hanno diritto ad un
risarcimento pari ad 8 euro per ciascun giorno di detenzione trascorsa nelle suddette
condizioni. <b>Otto euro al giorno, il prezzo della tortura.</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;">In
ultima istanza rimane sempre la possibilità di ricorrere a Strasburgo, dove è
prevedibile che -come nel 2013- si accumuleranno migliaia di reclami ad
intasare le attività della Corte EDU. Ma ottenere giustizia costa e molti
rinunciano per sfinimento e per mancanza di risorse; probabilmente sarà solo
per questo che l’Italia rimarrà impunita. Si rassegnino coloro che vivono in
condizioni disumane e degradanti nelle carceri, le proteste potrebbero essere
qualificate come rivolte o “<b>resistenza passiva all’esecuzione degli ordini</b>” per
le quali l’ennesimo pacchetto sicurezza prevede una pena da due a otto anni di
reclusione.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;">Claudio Bottan</span></p>claudio bottanhttp://www.blogger.com/profile/01102280728521871078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-48658256496303867872023-11-13T11:16:00.004+01:002023-11-19T22:57:15.624+01:00Un viaggio oltre i confini del pregiudizio<p> </p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Un ex detenuto “uscito
dal carcere attraverso la porta del cambiamento” e una travelblogger in
carrozzina che continua a viaggiare a dispetto della malattia. E poi una
assistente sociale “creativa e non convenzionale” che ricuce le trame
sfilacciate di vite complesse e, infine, un artista che colora la speranza
dandole forma. Sono loro la “banda di visionari” che ha dato vita al progetto
di inclusione sociale <a href="https://www.produzionidalbasso.com/project/your-trip-in-my-shoes-in-viaggio-oltre-i-limiti-del-pregiudizio/?fbclid=IwAR1TGihcUMkYrLFQPNiuTRQa209H2ncLQa-dPDmnGXOWNlxKnhKY2JrWWmE">Your TRIP in MY Shoe</a>s, un viaggio oltre i confini del
pregiudizio.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Si tratta di un progetto
innovativo che parte dal quartiere Sperone di Palermo e invita all’empatia.
Mettersi nei panni altrui, camminare con le sue scarpe, indossare la vita di
un’altra persona è un atto generativo e rivoluzionario. Your TRIP in MY Shoes
offre l’opportunità di incontrare qualcuno che potremmo non incontrare mai e di
conoscere il volto di una realtà inclusiva, capace di dare ascolto alle
fragilità, contribuendo così alla crescita del senso di appartenenza a una
comunità accogliente e gentile. A volte occorrono stimoli per uscire dal
proprio mondo e affrontare un viaggio oltre confine.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="328" src="https://www.youtube.com/embed/9ROwIEV58u4" width="482" youtube-src-id="9ROwIEV58u4"></iframe></div><br /><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><br /></span><p></p><span><a name='more'></a></span>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Condizioni come la
povertà educativa o culturale, la disabilità, la detenzione e la dipendenza,
rappresentano le barriere che impediscono di esplorare il mondo. Chi non ha
affrontato queste sfide difficilmente può comprendere la realtà di chi le vive
quotidianamente: Your TRIP in MY Shoes vuole cambiare questa prospettiva.
L’obiettivo è far provare agli altri un autentico 'viaggio immersivo”
attraverso le esperienze di chi è imprigionato nel proprio disagio, un percorso
di consapevolezza e di rottura del pregiudizio all’interno di questi non-luoghi
fisici ed esistenziali.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Le tappe del percorso
passano attraverso la realizzazione di un’installazione interattiva curata
dall’artista Igor Scalisi Palminteri che sarà il primo “laboratorio a cielo
aperto”. Si tratterà di un percorso emozionale che coinvolgerà tutti i sensi,
per raccontare e attraversare le sensazioni e gli stati d’animo di chi
sperimenta condizioni di imprigionamento e limitazione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Ci saranno anche un laboratorio
socioculturale di narrazione autobiografica, rivolto a tre gruppi target: le
detenute della sezione femminile del carcere Pagliarelli di Palermo; persone
con disabilità psichica e fisica; giovani con problemi di dipendenza da
sostanze. Guidati da operatori esperti, i partecipanti attraverseranno i
vissuti che contraddistinguono la loro condizione per acquisirne consapevolezza
e inquadrarla in una cornice di senso. Esploreranno e racconteranno stati
d’animo, emozioni e sensazioni, in un viaggio interiore alla ricerca di sé.
Tutte le suggestioni affiorate confluiranno nel progetto di ideazione
dell’opera artistica. E la manualità, attraverso un laboratorio di cucito
creativo e riciclo tessile a cura della Sartoria Sociale di Palermo, rivolto
alle detenute della sezione femminile del carcere Pagliarelli, per la
realizzazione di oggetti e componenti che andranno a costituire
l’installazione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Le parole avranno voce
con la pubblicazione dei racconti, dei pensieri e delle testimonianze emerse
durante i laboratori su un numero speciale della rivista Voci Di Dentro, che si
occupa di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione delle carceri e
sul tema del reinserimento sociale e lavorativo degli ex detenuti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Per realizzare il
progetto Rosalba, Simona, Claudio e Igor hanno lanciato una raccolta fondi su
Produzioni dal Basso con il sostegno di Ferrovie dello Stato. Una piccola
donazione può fare la differenza, unisciti alla banda di visionari!<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><a href="https://www.produzionidalbasso.com/project/your-trip-in-my-shoes-in-viaggio-oltre-i-limiti-del-pregiudizio/?fbclid=IwAR1TGihcUMkYrLFQPNiuTRQa209H2ncLQa-dPDmnGXOWNlxKnhKY2JrWWmE">https://www.produzionidalbasso.com/project/your-trip-in-my-shoes-in-viaggio-oltre-i-limiti-del-pregiudizio/?fbclid=IwAR1TGihcUMkYrLFQPNiuTRQa209H2ncLQa-dPDmnGXOWNlxKnhKY2JrWWmE</a><o:p></o:p></span></p><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><br /></span><p></p>claudio bottanhttp://www.blogger.com/profile/01102280728521871078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-1448548257446758672023-11-05T16:56:00.002+01:002023-11-05T16:56:47.618+01:00Modena, la peggiore strage nelle carceri italiane del dopoguerra<p> Sant'Anna di Modena, marzo 2020. La peggiore strage nelle carceri italiane del dopoguerra. Un podcast del Post, scritto e raccontato da Luigi Mastrodonato. Clicca e ascolta: </p><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><p></p></blockquote><p><a href="https://www.ilpost.it/episodes/podcasts/tredici/">Tredici Archivi - Il Post</a></p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYGPaFrOu50F0k-s39Eem8PQR5IlSfy9rzzNpQxY2vkKfkPgr51QQSoRBC77j_apDHbPw4o5kfJOeKhqn_B3UhALmHtv65MBeSDvO8xF4sM-VADp4h10IQ_4pAomAt3NS6reKbMjUyn0uc0wI5hFaFCpLa6Vq5CT1CZHiOMLn7lCBboWS6qRQp9lmgEQn4/s676/1690293419-copertina676x355-autori.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="355" data-original-width="676" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYGPaFrOu50F0k-s39Eem8PQR5IlSfy9rzzNpQxY2vkKfkPgr51QQSoRBC77j_apDHbPw4o5kfJOeKhqn_B3UhALmHtv65MBeSDvO8xF4sM-VADp4h10IQ_4pAomAt3NS6reKbMjUyn0uc0wI5hFaFCpLa6Vq5CT1CZHiOMLn7lCBboWS6qRQp9lmgEQn4/s320/1690293419-copertina676x355-autori.jpg" width="320" /></a></div><p></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-77885113827561066752023-11-01T19:13:00.000+01:002023-11-01T19:13:27.686+01:00Rita Bernardini: “I nuovi Garanti dei detenuti non sono mai stati in un carcere”<p style="text-align: left;"><b>Riportiamo un articolo di Liana Milella su la Repubblica di oggi </b></p><p><i>ROMA - La presidente di Nessuno tocchi Caino racconta come via Arenula l’ha messa da parte: “Nordio mi voleva ma ha prevalso la lottizzazione”. Cita i già 56 suicidi in cella dall’inizio dell’anno e pensa a un nuovo sciopero della fame nel nome di Pannella. I nuovi Garanti dei detenuti? “Dovranno fare una bella gavetta per capire dove si trovano e che dovranno fare”. Nordio la voleva Garante? “Nordio sì, ma ha prevalso una logica di stretta appartenenza”. La situazione delle carceri? “Oggi scoppiano e siamo già a 56 suicidi nel 2023”.</i></p><p>Parla con Repubblica Rita Bernardini, la presidente di Nessuno tocchi Caino per anni accanto a Marco Pannella in difesa dei detenuti, che contro l’immobilismo sulle patrie galere già pensa a un nuovo sciopero della fame. A febbraio l’aveva chiamata il Guardasigilli Carlo Nordio per diventare Garante dei detenuti, come lei stessa racconta, ma poi è stata messa da parte senza un perché, nella logica della lottizzazione di maggioranza.</p><p><b>La commissione Giustizia della Camera ieri ha dato il via libera al team che guiderà l’ufficio del Garante dei detenuti, al vertice il meloniano Felice Maurizio D’Ettore, i consiglieri Irma Conti in quota Lega e Mario Serio per M5S. La sua impressione?</b></p><p>“Non mi sorprende perché ormai mi ero rassegnata e avevo capito che avevano preso un’altra strada rispetto alle mosse iniziali che mi vedevano coinvolta”.</p><p><b>Un Garante lottizzato… come giudica i tre prescelti?<span></span></b></p><a name='more'></a><p></p><p>“Dalle notizie che leggo sui giornali, perché non mi risulta che siano stati pubblicati dei curricula, non mi pare che si tratti di persone massimamente esperte sia di carceri che dei luoghi in cui sono ristrette le persone, dai Centri per i rimpatri alle Rsa per gli anziani, su cui ha competenza l’ufficio del Garante. E non mi risulta neppure che nella loro carriera abbiano prestato attenzione a questi temi, né che conoscano la situazione. Per cui volendo augurare a tutti e tre buon lavoro penso che dovranno fare una bella gavetta per capire dove si trovano e che dovranno fare”.</p><p><b>Non le pare singolare che le due commissioni Giustizia della Camera e del Senato non abbiano neppure voluto sentirli, c’è chi dice che non volevano metterli in imbarazzo…</b></p><p>“Sinceramente non so se per il Garante Mauro Palma ci furono audizioni, ma per le candidature in ballo sarebbe stato interessante ascoltarli. Anche per esprimere un voto consapevole, magari chi oggi ha votato contro avrebbe potuto votare sì, oppure qualcuno della maggioranza avrebbe potuto avere dei dubbi e dire che non era il caso di nominarli”.</p><p><b>Ma è vero che Nordio voleva lei come Garante?</b></p><p>“Con Nordio io non mi sono mai incontrata da quando è diventato ministro. Ma so che lui ha fatto il mio nome perché a febbraio mi hanno chiamata da via Arenula perché il giorno dopo avrei dovuto parlare con il capo di gabinetto Alberto Rizzo proprio per la nomina del Garante. Ero a Palermo, non c’erano voli e ho viaggiato tutta la notte in treno, e la mattina sono andata al ministero. Ho incontrato Rizzo che mi ha fatto una serie di domande. Ricordo in particolare che mi chiese ‘perché vorrebbe fare il Garante dei detenuti?’. Gli risposi che già lo faccio da decenni e quindi avrei finalmente avuto una veste istituzionale. E perché Marco Pannella voleva proprio questo per me, tant’è che fece la battaglia per farmi diventare almeno Garante in Abruzzo, e addirittura, poco prima di morire, fece un appello al Consiglio regionale di quella regione”.</p><p><b>E lì cosa accadde?</b></p><p>“Il Pd gestì male la questione, ma ci fu anche un’opposizione durissima dei 5S che mi rimproveravano la mia condanna per le disobbedienze civili del 1997 fatte con Pannella per la legalizzazione delle sostanze stupefacenti”.</p><p><b>Quella era una battaglia politica, cosa c’entra con il ruolo di Garante?</b></p><p>“Tanto più che come Pannella io avevo fatto di tutto per farmi arrestare”.</p><p><b>Dopo quel colloquio con Rizzo cos’è successo?</b></p><p>“Il 16 maggio mi è arrivata una mail che proveniva dal gabinetto del ministro con la designazione di Nordio per me come consigliere del Garante. E mi chiedevano dei documenti per mandare avanti la richiesta. Due giorni dopo però ecco un’altra mail in cui mi si dice che la richiesta è annullata. La mail aveva come destinatario in copia Giusi Bartolozzi”.</p><p><b>Già, la ben nota “Zarina”, la potentissima vice capo di gabinetto di Nordio. Quindi la sua candidatura per il Garante si è chiusa lì?</b></p><p>“Sì, rispetto all’audizione di febbraio ho capito che la partita era chiusa”.</p><p><b>E secondo lei chi si era messo di traverso?</b></p><p>“Ci sono due ipotesi possibili. C’è chi mi ha detto che il no alla mia nomina veniva dal Quirinale, cosa per me inspiegabile visto che proprio da Sergio Mattarella ho ricevuto una telefonata mentre ero in sciopero della fame per le carceri. Altri sostengono che l’opposizione arrivava dalla maggioranza che voleva per quell’ufficio un nome di stretta osservanza, tant’è che adesso c’è un Garante espressione di FdI, una designata dalla Lega, e il terzo nome che si dice sia stato fatto da M5S”.</p><p><b>Questa è la storia del Garante lottizzato. Lei conosce come nessun altro le carceri. Dopo un Garante come Mauro Palma c’è il rischio, con le nuove nomine, che la struttura non conti più nulla?</b></p><p>“Palma ha avuto la bravura, viste le sue competenze, di mettere in piedi dal nulla un ufficio organizzato molto bene, anche grazie alle sue due vice Garanti. Ha presentato relazioni al Parlamento strepitose con un’analisi dettagliata dei luoghi di privazione della libertà. Io mi auguro solo che questa struttura sopravviva e che i tre prescelti siano in grado di gestirla per garantire davvero i diritti umani fondamentali”.</p><p><b>Beh, a vedere i decreti sui migranti, la detenzione nei Cpr, il silenzio di Nordio sul pianeta carcere, a parte l’idea di usare le caserme dimesse, la prospettiva non è buona...</b></p><p>“Dall’inizio dell’anno, come Nessuno tocchi Caino, abbiamo visitato 105 istituti penitenziari coinvolgendo sia i magistrati che le Camere penali. E ogni volta abbiamo inviato un rapporto al capo del Dap proprio per segnalare le varie disfunzioni, che spesso diventano vere e proprie illegalità. Perché la situazione delle carceri sta via via peggiorando. Ad agosto, quando si sono verificati a Torino due suicidi, Nordio aveva inviato un messaggio a tutta la comunità penitenziaria in cui prometteva di aumentare il numero delle telefonate concesse ai detenuti”.</p><p><b>Ha mantenuto la promessa?</b></p><p>“Sulle telefonate, sta accadendo il contrario: diminuiscono mentre i suicidi aumentano e quest’anno siamo già arrivati a 56 reclusi che si sono tolti la vita. La situazione delle carceri va via via aggravandosi anche per le norme approvate nel frattempo che vanno nella direzione opposta, basta leggere il decreto Caivano che aumenta le pene per lo spaccio di lieve entità. Questo significa mandare più ragazzi in carcere anziché l’accesso alle misure alternative. Del resto, nonostante la riforma Cartabia andasse proprio in questa direzione, i detenuti invece di diminuire sono aumentati, e oggi siamo sulla soglia dei 60mila, mentre i posti effettivi sono poco più di 47mila”.</p><p><b>Una situazione esplosiva...</b></p><p>“In Italia ci sono 189 istituti penitenziari, in 57 non c’è un direttore titolare, in 15 non c’è neppure il direttore reggente, ci sono 43 direttori che dirigono più di un istituto. Gli educatori sono pochissimi, tant’è che in media ce n’è uno per 75 detenuti. Pochi anche gli agenti, 10mila in meno rispetto alla pianta organica. Vorrei parlare dei magistrati di sorveglianza, a cui la politica ha attribuito sempre maggiori compiti, e che sono 246 in tutta Italia, più 29 presidenti dei tribunali di sorveglianza. Con questi numeri è del tutto impossibile, e tutti lo sanno, fare in modo che la pena rispetti la Costituzione”.</p><p><b>Da via Arenula le direbbero che la coperta per la Giustizia è sempre stata corta...</b></p><p>“Il ministero dispone di 11 miliardi di euro. È mai possibile che solo per le carceri si spendano 3 miliardi e 300 milioni, mentre per tutta la giustizia solo 5 miliardi e 700milioni? E per le misure alternative al carcere e la giustizia minorile scopriamo che dai miliardi si passa ai milioni, e in tutto sono 369? Nordio nei convegni afferma che bisogna puntare sulle misure alternative perché riducono notevolmente la recidiva rispetto al carcere, ma alla fine i soldi disponibili per farlo sono solo poche briciole. Credo che, dopo un anno di legislatura, occorrerà tornare ad imbracciare l’arma dialogica della nonviolenza affinché governo e Parlamento non si dimentichino più della comunità penitenziaria e dei gravi problemi dell’esecuzione penale”.</p><p><br /></p><p> </p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-5336441143014480652023-10-31T11:55:00.002+01:002023-11-19T22:59:11.191+01:00Cosa "pensa" del carcere l'intelligenza artificiale?<h3 style="text-align: left;"> <span style="text-align: justify;">Abbiamo provato a chiedere a ChatGPT quali azioni si dovrebbero intraprendere per migliorare le condizioni di vita negli istituti di pena</span></h3><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;">Il nostro esperimento ha ottenuto risposte schematiche, che per gli addetti ai lavori possono sembrare banali e tuttavia dovrebbero farci riflettere sulla necessità di mettere mano al sistema carcerario. Sicuramente l'intelligenza artificiale potrebbe svolgere un ruolo determinante nel miglioramento della quotidianità degli istituti penitenziari, ad esempio per snellire procedure che spesso sembrano essere ancorate al passato.</p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;">Ecco le "riflessioni" di ChatGPT: </p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i>"Il miglioramento delle condizioni di vita delle persone
detenute nelle carceri italiane è un obiettivo importante sia dal punto di
vista umanitario che sociale. Per raggiungere questo obiettivo, diverse misure
possono essere adottate, tra cui:<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Riforme del Sistema Penitenziario</b>: È essenziale rivedere e
riformare il sistema penitenziario italiano per affrontare il sovraffollamento
nelle carceri e migliorare la qualità delle strutture carcerarie.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Riduzione del Sovraffollamento</b>: Una delle sfide principali
del sistema carcerario italiano è il sovraffollamento. Si dovrebbero adottare
misure per ridurre il numero di detenuti nelle carceri, ad esempio attraverso
alternative alla detenzione per reati minori o non violenti.</i><o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlA8xf6z-B30anK3XZksw-Tnd6wo7hROz-Zu1FiY_0cm4h-RpeJpIJFnSjEaFCaA5pis-jNIDB85TD1f28dQ-mX_xQv_J9JuKImnZyNqYbUC0IGmHdc_MQ6Oy5-YRAhBT4CQoaJa3w_NsHjm0CndhC25Bl4OCnOvvcBlEcItFMRUrXBM8aQEQ9gqyVQWK5/s869/122740465_1321277324709354_7034510565095605449_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="869" data-original-width="690" height="398" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlA8xf6z-B30anK3XZksw-Tnd6wo7hROz-Zu1FiY_0cm4h-RpeJpIJFnSjEaFCaA5pis-jNIDB85TD1f28dQ-mX_xQv_J9JuKImnZyNqYbUC0IGmHdc_MQ6Oy5-YRAhBT4CQoaJa3w_NsHjm0CndhC25Bl4OCnOvvcBlEcItFMRUrXBM8aQEQ9gqyVQWK5/w316-h398/122740465_1321277324709354_7034510565095605449_n.jpg" width="316" /></a></div><br /><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><br /></p><span><a name='more'></a></span><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Programmi di Riabilitazione</b>: Offrire programmi di
riabilitazione significativi per i detenuti, tra cui corsi di istruzione,
formazione professionale, terapie e supporto psicologico. Questi programmi
possono aiutare a preparare i detenuti per la reintegrazione nella società.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Cura della Salute</b>: Assicurarsi che i detenuti abbiano
accesso a cure mediche adeguate. Questo è particolarmente importante per coloro
che hanno condizioni mediche preesistenti.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Lavoro in Prigione</b>: Creare opportunità di lavoro retribuito
in prigione in modo che i detenuti possano sviluppare competenze utili e
guadagnare un reddito per il proprio futuro.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Visite Familiari</b>: Favorire e semplificare le visite
familiari. Mantenere forti legami familiari è cruciale per la riabilitazione e
la preparazione al rilascio.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Monitoraggio Indipendente</b>: Consentire il monitoraggio
indipendente delle condizioni carcerarie da parte di organizzazioni non
governative e enti indipendenti.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Reinserimento Sociale</b>: Preparare i detenuti per il loro
reinserimento nella società, fornendo supporto per il lavoro, l'alloggio e il
sostegno psicologico durante il periodo di libertà condizionata o di rilascio.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Sanzioni Alternative</b>: Promuovere l'uso di sanzioni
alternative alla detenzione per reati minori e non violenti, come servizi
comunitari o trattamenti per abusi di sostanze.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Sensibilizzazione Pubblica</b>: Sensibilizzare il pubblico
sulle condizioni carcerarie e sull'importanza del reinserimento sociale,
riducendo così il pregiudizio nei confronti dei detenuti.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Formazione dei Dipendenti Carcerari</b>: Assicurare che i
dipendenti carcerari ricevano una formazione adeguata sull'etica, i diritti
umani e l'approccio alla riabilitazione.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b>Ricerca e Raccolta Dati</b>: Raccogliere dati accurati sul
sistema penitenziario per valutare i progressi e le aree in cui è necessario
migliorare.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i><b style="background-color: white;">Legislazione</b>: Rivedere e aggiornare le leggi penali e le
politiche carcerarie per essere più rispettose dei diritti umani e delle
esigenze di riabilitazione.<o:p></o:p></i></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; mso-margin-bottom-alt: auto; text-align: justify;"><i>Il miglioramento delle condizioni carcerarie è un compito
complesso che richiede il coinvolgimento di molte parti interessate, tra cui il
governo, organizzazioni non governative, operatori carcerari e la società
civile. La promozione di un sistema penitenziario più umano e rieducativo è un
obiettivo importante per la giustizia e la dignità umana".</i><o:p></o:p></p><p class="MsoListParagraph" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><o:p></o:p></p>claudio bottanhttp://www.blogger.com/profile/01102280728521871078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-30461763075582881532023-10-31T00:23:00.000+01:002023-10-31T00:23:11.888+01:00Una lettera dalle ragazze del carcere di Torino<p></p><br /><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><i style="text-align: right;"></i><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"><i style="text-align: right;"> "Una pena utile non si può scontare in un carcere che non sia adeguato. I nostri istituti nella maggior parte dei casi, sono SOVRAFFOLLATI, VECCHI, HANNO TROPPE SBARRE, POCHI SPAZI PER ATTIVITA' RESPONSABILI. E' compatibile tutto ciò con l'irrogazione di una pena utile?</i><p style="text-align: left;"><i>A stabilire come debba essere un carcere è la norma. Non è la mia idea, tanto meno quella del politico che fa propaganda.(...) Io mi devo sforzare affinché il dettato del legislatore sia attuato, perché UNA NORMA NON ATTUATA E' LA NEGAZIONE DELLO STATO.(...) NON POSSO PRETENDERE IL RISPETTO DELLE REGOLE SE COME STATO NON RIESCO A RISPETTARLE"... </i><i>(citazione da "Di cuore e di coraggio" di G. Siciliano, direttore del carcere "San Vittore).</i></p></blockquote><p style="text-align: left;"><i></i></p><p style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">S</span></b>iamo le "RAGAZZE DI TORINO" quelle detenute ancora nella casa circondariale di Torino! Nonostante le perenni emergenze del "pianeta carcere" e gli appelli di molte personalità tra cui giuristi, politici (pochi), professori universitari, garanti dei detenuti, la situazione non cambia, anzi per la popolazione ristretta negli ultimi tre anni è peggiorata. Lo dicono i fatti, i numeri dei suicidi, del sovraffollamento, dei soggetti psichiatrici e degli indigenti. Peggiora perché invece di tendere al reinserimento la pena produce recidiva, rabbia e ulteriore ingiustizia sociale.<br /></p><p style="text-align: justify;"> Per anni abbiamo lanciato appelli, raccolto firme e portato avanti iniziative NON VIOLENTE, proprio perché l'attenzione su questo "terzo mondo" non calasse e soprattutto perché venisse varata una misura deflattiva come l'aumento della liberazione anticipata e/o la liberazione anticipata speciale che riportasse un minimo di "norma" in queste carceri in cui lo Stato stesso non rispetta la legge. Non lo diciamo solo noi: è probabile che un gruppo di donne "peccatrici" non smuova molto visto che quella proposta di legge del Sen. Giachetti e Nessuno Tocchi Caino proprio per l'aumento della liberazione anticipata giace ancora nei cassetti...</p><p style="text-align: justify;">Lo dice persino un Direttore illuminato come Giacinto Siciliano che questa situazione rende la pena inutile. Vorremmo spiegare a tutti i giustizialisti, che la liberazione anticipata speciale e la proposta di legge Giachetti, per cui ci batteremo finché non saranno approvate, non rappresentano un "liberi tutti", ma un beneficio premiale per i ristretti con buona condotta. Andrebbe a migliorare in parte un sistema che è nocivo per la società stessa e per noi, ci chiamate o giudicate come "fuori legge" ma non ci date il buon esempio.</p><p><i></i></p><blockquote><i>"Non posso pretendere il rispetto delle regole se come stato non riesco a rispettarle" (cit.)</i></blockquote><p><i><br /></i></p><p><i> </i></p><blockquote><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyGDuXAjsCa_i9h-hln34ASFmRq6anzq7ZBTNZCdW2Gm0yWpHn3Osy9CO0v_dct_nVp-BaumTfZdoeZiTeLqWuehP-M7_bFkB9WKgAd1it3klFeMZFc2tsHFY0yHqq5O1akOOfuQiWUYgXRoJoOQvYJwBWNZfXXI9WpuLWdKlcEDBmaO7qHzuS0gCWuPyl/s778/torino3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="778" data-original-width="537" height="423" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyGDuXAjsCa_i9h-hln34ASFmRq6anzq7ZBTNZCdW2Gm0yWpHn3Osy9CO0v_dct_nVp-BaumTfZdoeZiTeLqWuehP-M7_bFkB9WKgAd1it3klFeMZFc2tsHFY0yHqq5O1akOOfuQiWUYgXRoJoOQvYJwBWNZfXXI9WpuLWdKlcEDBmaO7qHzuS0gCWuPyl/w255-h423/torino3.jpg" width="255" /></a></i></blockquote><p></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-63642516203410983512023-10-23T10:43:00.014+02:002023-11-19T22:59:59.114+01:00"In carcere funziona così"<h3 style="text-align: left;"><i> Cibo scadente, caffè fatto con i fondi e latte allungato con l'acqua</i></h3><div><i>di Gabriella Stramaccioni*</i></div><div><p class="MsoNormal">Fra le varie problematiche che ho dovuto affrontare nel mio
ruolo di garante dei diritti delle persone private della libertà personale
quella relativa al vitto e sopravvitto per le persone detenuti è stata
sicuramente la più emblematica di come funzioni il sistema penale. E’
necessario inquadrare il fenomeno e capire come funziona attualmente (spero
ancora per poco) questo importante servizio all’interno degli istituti
penitenziari. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Il vitto è rappresentato da tre pasti principali che vengono
distribuiti da parte dell’amministrazione penitenziaria alla popolazione
detenuta: colazione, pranzo e cena. Il sopravvitto consiste in tutti quegli
alimenti (autorizzati in apposita lista dall’amministrazione penitenziaria) che
le persone ristrette possono acquistare a loro spese previa richiesta tramite
modulo. Le spese per il vitto sono quindi sostenute dal Dap (Dipartimento
Amministrazione Penitenziaria) mentre il sopravvitto è completamente a carico
di chi lo ordina. Presentata così la questione potrebbe sembrare chiara, ma
analizzandola attentamente dal di dentro (e cioè dal carcere) mi sono subito
resa conto che tanto chiara la questione non era. Il primo riscontro a quella
che già all’inizio mi sembrava una situazione opaca è stata quella di
informarmi su quanto il Dipartimento pagasse per il vitto giornaliero pro
capite. Euro2,39 la quota con la quale la ditta che serviva il vitto a Rebibbia
si era aggiudicato l’appalto. Si, proprio 2,39 euro per fornire colazione,
pranzo e cena a persone adulte. Una quota palesemente insufficiente per far
fronte ad una alimentazione adeguata (che fra l’altro le tabelle vittuarie del
dipartimento prevedono).</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZAaTOMG4uSNmBy35igWJXrnftYwyROO4wTYSbpJJktTg5zbm3hRTFOgYrNny2Fy-vM10b9QHOBzJbb4lr2R08UVPkVfoLgMzba-Gi9dMLQm10AnPG9y6yYEIKN_JIdWc5FzvS7J9-xuwsYPD2tHRcjEU7j6VTwom5T5qK_-rKv32ePN-hYb5nWjO2nwNK/s960/15578908_465691683601260_8414090508365440776_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="636" data-original-width="960" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZAaTOMG4uSNmBy35igWJXrnftYwyROO4wTYSbpJJktTg5zbm3hRTFOgYrNny2Fy-vM10b9QHOBzJbb4lr2R08UVPkVfoLgMzba-Gi9dMLQm10AnPG9y6yYEIKN_JIdWc5FzvS7J9-xuwsYPD2tHRcjEU7j6VTwom5T5qK_-rKv32ePN-hYb5nWjO2nwNK/w443-h293/15578908_465691683601260_8414090508365440776_n.jpg" width="443" /></a></div><br /><span><a name='more'></a></span><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"> Controllando le modalità di erogazione del sopravvitto
ho scoperto l’anomalia collegata al vitto. E cioè la ditta che gestiva il sopravvitto
e che riceveva i pagamenti (anticipati) direttamente dai detenuti, era la
stessa che aveva in gestione il vitto (pagato dalla pubblica amministrazione).
Mi è stato a quel punto più chiaro capire i tanti reclami che avevo ricevuto
dai detenuti in merito alla pessima qualità e scarsa quantità del vitto
giornaliero ed i reclami anche sull’elevato costo che dovevano sostenere per
acquistare i prodotti dal sopravvitto. <b>Prezzi assolutamente esagerati per
prodotti anche in questo caso di pessima qualità. Pomodori, frutta fresca,
carne, formaggi, pagati a peso d’oro anche quando si trattava (per la maggior
parte dei casi) di prodotti di scarto</b>. I detenuti continuavano a scrivere
reclami, ma rassegnati a non vedere mai una risposta alle loro giuste
rivendicazioni. Ho deciso di seguire questa vicenda che mi sembrava assurda ed
ingiusta. <b>Non ho trovato intorno a me anche da parte di altri soggetti
istituzionali un interesse alla vicenda</b>. La maggior parte degli interlocutori a
cui mi sono rivolta mi dicevano: “Ma funziona così da anni”, “Ma tanto lo sanno
tutti ed il sistema non cambierà mai “. Non mi sono arresa ed ho iniziato
quella che non sapevo sarebbe diventata la mia battaglia solitaria per molto
mesi. Ho iniziato a raccogliere i reclami, a controllare quotidianamente il
vitto che veniva servito, a confrontarlo con le tabelle vittuarie, a fare le
verifiche sul cibo acquistato a pagamento. <b>Ho analizzato le salsicce acquistate
al prezzo di carne pregiata: erano piene di grasso e riempite di colorante, il
pollo intero era senza ali (perché le ali venivano vendute a parte), le uova
arrivavano sempre prossime alla scadenza , i limoni fracichi, i pomodorini
datterini erano poltiglia, la frutta immangiabile. Nel frattempo la qualità del
vitto che veniva distribuito era veramente scadente e scarso: latte diluito con
acqua, caffè fatto con i fondi, carne contenente altre sostanze e via dicendo.
Una vera galleria dell’orrore</b>. Ho raccolto tutto pazientemente per mesi grazie
alla collaborazione di alcuni detenuti che non ne potevano più di subire questo
stato di cose. Ho preparato un dossier molto articolato e documentato e mi sono
presentata in procura di Roma depositando un esposto. Nel frattempo si era
mossa la Corte dei Conti del Lazio che aveva segnalato anomalie nella gara di
appalto in quanto il servizio di vitto che era a carico dello Stato doveva
essere separato da quello del sopravvitto che si configurava come altro
servizio. Alcuni giornalisti iniziano ad occuparsi della vicenda e rilanciano
il mio esposto in procura. A quel punto arrivano anche delle interrogazioni
parlamentari rivolte al ministro della Giustizia (allora Marta Cartabia) che
ammette in aula al Senato che è necessario modificare le gare di appalto per
questi fondamentali<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>servizi all’interno
degli istituti penitenziari. Alcune gare in varie regioni vengono annullate e
si procede con le nuove gare che vedono l’appalto del vitto distinto da quello
del sopravvitto. Fortunatamente per me l’esposto presentato in Procura va
avanti e vengo ascoltata<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>come persona
informata dei fatti da un bravissimo colonnello della Guardia di Finanza.
Grazie alla sua attenzione e professionalità riesco a ricostruire tanti
passaggi e situazioni che porteranno ad un blitz (Gennaio 2023) della Guardia
di Finanza all’interno degli istituti penitenziari di Rebibbia per il sequestro
degli alimenti predisposti per il vitto. Ad agosto 2023 trapelano le prime
notizie della chiusura della indagine con alcune persone indagate. Sono in
attesa di conoscere le decisioni che verranno assunte. Nel frattempo io non
sono stata più riconfermata garante dei diritti delle persone private della libertà
personale (il regolamento prevedeva la possibilità della riconferma). C’entra
qualcosa con le denunce che ho fatto e l’isolamento che ho subìto? <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">*ex garante dei diritti delle persone private della libertà personale del comune di Roma</p><p class="MsoNormal"><i>articolo pubblicato nel numero 49 della rivista Voci di dentro</i></p><i></i></div>claudio bottanhttp://www.blogger.com/profile/01102280728521871078noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-47341604374159525732023-09-26T19:25:00.002+02:002023-09-26T19:25:22.546+02:00Intervista al cantautore Marco Chiavistrelli<p style="text-align: center;"><b><br />di Antonella Ricciardi</b></p><p>Intervista al cantautore Marco Chiavistrelli, da decenni impegnato nel sociale, spesso accanto a molti dei nomi più validi del panorama musicale italiano, su alcune delle tematiche che gli stanno più a cuore. Da tempo, infatti, il suo ispirato talento è al servizio di nobili ideali, per i diritti di tutti, e soprattutto sociali, oltre che per un modo libero da discriminazioni, ed invece equosolidale, ambientalista, pacifista. Artista poliedrico, completo, le sue sonorità variano dal folk al rock, dal blues al gospel, ai ritmi mediterranei. </p><p>Particolarmente sensibile al mondo delle carceri, sovraffollate soprattutto di emarginati, Marco Chiavistrelli ha dedicato numerose canzoni a detenuti: ad esempio, a Carmelo Musumeci, uno dei pochi ad essere usciti da un ergastolo ostativo, che ha conseguito tre Lauree, e non ha dimenticato i suoi compagni di sventura: aiutarli è la sua missione di vita; a Ramona Cortese, una detenuta inerme e con molte problematiche, trovata impiccata in circostanze oscure; ad Alfredo Cospito, anarchico al 41 bis ed in situazione ostativa (solo di recente Corte Costituzionale e Cassazione hanno riconosciuto non debba avere l'ergastolo), per atti dimostrativi contro rappresentanti del potere: una figura che ricorda quella del Bombarolo di un altro cantastorie, il celeberrimo, l’anarchico, pacifico e poetico, Fabrizio De Andrè, che lo definiva "Se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato", soprattutto rispetto ad un certo potere che non si metteva in discussione. Alfredo Cospito aveva sostenuto uno degli scioperi della fame più lunghi della storia, circa sei mesi, contro il 41 bis ed in generale il carcere ostativo, sostenendo di attuarlo non solo per lui, ma anche per gli altri, poiché, affermava, “ci sono mafioso anziani e malati, che non uccidono più”. Sciopero interrotto solo dalla possibilità di non essere più condannato all’ergastolo. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsnPX96o59c2OHw38cITd-JqZuTLW2Xibrw-seTR3aqPgFsWvlmNhFGZmoNxzUyvb8Q6Aehuu8DPWgLPHjIEMXcioXSHXGu69fDsG0cJU2RsVR-hWSyhabk_xb3mrmOuLfq6_YRERmJrbRzLzwAkzlAEgC4TULkvy80_ZtvHmeK7rTlXVbTVQJ2OGjzux8/s2362/R.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2362" data-original-width="1771" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsnPX96o59c2OHw38cITd-JqZuTLW2Xibrw-seTR3aqPgFsWvlmNhFGZmoNxzUyvb8Q6Aehuu8DPWgLPHjIEMXcioXSHXGu69fDsG0cJU2RsVR-hWSyhabk_xb3mrmOuLfq6_YRERmJrbRzLzwAkzlAEgC4TULkvy80_ZtvHmeK7rTlXVbTVQJ2OGjzux8/w240-h320/R.jpg" width="240" /></a></div><p></p><p><span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Nell'intervista, Marco Chiavistrelli si concentra su una delle sue più recenti canzoni, <b>la Ballata di Francesco Di Dio</b> (<a href="https://www.youtube.com/watch?v=m_sNQ1zSp0Y" target="_blank">si può ascoltare qui</a>), ispirata alla storia vera di un detenuto siciliano, un tempo strumentalizzato dalla Stidda per la sua tossicodipendenza, che lo aveva utilizzato in uno scontro con giovanissimi di Cosa Nostra, che a loro volta avrebbero potuto ucciderlo; Francesco era morto, nel 2020, in circostanze dolorose ed oscure in una cella del carcere di Opera: una canzone da brividi, dalla bellezza struggente e convincente, nel suo ripercorrere, come in un film, la tragica vicenda di Francesco, indotto a deviare per circostanze sociali sfavorevolissime, e poi, senza riguardi per la Costituzione italiana, vittima di un carcere disumano: gli erano stati negati perfino gli arresti ospedalieri, in un centro esterno al carcere, che la direzione del carcere aveva il potere di stabilire. Mai la stessa direzione del carcere aveva chiarito, dopo la morte, i segni inquietanti sul corpo (arrossamenti, lividi) in modo inequivocabile, data la distruzione della videosorveglianza, con la motivazione che fosse stata richiesta in ritardo, ma è documentato che fosse stata correttamente richiesta entro i tre mesi previsti dalle normative. Viene efficacemente chiarito quanto il caso di Francesco Di Dio sia uno dei più dolorosi di una questione più generale, quello della detenzione senza attenuazioni, ostativa, che è stata difesa trasversalmente da un sistema di potere che, inizialmente, poteva avere varato queste misure quasi di guerra di fronte al culmine degli attacchi alle istituzioni del 1992, ma che successivamente pare non essere interessato ad uscire da misure di emergenza, oltre il periodo di piena emergenza, nei fatti rafforzando solo dei propri poteri, oltre misura. Ricordiamo che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si era detta "orgogliosa del carcere ostativo", mentre vari dirigenti del PD hanno espresso la posizioni che non si debba toccare il 41 bis, strumento di ostatività, nonostante alcune singole posizioni di non indifferenza assoluta verso i detenuti (alcuni parlamentari del partito erano andati a trovare l'anarchico Alfredo Cospito, detenuto appunto in regime di 41 bis). Tuttavia, lo stesso governo Meloni, nel dicembre 2022, era stato costretto a varare una nuova legge, che abolisce l'ostatività obbligatoria in caso di non collaborazione con la giustizia, e, pur tra alti "paletti", lascia ai magistrati di decidere caso per caso per possibili attenuazioni della pena: decisione obbligata, dopo che le più alte Corti d'Europa e d'Italia avevano stabilito la non equità e non costituzionalità dell'ostatività assoluta. In questi anni, quindi, qualcosa si è mosso, ma ancora molto c'è da fare, con una maggiore conoscenza: molti che sostengono "automaticamente" il 41 bis, spesso neanche ne conoscono aspetti non difendibili sul piano del principio di riabilitazione, sancito dall'articolo 27 della Costituzione italiana: ad esempio, che perfino il lavoro venga ostacolato, che il libri inviati da privati vengano sistematicamente bloccati ed altre privazioni ingiustificabili, che nulla hanno a che fare con l'impedire eventuali collegamenti deviati. Francesco Di Dio era stato 10 anni al 41 bis, cioè nella Massima Sicurezza, ed altri 20 in Alta Sicurezza 1, sempre in situazione ostativa. Una vicenda da non dimenticare, considerando anche che il livello di civiltà di un Paese, davvero, emerge anche dallo stato delle proprie prigioni. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1UV-RpS5ly8idfDvTyBzgu5dDJ8zevC4UAGcZoM5CQClRoDIcYersN8mdLwT-bNOb9TcotoRhHJJykdrdYLNCaka1qwwCUsQpt_WCUfvQtqN6GRUU2OQrSoxd7eTLtrhbYCyuCauO4ktePY-vJw3BVIyIF2N6wAV3RCAznN8mB8jhkHD92eHBRuGlnL5O/s308/cd.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="173" data-original-width="308" height="173" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1UV-RpS5ly8idfDvTyBzgu5dDJ8zevC4UAGcZoM5CQClRoDIcYersN8mdLwT-bNOb9TcotoRhHJJykdrdYLNCaka1qwwCUsQpt_WCUfvQtqN6GRUU2OQrSoxd7eTLtrhbYCyuCauO4ktePY-vJw3BVIyIF2N6wAV3RCAznN8mB8jhkHD92eHBRuGlnL5O/s1600/cd.JPG" width="308" /></a></div><br /><p></p><p><b>1) Premetto che sei autore di musica e testo di una canzone particolarmente bella e struggente: La ballata di Francesco Di Dio sulla vicenda intensamente drammatica di un giovane prima strumentalizzato da un sodalizio mafioso, la Stidda, anche perché tossicodipendente, poi vittima di un sistema carcerario disumano. Quali sono gli aspetti di questa storia che ti hanno più colpito?</b></p><p>Ho scritto la canzone di getto, leggendo alcuni articoli, tra i quali il tuo. Mi ha colpito subito la trasparenza con cui si vedeva l'ineluttabilità di una storia dove, accanto ad alcuni errori personali anche gravi, si notava la preparazione, quasi un'autostrada veicolante, verso un orizzonte di carcere. Acque paludose come ambito dove striscia la mafia, che funge da modello culturale in assenza clamorosa dello Stato, dello sviluppo, della società funzionante. Giovani, piccoli uomini armati, usati dai boss, soltanto manovali del crimine mafioso, spesso con problemi di droga, allo sbaraglio, al macero, al macello… a chiunque va comunicato questo messaggio: vieni macellato come un animale, a 18 anni sei già all'ergastolo senza fine. Fai decenni di 41 bis e sicurezza speciale, evirato di ogni istinto umano e culturale, annullato nella tua umanità e curiosità, separato da tutto e tutti, e dove? In una tomba sarcofago murario di 3 metri per 2, dove passi 22 ore a e mezzo al giorno per anni e anni, in solitudine claustrofobica. Pochi minuti d'aria con 2 persone in un cubicolo verticale cementizio di pochi metri, con rete acciaiosa sopra. Stroncato nel corpo e nella mente, demolito come membra, ucciso come psiche. Poi le malattie e il rifiuto di darti cure e della pietà stessa. E dopo 30 anni di questo inferno democratico magari vieni ucciso perché hai preso coscienza dei tuoi diritti umani e ti sei iscritto ad associazioni che lavorano sul carcere e quindi disturbi. Troppo. Impossibile non scriverci una canzone che renda giustizia a una vittima della tortura di Stato. Ho scritto un brano folk di pura denuncia ritmata, sulla scia dei grandi cantautori folk di protesta, un brano asciutto, scheletrico, volutamente scarno che cercasse il racconto drammatico. Spero di esserci riuscito.</p><p><b>2) Il drammatico vissuto di Francesco Di Dio ha certamente un significato che va oltre l’aspetto individuale, è una vicenda emblematica, altamente simbolica. Con la canzone al riguardo, quali sono i messaggi che più hai voluto trasmettere, per comprendere di più certe vicende e magari cambiare le cose?</b></p><p>Ho voluto trasmettere l'universalità, l'aspetto sociale della cosa, la provenienza di cause economiche, ecosistemiche nel metterla in moto. Francesco mostra all'inizio da giovanissimo il sentimento umano certo, quasi biblico, di perdersi, di smarrire la strada e di finire punito senza pietà, altro che rieducazione, cura, seconda opportunità. Ci sono le assenze di sbocchi positivi all'esistere e le mancanze di alternative alla cultura mafiosa che fa da cardine nel vuoto dello sviluppo, le trame del demonio-mafia che spinge, sorregge in assenza dello Stato, vivo e protagonista, il vuoto assoluto della società civile, le connivenze anzi col castello mafioso. Ti dico due cifre da far leggere a chi parla di delinquenti come mele marce e genie cattive, dna quasi devianti a livello personale e soggettivo, senza cause esterne, frutto di casualità sociale: il 90% dei carcerati proviene da quei 6 milioni scarsi di esseri umani che vivono sotto la soglia di povertà. Significa che di 55.000 detenuti 50.000 sono poverissimi. Significa che gli altri 60 milioni di individui producono 5000 detenuti. Significa che se hai un quartiere povero di mille persone, 10 finiscono in carcere. Mentre un quartiere ricco o almeno non povero di 10.000 persone sforna un detenuto. Significa che in carcere ci sono 1000 laureati, il 2% ma sono il 20% nella società, altro che indole soggettiva, dovrebbero essere 10.000 se ogni ceto fosse equamente e casualmente rappresentato. Che ci sono 8000 diplomati, il 15% ma nella società sono il 60%, dovrebbero essere il quadruplo, 32.000 in galera, se le cause del delinquere fossero soggettive. Significa che i meridionali sono il 23% degli italiani ma il 42% dei carcerati. Non c'entra la provenienza geografica ma la maggiore povertà. Che gli stranieri, i profughi gettati per strada, sono l'8% della popolazione ma il 35% dei carcerati, non perché neri, ma sempre perché spinti ai margini e poveri in canna. Significa che il 90% dei carcerati era disoccupato prima dell'entrata. Naturalmente in questo scenario si capisce che i reati delle classi più abbienti che a loro modo delinquono eccome, truffa finanziaria, esportazione di capitali, corruzione, grandi traffici illegali, grande evasione fiscale, offesa all'ambiente, assenza di misure di sicurezza sul lavoro, tanto per fare alcuni esempi, non vengono quasi mai perseguiti, o finiscono nelle mani abili e spregiudicate di costosissimi avvocati che rimediano sempre sentenze favorevoli o prescrizioni. I ricchi poi non vanno in custodia cautelare i poveri sì. Significa poi che in Italia il 35% è in carcere per droga, ma in Europa solo i 15%. Qui si punisce lì si cura. I poveri e poverissimi, gli analfabeti, chi ha studiato poco, gli emarginati, i tossicodipendenti, i piccoli spacciatori di marijuana, i fragili dal punto di vista psichiatrico, finiscono in prigione. La mia canzone vuol far capire che l'emarginazione, la mancanza di modelli positivi, della scuola formante, porta al crimine, la maggior parte poi si tratta di piccoli reati, per bisogno, per non cultura, per mancanza di alternative sociali.</p><p><b>3)<span style="white-space: pre;"> </span>Più volte ti sei dedicato ad intense canzoni per il rispetto dello Stato di Diritto verso i detenuti e per percorsi di giustizia riparativa; ricordo, tra le varie, anche quelle su Carmelo Musumeci, che ha conseguito tre Lauree in un percorso di evoluzione, e per l’anarchico Alfredo Cospito, la cui pesantissima situazione detentiva aveva fatto scalpore. Quanta parte ha la denuncia sociale, in tutto ciò? Molte volte, dietro certe situazioni, ci sono poteri non sempre con “le carte in regola…”</b></p><p>Con Carmelo Musumeci facciamo un incontro tra musica e parole. Ho scritto alcune canzoni sulle sue storie, come Canzone per un ergastolano, Nino e Maria Luce, l'incontro si chiama Autostrade per il carcere, ovvero il destino già segnato che da miseria, ignoranza culturale, emarginazione sociale, disastro economico, porta al carcere. Che poi si reitera a 70% di recidiva, 20% soltanto dove si svolgono misure alternative e rieducative. Per Cospito ho scritto una canzone che poi è una invettiva contro il 41 bis. La denuncia sociale è fondamentale, pensa al caldo torrido ormai di ogni estate col riscaldamento climatico: le prigioni divengono gironi infernali dove veri dannati scoppiano di dolore, di tragedia, di sofferenza. Il sovraffollamento è bestiale, lo spazio calpestabile drammaticamente piccolissimo, le attività extra cella pochissime, la doccia se c'è e non è guasta si fa raramente, le celle anguste paiono squallidi allevamenti di animali umani. Lo stato somministra dolore senza pietà, senza ragione logica, per puro senso sadico, pensa alle inferriate, alle sbarre, al cemento ovunque, cose che si surriscaldano in modo bestiale, a universi senza verde, a docce poche o che non fanno, a ventilatori completamente assenti. Pensa a come resistiamo con fatica noi al nuovo caldo del riscaldamento climatico, loro, i detenuti, come faranno? In quell'universo barbaro di ferro fuoco sole e cemento, di corpi addossati e sporchi, maleodoranti, che finiscono per odiarsi per la propria presenza ingombrante per l'altro? Pensa quanta violenza si genera! Pensa a scendere dalle brande a turno perché non c'è spazio calpestabile, all'orrore sadico di questa ristrettezza. Pensa che in un Paese che permetteva la tortura una delle più repellenti era il toast: mettere il disgraziato tra due pareti di ferro o di cemento e lasciarlo cuocere al sole tropicale. Ormai siamo anche noi ai tropici e nelle celle del 41 bis, degli isolamenti, o nei tuguri dove si ammassano i detenuti nelle celle comuni, l'effetto toast è garantito: in democrazia proclamata. Occorre cambiare al più presto, svuotare le carceri dai reati minori, dando sanzioni amministrative (l'85% in Germania), pene alternative, fondate sulla rieducazione, e per i reati gravi, a una ricerca ufficiale di stato non più del 15%, dare comunque ambienti umani e cifre di rieducazione pur nella privazione della libertà individuale. In Europa, assistenti, psicologi, educatori, animatori, medici, allenatori allo sport e al lavoro, infermieri, psichiatri sono molto numerosi in carcere, in Italia hanno percentuali comiche, il personale è praticamente tutto, perlopiù, di guardia e repressione. Guardie, sbarre, cemento claustrofobico e detenuti poveri, polli da allevamento. Siamo rimasti al carcere orrido dei secoli passati, indietro di un secolo. Lo Stato reprime opprime somministra dolore, e nella storia di Francesco c'è poi l'assurdo dei boss mafiosi che si pentono e escono di prigione, ma che hanno soldi e truppe per difendere i parenti e se stessi dopo il pentimento. Mentre i picciotti, i manovalini della mafia che non hanno soldi, potere, informazioni, non possono pentirsi e fanno 30 anni di galera tra 41 bis e isolamento, e alla fine vengono probabilmente uccisi come Francesco che aveva preso coscienza dei suoi diritti, e è finito ammazzato nell'ora di pranzo, con lividi e tracce di soffocamento causato, con le riprese delle telecamere che sono misteriosamente scomparse. Verrebbe da dire la vendetta dello Stato e la giustizia di classe, su base economica. Esce chi ha soldi, soffre chi non li ha.</p><p><b>4)<span style="white-space: pre;"> </span>Che accoglienza hanno trovato, solitamente, le tue canzoni per i detenuti, sul caso di Francesco Di Dio e non solo? Quanto è consapevole la società civile su certe scottanti tematiche?</b></p><p>Purtroppo non c'è una grande sensibilità sui problemi della sofferenza in carcere, pensa che il Pd che dice di rifarsi alla Costituzione e alla storia di diritti del movimento operaio e democratico, difende in modo proclamato il 41 bis la tortura di stato, la tomba muraria, il sarcofago per 22 ore al giorno. Una ignominia. L'ode alla claustrofobia democratica. E in genere si parla che “quello se l'è cercata”, che il crimine è soggettivo, che “vanno in carcere ed escono subito” (io ho trovato tutti casi che si fanno tutta la pena e durissima). Ci saranno errori in tal senso ma il grosso delle pene è inferto in modo bestiale e disumano in condizioni esistenziali e spaziali tremende, non a caso la Corte Europea ci sanziona di continuo per carceri sovraffollate, solo repressive con componenti di tortura oggettiva. Sì ci sono belle realtà di sensibilizzazione, e un'opinione pubblica in rete che apprezza moltissimo le mie canzoni. Ma ci sono masse di persone che non sanno nulla del carcere e di come ci si vive. Per gli ignavi voglio raccontare una storiella tratta dai testi ufficiali di sociologia: nella Scozia degli anni passati si poteva fare un esperimento sociale così, impensabile oggi. Due gemellini identici, non li distingui, abbandonati alla nascita. Si dà in adozione uno a una famiglia ricca e borghese, l'altro a una famiglia sottoproletaria ed emarginata. A 15 anni si osservano. Il primo è il fiorente rampollo della borghesia, bravo a scuola, con belle frequentazioni, fa corsi, attività, belle amicizie. Per lui un orizzonte di successo scolastico e prosperità. Il secondo lo si trova già fallito a livello scolastico, già buttato sulla strada, poverissimo, già preda di ambienti marginali e di frequentazioni pericolose. Per lui un orizzonte fosco, col carcere come presenza inquietante in prospettiva, e un'esistenza emarginata.</p><p><b>5)<span style="white-space: pre;"> </span>Da anni il tuo lavoro artistico, sempre a favore degli ultimi, per un mondo più equo e solidale, ambientalista, pacifista, ti ha visto impegnato accanto a grandi gruppi e famosi artisti, tra cui Francesco De Gregori, Franco Battiato, gli Area, Edoardo Bennato, Alan Sorrenti ed altri. Quali di queste esperienze sono state più significative e perché?</b></p><p>Vengo dagli anni ‘70, da un'attività concertistica e musicale straordinaria: in quel periodo, ho pure cantato con Guccini, Venditti, Gaslini, Tony Esposito, Napoli Centrale e tantissimi altri, quella stagione ha visto presenze di massa, movimenti sugli scudi, ricordo il festival di Licola davanti a 50.000 persone, fantastico, cantai mezz'ora. Palazzetti dello sport pieni, teatri bellissimi. Una tournèe con gli Area, una con Giorgio Gaslini, il Teatro Operaio… Poi ebbi incomprensioni col manager che mi proponeva e tutti i contatti andarono perduti. Così, dopo un periodo di pausa, reiniziai quasi da capo nei decenni successivi, con un genere personale di liberazione profonda e ricerca della libertà interiore specialmente rompendo i condizionamenti degli altri, dei valori dominanti, delle menti che tolgono spazio ad altre menti. E poi ancora, specie nel nuovo secolo, una ripresa di ispirazione e contatti coi temi immensi ed eterni del razzismo, dei migranti, dell'Africa, della madre terra snaturata e aggredita, della violenza sulla donna e in genere dell'oppressione di tutte le nostre componenti più sensibili delicate e profonde, e poi il carcere, la lotta agli imperialismi violenti di ogni colore. Qui ho cantato con tutte le nuove leve della canzone impegnata, ad es. ho aperto un concerto ai Nomadi. Ho cantato per 10 anni in Piazza Alimonda il 20 luglio per ricordare Carlo Giuliani e i massacri del G8 e un mio pezzo compare in una compilation coi Subsonica, i Modena City Ramblers, i 99 Posse. Sono orgoglioso poi di aver scritto La Cooperativa vapordotti una canzone memoria su una piccola cooperativa quasi estinta dall'amianto, 18 su 20 operai deceduti per mesotelioma da asbesto e 2 malati. Dimenticati e scomodi, invitati a nascondersi da morti e da malati, perché ricordano, nella verde toscana e nella geotermia green, la presenza di 12.000 tonnellate di amianto e di ingombranti morti da dimenticare. Ho dato voce a questo dramma, ne vado davvero fiero, e cantato spesso con uno dei due sopravvissuti sul palco a cantare con me, un po’ in tutta Italia. Davanti ai dirigenti Enel e alle istituzioni chiedevo la parola e poi invece tiravo fuori la chitarra e cantavo, con gli operai che dopo insorgevano. Ho scritto tante tantissime canzoni su questi temi sociali collegato a movimenti, onlus, associazioni, comitati di base, comunità sociali, centri per migranti come quello di Don Biancalani a Vicofaro-Pistoia dove ho cantato 4 volte, associazioni culturali che lavorano sul carcere.</p><p><b>6) Puoi esporci alcuni dei tuoi progetti futuri e soprattutto quale sia il senso che li accomuni?</b></p><p>Sto mettendo molto materiale sul carcere su Spotify con la Radici records che mi segue. Temi l'ergastolo ostativo, una ragazza, Ramona, uccisa in carcere e altre storie anche poetiche di caduta e resurrezione. Poi un cd con Giusi Campioni per la quale ho scritto una canzone per il figlio Matteo Iozzi, bullizzato nella vita e fatto morire tra insipienza e brutale superficialità in una comunità della Papa Giovanni XXIII dove cercava di dimagrire. In progetto qualcosa sulla Sindrome di alienazione parentale, con Umberto Baccolo e Elisa Torresin di Nessuno tocchi Caino, ovvero su quella tendenza, una sorta di controrivoluzione, a togliere i bambini alle madri in situazione di separazione, tacendo sulla violenza e irresponsabilità dei padri a monte. E poi desidero continuare a cantare, scrivere, postare video sempre sulla violenza contro gli ultimi e sulla tendenza umana a costruire sfruttamenti, oppressioni, umiliazioni, repressioni, disuguaglianze e ingiustizie, a generare razzismi e emarginazioni. Ho scritto nell'ultimo periodo, anche molte canzoni, quasi buffo a dirsi, contattato appositamente da persone che volevano non morisse una storia di violenza o di ingiustizia. Si potrebbero quasi dire canzoni su richiesta. Mi piacerebbe certamente tornare ad avere una visibilità maggiore, anche se mi rendo conto di far un genere per certi versi scomodo, anche se ho molte canzoni come dire esistenziali e di stampo puramente personale e poetico. Penso che fino a che ci saranno situazioni di ingiustizia ci sarà una mia canzone a denunciarne la disumanità e anche a svelare, sotto il segno di razionalizzazioni di comodo, il segno e gli interessi particolari di qualche potere concretissimo e affamato di autoaffermazione. Sì scriverò sempre canzoni di denuncia, non posso farne a meno è più forte di me. Un mio amico mi dice da sempre “faresti successo a scrivere canzoni normali”. Ma le mie canzoni sono normali, denunciano normalmente le normali ingiustizie e carognate del nostro mondo…normale. </p><p><b><i>LA BALLATA DI FRANCESCO DI DIO</i></b></p><p></p><blockquote><p> Mi chiamo Francesco e sono una persona</p><p>un giorno ho sbagliato ma anche Dio ti perdona,</p><p>un giorno l'ho ucciso chi mi stava sparando</p><p>18 anni solo picciotto per sbaglio.</p><p> </p><p>Sì persi la strada tra droga e violenza</p><p>sembrava che il mondo non potesse farne senza,</p><p>crudele il destino di un mondo sparato</p><p>che vive un po' ai margini quasi abbandonato.</p><p> </p><p>Così persi libertà così persi umanità,</p><p>gettato nel vento in un carcere dentro</p><p>30 anni son tanti in isolamento.</p><p> </p><p>E le onde scorrono nel golfo di Gela,</p><p>le zie mi accarezzano è dolce la sera,</p><p>ma il futuro mancava sotto il cielo impazzito,</p><p>mi dettero un'arma e il destino è servito.</p><p> </p><p>Ma i boss appena presi divennero pentiti</p><p>avevano fuori uomini a difendere i loro amici,</p><p>e a noi disperati del crimine truppa</p><p>rimase la cella che il mondo avviluppa.</p><p> </p><p>E gli anni passavano in carcere estremo</p><p>bollato di mafia trattato con veleno,</p><p>io solo un picciotto manovale ingenuo</p><p>c'è l'acqua pian piano dentro le tue vene.</p><p> </p><p>Così persi la mia vita a 18 anni già finita,</p><p>ti penti davvero nel cuore lo senti</p><p>la legge ti incrina per lei non sei niente.</p><p> </p><p>E il corpo non resiste il corpo si ammala,</p><p>il sangue non circola e si ferma brutale</p><p>e piangi disperato con tutti ti lamenti</p><p>rimedi soltanto sarcastici commenti.</p><p> </p><p>Ma alla fine vince e ti aspetta la cancrena,</p><p>qualcuno si ravvede forse gli fai pena,</p><p>ti amputano il piede ma son piene le vene,</p><p>hai un morbo tremendo nel cuore va la rena.</p><p> </p><p>C'è dal carcere all'ospedale,</p><p>lì la zia ti vuol mandare,</p><p>ma no il direttore risponde cattivo</p><p>forse non gli importa se sei morto o sei vivo.</p><p> </p><p>E ha mille colori il golfo di Gela</p><p>ragazzi impazziti si sparano a sera,</p><p>e il tramonto si tinge di morte e di sangue</p><p>la mia vita in un attimo si spegne e poi piange.</p><p> </p><p>E hai mille dolori hai mille pensieri</p><p>dimentichi presto i ricordi di ieri</p><p>e hai fatto 30 anni sai la fine dei tuoi giorni,</p><p>ergastolo ostativo indietro non torni.</p><p> </p><p>E un giorno ti trovano morto nella cella</p><p>in quella bara aperta in quella tomba scoperta,</p><p>in quel loculo di metri povero e chiuso</p><p>la tua dolce zia non ti ha dato un saluto.</p><p> </p><p>Son spariti video e riprese</p><p>lividi ovunque sul corpo steso,</p><p>pressione sul petto ti han soffocato</p><p>oh sembra proprio un omicidio mascherato.</p><p> </p><p>Mi chiamo Francesco e vengo da Gela</p><p>se volete farlo dite una preghiera,</p><p>mi han preso a 18 anni una vita intera</p><p>i boss sono fuori io una vita in galera,</p><p> </p><p>ma lo scriverò ovunque lo incido nel cielo</p><p>“qualcuno mi uccise questa è storia vera”</p><p>“qualcuno mi uccise questa è storia vera”.</p></blockquote><p></p><p><br /></p><p>La canzone, completata da un espressivo video,<a href="https://www.youtube.com/watch?v=m_sNQ1zSp0Y" target="_blank"> si può ascoltare qui</a>:</p><p><br /></p><div><br /></div>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-75518612600521654972023-09-12T12:15:00.005+02:002023-09-12T12:18:36.394+02:00Lettera dal carcere di Viterbo<p> Sono 112 le persone morte in carcere dall’inizio dell’anno, 50 per impiccagione o per avere inalato gas, 62 per altre cause. E le responsabilità dello Stato, dell’Amministrazione penitenziaria e di chi (sistema sanitario compreso) deve assicurare il diritto alla salute continuano a ed essere ignorate. Per noi di Voci di dentro le morti negli istituti di pena <b>NON POSSONO ESSERE DEFINITI SUICIDI</b>. Ecco la lettera aperta inviata dal carcere di Viterbo alla direttrice Anna Maria Dello Preite dopo il malore e la morte di un detenuto e il tentato suicidio di un altro.</p><p></p><blockquote><p><span style="color: #0b5394;">Lettera aperta </span></p><p><span style="color: #0b5394;">alla c.a. della direttrice Lo Preite del c.c. Viterbo </span><span style="color: #0b5394;">e pc a Ministero della Giustizia, a </span><span style="color: #0b5394;">presidente della Repubblica e del CSM, e alla </span><span style="color: #0b5394;">Corte Europea del diritto dell’uomo a Strasburgo </span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8vo8mEjFLFh4pu2pv1xl3WG3KLsZMi89bfb3VO36x9whpPzUaq_823fnZSqE6JlChI5fyVeLGm0oN-JC9cws7d7fhy2v1sw2ys4c_4avxnilgMu4PUSLBdBylc3KhB5ffMom6et5ly7CpXT2C-Hfyq2VLeFJCe9T1beuXD1eO-CqNJb3IpNE805qeksz2/s895/Cattura.JPG" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="895" data-original-width="684" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8vo8mEjFLFh4pu2pv1xl3WG3KLsZMi89bfb3VO36x9whpPzUaq_823fnZSqE6JlChI5fyVeLGm0oN-JC9cws7d7fhy2v1sw2ys4c_4avxnilgMu4PUSLBdBylc3KhB5ffMom6et5ly7CpXT2C-Hfyq2VLeFJCe9T1beuXD1eO-CqNJb3IpNE805qeksz2/w306-h400/Cattura.JPG" width="306" /></a></div><span style="color: #0b5394;"><b>Egregia direttrice Lo Preite chi scrive sono i detenuti della sezione che nei scorsi giorni hanno intrapreso uno sciopero pacifico per solidarietà ad un detenuto della stessa sezione che da 3 giorni vomitava sangue e non veniva visitato. Abbiamo chiesto un confronto con lei e non rispondendoci ci ha costretti a non rientrare nelle celle affinché non fosse stato visitato il detenuto. In 2 anni di mandato ha trasformato questo carcere in uno staliniano gulag “da dove si entrava vivo non era certo di uscire nella stessa modalità”. Lei ha rifiutato il confronto preferendo troneggiarsi nella vetrina offerta dalla messa in carcere del vescovo. Con la nostra protesta chiedevamo soprattutto il rispetto del diritto alla salute, curarci, diritto negatoci dalla mancata volontà e competenza di alcuni sanitari incaricati. La bontà della nostra protesta ha purtroppo ricevuto conferma dagli eventi successivi ed è stata punita trasformandoci per sua decisione da detenuti in prigionieri. Questa prigionia ha provocato un tentativo di impiccagione (salvato dal pronto intervento del suo compagno di cella) e un decesso nella serata del venerdì 8 settembre. La morte del detenuto Imran, bengalese che veniva segnalato durante il confronto con la comandante come persona ammalata e non curata, è stata classificata come “naturale” ma noi riteniamo che con le adeguate cure pretendenti poteva essere salvato!!! Tra l’altro il detenuto defunto aveva un residuo pena di pochi mesi e di certo non poteva essere considerato socialmente pericoloso ma purtroppo è noto che a Viterbo i benefici della legge non vengono quasi mai applicati. Segnaliamo inoltre che ci sono i detenuti non curati a partire da problemi di denti, con pus compreso sino a prostate ingrossate e rigurgiti di sangue dallo stomaco. Lei direttrice, evidentemente non è interessata ad occuparsi del benessere e della salute dei detenuti, si ci ha inviato la comandante, degna persona ma sprovvista dei poteri relativi alle nostre richieste. Ad oggi noi “prigionieri” puniti, speriamo che chi di dovere abbia ad intervenire in una conclamata situazione al di fuori di ogni standard europeo e di umanità. Esprimiamo comprensione nei confronti del personale di custodia, vittima come noi di un sistema malato o, meglio, mal gestito. Con la speranza che tutto non venga messo a tacere mediante i soliti trasferimenti di detenuti diventati testimoni e comunque scomodi. Inverosimilmente abbiamo saputo che venerdì 8 settembre 2023 ci è stata negata assistenza legale impedendo all’avv. di vederci.</b></span></blockquote><p><span style="color: #0b5394;">(a seguire le firme di un trentina di detenuti) </span></p><p></p><p style="text-align: right;"><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;"> </span><span face="Calibri, sans-serif" style="font-size: 11pt;"> <br /></span></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-74598784424904005792023-08-16T10:21:00.003+02:002023-08-16T10:21:53.672+02:00il carcere è pena alla sofferenza... fino alla morte<p style="text-align: center;"><b>COMUNICATO DI VOCI DI DENTRO</b></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"></p><blockquote><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tre persone erano in sciopero della fame, 44 hanno usato
bombolette del gas o lenzuola, 53 sono morti per altre cause: dall'inizio
dell'anno a oggi, sono cento le persone per le quali la pena del carcere è
stata una pena di morte. Una pena di morte in un paese dove era stata bandita
nel 1889 (con l’eccezione nel periodo fascista) e nei fatti cinicamente
reintrodotta nel silenzio generale all’interno di strutture escluse da ogni
controllo democratico e dove domina un sistema dispotico. Strutture che sono
diventati luoghi di segregazione di persone sofferenti, vittime di disagi
sociali ed economici e resi dipendenti da farmaci e sostanze. Persone alle quali sono stati
tolti i diritti fondamentali di ogni persona come il diritto alla salute, il
diritto alla parola eccetera.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vittime. Come vittime sono state quelle 86 morte “suicide”
lo scorso anno. Nient’altro che
vittime. Ignorate prima di finire in carcere e ignorate dopo, dentro quelle
celle fatiscenti e putride dove la pena è privarle di affetti, amori, lavoro, e
infine della vita stessa. Già un anno fa titolammo il numero di settembre di
Voci di dentro “Non chiamateli suicidi” e facevamo riferimento al caso di
Donatella Hodo trovata senza vita a Montorio. Lo ripetiamo oggi: non sono
suicidi, troppo facile imputare tutto alla soggettività, quando ci sono
evidenti, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>chiare e precise
responsabilità: nelle morti in carcere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>c’è
uno Stato che non ha rispettato le leggi e non ha rispettato la Costituzione. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E intanto, di nuovo, mentre fioccano le solite frasi di
circostanza, e appaiono articoli di giornali, riprese e servizi Tv, mentre
politici e ministri riciclano vecchie e inutili idee (addirittura le caserme)
il tempo passa e nulla cambia se non la solita chiacchiera e propaganda:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ennesima conferma che il carcere è solo luogo
concentrazionario e di segregazione. E dove si muore perché il sistema carcere
(ricordiamolo, a monte c’è sempre un codice Rocco del 1930 e un sistema penale
rimasto carcerocentrico) questo produce: cioè, trasforma migliaia di persone in
devianti, poi in criminali da incarcerare, quindi in psichiatrici anche loro da
incarcerare.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tre persone erano in sciopero della fame, 44 hanno usato
bombolette del gas o lenzuola, 53 per altre cause… per tutte le altre 57 mila persone detenute, il carcere è pena alla sofferenza... fino alla morte.</p></blockquote><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><o:p></o:p></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-64758372450731013942023-08-14T11:19:00.002+02:002023-08-14T11:20:45.733+02:00Carcere e suicidi. E lo Stato sta a guardare<p> </p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center; text-indent: 11.35pt;"><b><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">di ANTONELLA LA MORGIA</span></b></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"><i>(Vicedirettore Voci di dentro, membro del Direttivo dell'Associazione)</i></span><span style="font-size: 12pt; text-indent: 11.35pt;"><i> </i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Puoi essere preso a calci e botte. Avere
lesioni e traumi che ti portano alla morte, mentre dovresti essere assistito e
curato proprio in quanto è lo Stato a prenderti in carico, anche quando tutto questo
avviene perché sei in carcere. Eppure diranno, come hanno detto di Stefano
Cucchi, che sei morto per arresto cardiaco. E ci vogliono una sorella
coraggiosa e anni di processi per stabilire che la tua morte è stata
conseguenza di quelle botte.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Puoi rifiutare il cibo, perché in
carcere lo sciopero della fame è l’unica forma di protesta non violenta che ti
rimane, quando senti che proprio quello Stato che ti ha giudicato e punito,
secondo Costituzione, non c’è. O non ce la fa ad esserci. Ad ascoltarti. Ad
aiutarti. E invece dovrebbe accompagnarti in un percorso di consapevolezza e
rieducazione, essere questo il senso della pena non contraria al senso di
umanità, sempre secondo la Costituzione. Invece nel carcere trovi il deserto
della tua solitudine, del tempo vuoto e fine a se stesso nella ripetizione
dell’esistenza che si ferma come gli orologi che hanno le lancette immobili,
fino a quando la libertà, scontata la pena, solo in pochi casi restituirà al
mondo di fuori una persona che ha compreso il disvalore del fatto per cui è
stata condannata. Nel 75 percento dei casi quella persona commetterà ancora
reati e tornerà in carcere, sancendo così il fallimento dell’istituzione
detentiva e dei suoi fini.<span></span></span></p><a name='more'></a><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;"> <o:p></o:p></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Puoi digiunare come Gandhi, Pannella
e molti altri che scelgono questa pratica dimostrativa per opporsi a qualcosa o
qualcuno, a leggi ingiuste o governi, per rivendicare diritti o protestare per
la negazione degli stessi. In carcere se lo fai diranno, come hanno detto di
Susan John, la detenuta morta alle Vallette di Torino dopo aver rifiutato il
cibo e l’acqua e chiesto di vedere il proprio bambino, che ti sei lasciato
morire. Non è dunque sciopero della fame, non è un atto “politico”, una
disubbidienza civile e pacifica. È una tua seppur dolorosa scelta di non vivere
più. E sul mistero insondabile di quella scelta, non vanno informati il Garante
dei detenuti, i media, preventivamente allertati i parenti. Lo Stato non entra
in quel mistero. Lo Stato è fermo, come gli orologi, aspetta la tua morte. E
sta a guardare.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Come Susan John, pochi mesi fa anche
nel carcere di Augusta (provincia di Siracusa) due detenuti, Liborio Davide Zerba
e Victor Pereshchako, sono deceduti dopo settimane di sciopero della fame e la
notizia è stata data solo dopo quindici giorni dal loro decesso. Nessuna
informativa ai garanti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Poi c’è Azzurra che si è impiccata in
cella, sempre a Torino, nello stesso carcere dove Susan ha digiunato ed è morta
e a distanza di sole 24 ore. Ad agosto, l’anno scorso, Donatela Hodo nel
carcere Montorio di Verona, 27 anni, si era suicidata con il gas del fornello in
uso per scaldare e cuocere il cibo. La sua morte, e le sue foto avevano fatto
il giro dei social. L’eco delle parole del Magistrato di sorveglianza al suo
funerale sul fallimento del sistema carcere pareva aver scosso qualcosa nel
dibattito sullo stesso. Poi quell’eco sembra essersi spenta del tutto. A
parlare di suicidi dietro le sbarre sono rimasti i soliti delle associazioni
del settore.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Il problema dei suicidi dei detenuti,
secondo l’attuale Ministro Nordio, dipende da due cause: una è il sovraffollamento,
perenne mantra, ancorché dato numerico incontestabile (57.749 le persone
recluse, con 6.464 in sovrannumero rispetto alla capienza totale degli
istituti). L’altra causa è “il mistero insondabile della mente umana”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Altri e vecchi limiti invalicabili,
altri muri che la nostra memoria militare conserva, separeranno il carcere del
futuro dal resto della società, che il carcere deve continuare a non vederlo. Anche
a non considerarlo tra le priorità. Secondo Nordio, sono da recuperare le
vecchie caserme dismesse, dove i soggetti socialmente meno pericolosi tra sport
e lavoro all’aperto, avrebbero da costruirsi quella “speranza” per tornare ad essere
sani, forti ed utili alla società da cui sono stati tenuti lontani. E che
domani potrà riaccoglierli, obbedienti e disciplinati come soldati. Che importa
che non ci siano spazi per la scuola (si leggano le cifre sul livello
d’istruzione dei detenuti per farsi un’idea), il teatro, la cultura,
biblioteche e quanto faticosamente oggi avviene grazie a direttori illuminati e
un volontariato che investe sul capitale umano. Che non è solo corpo da
rinvigorire e mani operaie. E sappiamo a quali modelli, che sono stati parte di
un’educazione di regime, questa logica si ispira. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Una volta tanto anche la polizia
penitenziaria è perplessa sulla ricetta del Guardasigilli. Invoca l’aumento di
personale ma anche una formazione adeguata, perché il carcere, oltre che in
peggio (strutture, sovraffollamento) è cambiato nelle caratteristiche della
popolazione detenuta: stranieri, soggetti con problemi psichiatrici, dipendenza
da sostanze, giovani con disturbi comportamentali.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Il <i>carcere della speranza</i>, che
la speranza non uccide e riabilita nella volontà di vivere l’oggi per il
domani, era già prefigurato nella Riforma dell’Ordinamento Penitenziario della vecchia
Legge 354/1975, con al centro la persona reclusa e i suoi diritti (alla
famiglia e agli affetti, alle relazioni sociali, al lavoro, alla salute, alla
cultura e istruzione, all’attività fisica). A quel che andava migliorato dopo i
molti anni trascorsi da questa riforma ci hanno pensato giuristi, tecnici, le
circolari, gli Stati Generali dell’Esecuzione penale, le Relazioni del Garante
Nazionale e la Commissione presieduta dal prof. Ruotolo che ha lavorato a dare
indicazioni sulle criticità esistenti sotto la Ministra Cartabia. Appena un’era
fa, prima di Nordio.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">Siamo sempre scettici sulla
costruzione di nuove carceri, come soluzione al sovraffollamento. È una misura
strutturale che dovrebbe affiancarsi ad altre di natura tecnico-giuridica o di
organico amministrativo: ampliamento delle figure, enti sociali, operatori per
l’attuazione delle misure alternative, modifiche alle previsioni edittali di
alcune fattispecie penali, formazione, aumento di psicologi, mediatori
linguistici, funzionari giuridico-pedagogici, insegnanti e medici nelle carceri,
potenziamento e diverso riconoscimento del ruolo del volontariato e terzo
settore nelle attività trattamentali.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 107%;">All’indomani dei vergognosi fatti di
Santa Maria Capua Vetere, Mario Draghi, in visita come Nordio al carcere teatro
dei pestaggi ai detenuti della sezione Nilo da parte di agenti (alcuni oggi
sono indagati per reato di tortura), aveva dato per certa la realizzazione di
otto nuovi padiglioni grazie ai fondi del PNRR. Vedremo se questi fondi saranno
utilizzati e quanto costerà (ammesso che serva) riaprire le caserme. Sì, lo
chiederemo a Giorgetti, come ha detto Nordio. Il resto dei problemi farà parte
del “mistero insondabile della mente umana”.<o:p></o:p></span></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-27581608115088303382023-08-05T18:42:00.007+02:002023-08-05T18:45:27.075+02:00 Ma cosa si mangia in carcere?<p><b> <span style="font-family: inherit;">S<span style="background-color: white; color: #050505; white-space-collapse: preserve;">olidarizziamo con Gabriella Stramaccioni , già Garante dei detenuti di Roma e con la sua direzione ostinata e contraria. </span></span></b></p><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="background-color: white; color: #050505; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space-collapse: preserve;"><div dir="auto"><span style="font-family: inherit;"><span class="x3nfvp2 x1j61x8r x1fcty0u xdj266r xhhsvwb xat24cr xgzva0m xxymvpz xlup9mm x1kky2od" style="display: inline-flex; height: 16px; margin: 0px 1px; vertical-align: middle; width: 16px;"><img alt="➖" height="16" referrerpolicy="origin-when-cross-origin" src="https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/t4b/1/16/2796.png" style="border: 0px;" width="16" /></span>Ostinata perché ha raccolto i reclami dei detenuti su presunte irregolarità nel vitto e sopravvitto delle carceri di Roma, reclami rimasti prima nella polvere dei tavoli del suo ufficio.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit;"><span class="x3nfvp2 x1j61x8r x1fcty0u xdj266r xhhsvwb xat24cr xgzva0m xxymvpz xlup9mm x1kky2od" style="display: inline-flex; height: 16px; margin: 0px 1px; vertical-align: middle; width: 16px;"><img alt="➖" height="16" referrerpolicy="origin-when-cross-origin" src="https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/t4b/1/16/2796.png" style="border: 0px;" width="16" /></span>Contraria perché non è stata indebolita dalle ritorsioni e ostilità che il suo esposto alla Procura ha <a style="color: #385898; cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>determinato. Fino alla sua non riconferma dell’incarico di garante.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit;">Dopo il blitz delle Fiamme gialle a Rebibbia sono stati analizzati i campioni di cibo. Risultato: preparazioni con materie prime scadenti o riutilizzate, latte diluito con acqua e prezzi del sopravvitto (dove i detenuti possono acquistare alimenti e altro per conto loro) alle stelle.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="background-color: white; color: #050505; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space-collapse: preserve;"><div dir="auto"><span style="font-family: inherit;">Gabriella Stramaccioni ci ha raccontato di un carcere “che da solo non ce la fa” e della sua esperienza di garante (pag 22-23 <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1fey0fg" href="https://www.calameo.com/read/000342154cb87400971ac?fbclid=IwAR0Fk-eXHwuyp22gjm0E8RAVBjSylNwchW2eyayaJe4Pr2OOhDHth7xyTwo" rel="nofollow" role="link" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; background-color: transparent; border-color: initial; border-style: initial; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration-line: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0" target="_blank">https://www.calameo.com/read/000342154cb87400971ac</a>).</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit;">La questione vitto in carcere era stata anche oggetto di una nostra indagine che metteva in luce criticità e costi eccessivamente bassi per il vitto ai detenuti nelle gare d’appalto . </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3yAuBU8__NqeU3nVcnTNP7v_-v40wnzqUuT5n9EcOKGmykVBvu9jy5Vgqu22dhCM69TkLJMccI227_F-tqaWukOb8Vn34JEcWrx-Qn9RQruS789Z58ZOR6_fw2yTKXxKyxy62WltDh92RRNFwlg6Y84oL8_PH2-9RzKeYAuxWbs7-82smDjkhsCDUYo-5/s529/cop.JPG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="529" data-original-width="376" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3yAuBU8__NqeU3nVcnTNP7v_-v40wnzqUuT5n9EcOKGmykVBvu9jy5Vgqu22dhCM69TkLJMccI227_F-tqaWukOb8Vn34JEcWrx-Qn9RQruS789Z58ZOR6_fw2yTKXxKyxy62WltDh92RRNFwlg6Y84oL8_PH2-9RzKeYAuxWbs7-82smDjkhsCDUYo-5/s320/cop.JPG" width="227" /></a></div></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; font-size: 15px;">Leggi sulla nostra Rivista Voci di dentro</div><div dir="auto" style="font-family: inherit; font-size: 15px;">Ma cosa si mangia in carcere?</div><div dir="auto" style="font-family: inherit; font-size: 15px;">pagg 18-23 N 40 2021</div><div dir="auto" style="font-family: inherit; font-size: 15px;"><span style="font-family: inherit;"><a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1fey0fg" href="https://www.calameo.com/read/000342154ac3e0f5b98ad?fbclid=IwAR0OMlNhXrk7JxMbXjD1dEJZqEC7oW411elhozutFFtJtBSaE1Y1xQHIRaY" rel="nofollow" role="link" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; background-color: transparent; border-color: initial; border-style: initial; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; font-family: inherit; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration-line: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0" target="_blank">https://www.calameo.com/read/000342154ac3e0f5b98ad</a></span></div><span face="Segoe UI Historic, Segoe UI, Helvetica, Arial, sans-serif" style="font-size: 15px;"><br /></span><div dir="auto" style="font-family: inherit; font-size: 15px;"><span style="font-family: inherit;">e dal post di Gabriella Stramaccioni </span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space-collapse: preserve;"><div dir="auto" style="font-family: inherit;">[<span style="font-family: inherit;"><a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv xzsf02u x1s688f" href="https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=pfbid07z9aaRKEeGQbGDKFm6dPUPDJDsJJ25Bu9UeXk9Piidc75iFWnvK8SPE1au8S1537l&id=100014985062079&__cft__[0]=AZUR1dMoW6VMCr7JahuqLvKWC8f1uXzFfI0zUAgv96rVLibUsR_wVkjKtC3ajL9sORQVbCkxJt9bw14JgklBjppSWkQtZYE-2bJbcL_h9zPv5CO9hPJZ8vyyXwjMRrfEUe7osE_XHdXutp4z08j7i1zq7xW2rAFiJ6laBgb9jbPpjokVc4OQ0hfU0WfaVwET7vw&__tn__=-UK-R" role="link" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; background-color: transparent; border-color: initial; border-style: initial; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; font-family: inherit; font-weight: 600; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration-line: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0">https://www.facebook.com/100014985062079/posts/1740738346435651/</a></span>]</div></div>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-38290087386835237622023-08-03T09:40:00.001+02:002023-08-03T09:43:59.986+02:00<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/FcrIfVVrBBs" width="320" youtube-src-id="FcrIfVVrBBs"></iframe></div><br /><span face="Roboto, Noto, sans-serif" style="background-color: white; color: #0d0d0d; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;">Andrea Sapone di "La voce del buio" legge "Lontano dai miei figli" di Thomas Bielatowicz (testo pubblicato su Voci di dentro)</span><p></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-83851127082492900682023-07-19T10:33:00.003+02:002023-07-19T10:44:38.911+02:00Giornalismo, lo stato dell'arte<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='221' height='184' src='https://www.blogger.com/video.g?token=AD6v5dytR1gtQNE7w2uovJVk642HCDYHb9ug8Oe8DV65SuYYjh-FzyKiUz_cdG7S9liWu-HD0-kb1TBEurfghrsD7A' class='b-hbp-video b-uploaded' frameborder='0'></iframe><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='199' height='165' src='https://www.blogger.com/video.g?token=AD6v5dxc735ezMlnv8HR6T5UnCqq6RQKWDfDteTUbqaIOjmfPWndqn6AI8tKIeSTs2x5FQC9A_Qcp47Xy6bWuVxSWw' class='b-hbp-video b-uploaded' frameborder='0'></iframe></div></div><br /><div dir="auto" style="background-color: white;"><span face="Segoe UI Historic, Segoe UI, Helvetica, Arial, sans-serif" style="color: #050505;"><span style="font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;">Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo Stefano Pallotta è intervenuto al Foyer del Teatro Marrucino a Chieti alla presentazione in pubblico del nuovo Numero 48 di 𝐕𝐨𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨, il periodico nato dall’idea di creare una libera informazione su problemi e attualità, dalla guerra al carcere. Anche la guerra, come molti altri temi, non più affrontati dai media - soprattutto on line - in modo critico e approfondito, sono diventati “invisibili”. Perché la società è distratta.
“𝑬̀ 𝒔𝒕𝒂𝒕𝒂 𝒖𝒏’𝒐𝒄𝒄𝒂𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒖𝒕𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒘𝒆𝒃 𝒑𝒆𝒓 𝒊 𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒂𝒍𝒊” - ha detto Pallotta, sottolineando come l’informazione sia scaduta appiattendosi on line su contenuti leggeri, di uso e consumo veloce, ma perdendo la caratteristica non tanto di fare pedagogia sociale quanto di accompagnare i fatti con l’indagine sociologica. Indagine che la carta stampata conserva, mentre subisce una progressiva e consistente diminuzione di lettori. . </span></span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiO-qnnLWdq4llM6cEIqJTN6ANYSrD6ouL729CTcq2wgCWfM1WfkS9671rBjnE2OP48P18TxLG0vJqgAdPDEF6CVzchtL-rzTYjuSCsFfwvdyNBaxivdsVzWtfO0B59ojHHmeULuef8ey7YsXCqJVkGkWvinShODjF0TzOfAYx23cV4IqlaLYlEJSfw4nVi/s1600/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.12.53.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiO-qnnLWdq4llM6cEIqJTN6ANYSrD6ouL729CTcq2wgCWfM1WfkS9671rBjnE2OP48P18TxLG0vJqgAdPDEF6CVzchtL-rzTYjuSCsFfwvdyNBaxivdsVzWtfO0B59ojHHmeULuef8ey7YsXCqJVkGkWvinShODjF0TzOfAYx23cV4IqlaLYlEJSfw4nVi/s320/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.12.53.jpeg" width="320" /></a></div></div><span><a name='more'></a></span><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"><br /></div><div dir="auto" style="background-color: white;"><span face="Segoe UI Historic, Segoe UI, Helvetica, Arial, sans-serif" style="color: #050505;"><span style="font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;">Ma i lettori - ha commentato Antonella La Morgia, Vicedirettore di Voci di dentro- interessano a noi, che continuiamo a credere nel vero giornalismo. Gli altri celebrano i follower. Ma quanti follower sono veramente “lettori”?
Francesco Lo Piccolo Direttore di Voci di dentro, ha ripercorso nascita e missione operativa della Rivista, che intende rimanere ancorata ai suoi capisaldi: fonti e documenti delle notizie, testimonianze dirette, le voci, insomma, di chi non ha voce. Un giornalismo plurale per una società senza muri.
Ecco, dunque, emergere un carcere che - ha osservato Stefania Basilisco, funzionario giuridico pedagogico della Casa Circondariale di Chieti - può e deve dialogare con il territorio in un rapporto di reciproca conoscenza e scambio che la società si deve mostrare preparata a fare, e deve essere aiutata a fare.
Un presidio, quello di Voci di dentro, ma anche un attore fondamentale per promuovere quella che può essere una learning city, una città che apprende da tutti, progetto e speranza di crescita culturale, inclusione e civiltà</span></span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space-collapse: preserve;"><br /></div><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPmjlJZ2sB2UOyiWhs6_fPbMitUKhUa5bmRgTdhOB-jgEjkpMKgVWLAZz1lwSJgR3T3i7SUYsodcOuzVtfsTbMs-WgFPm87v8Xd6h9lZdg7CN0mZAnRBOB9WFF6ZrAeMaT6mMHa-hcmEPz4yHkCdSRVRsq5Q8uhdcZ4OZkhq6YLuG2H3QN3ideCthMyBrF/s1600/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.13.24%20(1).jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPmjlJZ2sB2UOyiWhs6_fPbMitUKhUa5bmRgTdhOB-jgEjkpMKgVWLAZz1lwSJgR3T3i7SUYsodcOuzVtfsTbMs-WgFPm87v8Xd6h9lZdg7CN0mZAnRBOB9WFF6ZrAeMaT6mMHa-hcmEPz4yHkCdSRVRsq5Q8uhdcZ4OZkhq6YLuG2H3QN3ideCthMyBrF/s320/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.13.24%20(1).jpeg" width="320" /></a></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggxCXcVLKBg-x4x8dZu3_Z5ff8jGK1uSehyXXe73kU5ZFw4dtLlu7qYlh9SfHdwXIoJTWjn1RuHp7UxxGNb2zG-IeegO_KxAX9ScIQygpLilqT0xp_pA0N25_vFYtsvjMOymJf6ImaC3Ry02GHk7ygBlIgObi8HnUQrcHVjUDG9_lzCX_1fwdcL8sa5pOc/s1600/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.13.04.jpeg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggxCXcVLKBg-x4x8dZu3_Z5ff8jGK1uSehyXXe73kU5ZFw4dtLlu7qYlh9SfHdwXIoJTWjn1RuHp7UxxGNb2zG-IeegO_KxAX9ScIQygpLilqT0xp_pA0N25_vFYtsvjMOymJf6ImaC3Ry02GHk7ygBlIgObi8HnUQrcHVjUDG9_lzCX_1fwdcL8sa5pOc/s320/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.13.04.jpeg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIpqJe2KffDve684b2MOldWITRGqGTWlv8e4ZmU3SnVeDHDkIzOYAd9RuZoAfs2KduMhx96x4uh4g7CsQfZPVTtFhK0N5lmI7XrcM-wiBzYEg0kl1r1AOpRHk3QGphovsRfwKzNj1ixmcZC_yMvtMLYOoaTkiACNm7E9xjvcNaSqqlbqAomqRjNlJQX3Ty/s1200/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.13.21.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="937" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIpqJe2KffDve684b2MOldWITRGqGTWlv8e4ZmU3SnVeDHDkIzOYAd9RuZoAfs2KduMhx96x4uh4g7CsQfZPVTtFhK0N5lmI7XrcM-wiBzYEg0kl1r1AOpRHk3QGphovsRfwKzNj1ixmcZC_yMvtMLYOoaTkiACNm7E9xjvcNaSqqlbqAomqRjNlJQX3Ty/s320/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.13.21.jpeg" width="250" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjryCxg-Q_BMBPqmhnl7ykBPmgOOMVkK0SfaUTmUMxXXI-V6BFC9jloVFlXxeDfgkv5uu0b8l-jobTMselObLP3V6miXLICbxBf1t2marbBiX6QtKlOGUBbyeHAieWijMJuR83gjD_yp8lO9NQhZfghUGoxRDdL0Qyf_-uG0MiTsBzeipIsqv7pYYI68bQx/s1600/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.12.33.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="931" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjryCxg-Q_BMBPqmhnl7ykBPmgOOMVkK0SfaUTmUMxXXI-V6BFC9jloVFlXxeDfgkv5uu0b8l-jobTMselObLP3V6miXLICbxBf1t2marbBiX6QtKlOGUBbyeHAieWijMJuR83gjD_yp8lO9NQhZfghUGoxRDdL0Qyf_-uG0MiTsBzeipIsqv7pYYI68bQx/s320/WhatsApp%20Image%202023-07-18%20at%2017.12.33.jpeg" width="186" /></a></div></div><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span face=""Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #050505; font-size: 15px; text-align: left; white-space-collapse: preserve;">Foto dalla presentazione presso </span><span face=""Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #050505; font-size: 15px; text-align: left; white-space-collapse: preserve;">Foyer del Teatro Marrucino Chieti.</span></div><p></p><br />*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-83923902640991288102023-07-12T19:51:00.003+02:002023-07-12T19:51:59.175+02:00<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4rNnnD11dzLBAfgj3knbgGkoz0yMYXQt8oKJngot3_1C6oosTnFx265Of8IkGtfkN89Y1ikHHuJgn5FQllclp-X9VdMnuvdLs0SNnRFurtEL82otSXP_v0vnLbAUzHnZdfY6kgn2T9cJo65m6AYGTY1HENAXQ-QontzslmccUvVJtcpqyuBsCt0lWmDnd/s841/retr.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="841" data-original-width="615" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4rNnnD11dzLBAfgj3knbgGkoz0yMYXQt8oKJngot3_1C6oosTnFx265Of8IkGtfkN89Y1ikHHuJgn5FQllclp-X9VdMnuvdLs0SNnRFurtEL82otSXP_v0vnLbAUzHnZdfY6kgn2T9cJo65m6AYGTY1HENAXQ-QontzslmccUvVJtcpqyuBsCt0lWmDnd/w469-h640/retr.JPG" width="469" /></a></div><br /> <p></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-4646446051408845672023-07-03T22:33:00.000+02:002023-07-03T22:33:39.487+02:00Abusi di polizia, a Pescara il convegno "nelle mani dello stato"<div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.blogger.com/video.g?token=AD6v5dxhhha5tK4wXPcTbxxBMxBtLFXvdLcXQIlVCpY68PXY01Vv3K1-4yzLG0LCZjN-2Pov6CraOQcNZs0HIJJlNg' class='b-hbp-video b-uploaded' frameborder='0'></iframe></div><br /><div><br /></div>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-21490146912966467622023-06-29T09:49:00.004+02:002023-06-29T09:49:53.480+02:00“Nelle mani dello Stato”, convegno a Pescara su sicurezza, ordine pubblico e abusi<p>“Nelle mani dello Stato”, organizzato da Voci di dentro e dalla Camera penale di Pescara in programma venerdì 30 giugno alle ore 16 presso l’Aula Alessandrini del Tribunale di Pescara.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQgLkC5MNuOuu5atyBP6ANZ_5lKvKTpM1JZ-K673LxYgCwQytL5SWWLG3eDrZDJ12zvr6vOcghyITUOX87Cjcvu6d6l5x6F51JSgovmelyFX2OFtcFpWDGw4Pcw4x306iVe92XlBI-j6-cGmcpnjCNhpk03JPAZMzomjkAGrk_T5K-t8SWEkstd2vCKK7E/s3508/30giugnoconvcon%20crediti.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3508" data-original-width="2480" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQgLkC5MNuOuu5atyBP6ANZ_5lKvKTpM1JZ-K673LxYgCwQytL5SWWLG3eDrZDJ12zvr6vOcghyITUOX87Cjcvu6d6l5x6F51JSgovmelyFX2OFtcFpWDGw4Pcw4x306iVe92XlBI-j6-cGmcpnjCNhpk03JPAZMzomjkAGrk_T5K-t8SWEkstd2vCKK7E/s320/30giugnoconvcon%20crediti.jpg" width="226" /></a></div>Nel convegno, a partire dalla presentazione del libro del Professor Vincenzo Scalia “Incontri troppo ravvicinati? La storia degli abusi di polizia nell'Italia contemporanea” (Ed. Manifestolibri), si esploreranno le contraddizioni e le deformazioni del controllo sociale spesso degenerate in tragici episodi (Aldrovandi, Cucchi, altri).<p></p><p>In particolare verranno approfondite le tematiche dell’ordine pubblico, del rispetto delle leggi e della repressione della criminalità, dal punto di vista sociologico e antropologico. Ci si concentrerà anche sul sistema penitenziario in considerazione che in appena una trentina d’anni la popolazione detenuta è raddoppiata pur di fronte a un dimezzamento dei reati più gravi, svelando l’uso carcero-centrico della pena. Il convegno affronterà inoltre la questione del processo penale e di una certa tendenza della magistratura a invadere campi della libertà individuale a scapito di diritti e garanzie delle persone compreso l’esercizio professionale della difesa. Il percorso si concluderà con una disanima delle leggi emergenziali (talvolta discriminatorie) legate alla pandemia e con una riflessione sulla deformazione della realtà operata da media.</p><p>Relatori: Vincenzo Scalia (Professore Associato in Sociologia della devianza – Università di Firenze), Giuseppe Mosconi (già Ordinario di sociologia del diritto – Università di Padova), Francesco Lo Piccolo (direttore del periodico Voci di dentro), Antonella La Morgia (Direttivo Voci di dentro), Federica Guerretta (scrittrice), Alessandra Michetti (direttivo Camera Penale di Pescara), Saluti isituzionali: Massimo Galasso ( Presidente della Camera Penale di Pescara), Stefano Pallotta (Presidente dell'Ordine dei giornalisti d'Abruzzo).</p><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><p style="text-align: left;">L'evento è accreditato dal C.O.A. di Pescara per 2 crediti formativi e dall'Ordine dei Giornalisti per 3 crediti formativi. </p></blockquote>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7224290940383718096.post-25420998789439803292023-06-16T16:42:00.004+02:002023-06-16T17:04:12.130+02:00A Pescara i Consigli di Aiuto Sociale<p> </p><p class="mb-0" style="background: white; line-height: 18pt; margin: 0cm; text-align: justify;"><span face=""Calibri",sans-serif" style="color: black; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-color-alt: windowtext; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"></span></p><blockquote><p class="mb-0" style="background: white; line-height: 18pt; margin: 0cm; text-align: justify;"><span face=""Calibri",sans-serif" style="color: black; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-color-alt: windowtext; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Oggi in Tribunale a Pescara nuovo passo
in avanti per la nascita del Consiglio di aiuto sociale, Ente giuridico
istituito con la legge 345/1975 per l’assistenza penitenziaria e post
penitenziaria e <u>per favorire </u></span><span face=""Calibri",sans-serif" style="color: #333333; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><u>il <span style="background: white;">reinserimento
nella vita sociale</span> degli ex detenuti</u></span><span face=""Calibri",sans-serif" style="color: black; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-color-alt: windowtext; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">. Due le linee guida di questo organismo: come
previsto nell’articolo 74 cura </span><span face=""Calibri",sans-serif" style="background: white; color: #333333; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">il mantenimento delle relazioni dei
detenuti e degli internati con le loro famiglie</span>, organizza corsi di
addestramento e attività lavorative per i liberati che hanno bisogno di
integrare la loro preparazione professionale,<span face=""Calibri",sans-serif" style="color: #333333; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"> concede sussidi in
natura o in denaro ai familiari dei detenuti e degli internati; favorisce il <span style="background: white;">reinserimento nella vita sociale</span> degli ex
detenuti; in base all’articolo 75, presta soccorso, con la concessione di
sussidi in natura o in denaro, alle vittime del delitto e provvede
all'assistenza in favore dei minorenni orfani a causa del delitto.</span></p></blockquote><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggOnFmf1QPBNvIHhfybI9rc98s5Ey_K_xb7Suq4_WV_YotGtzSf9O2TpIZiBGJ4xy_z_BLwjWh0VjMM_AZvwOk6mYJHy33_x8Rca28rpqAiSI9xFSxTZ48kF4eR7LmET42PdvAngbSZAhoHX4VIxPJRkDGQ74I15m6GA3ItaowZJyJaZIPoDhis3kdng/s1271/WhatsApp%20Image%202023-06-16%20at%2011.33.11x.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="486" data-original-width="1271" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggOnFmf1QPBNvIHhfybI9rc98s5Ey_K_xb7Suq4_WV_YotGtzSf9O2TpIZiBGJ4xy_z_BLwjWh0VjMM_AZvwOk6mYJHy33_x8Rca28rpqAiSI9xFSxTZ48kF4eR7LmET42PdvAngbSZAhoHX4VIxPJRkDGQ74I15m6GA3ItaowZJyJaZIPoDhis3kdng/w584-h223/WhatsApp%20Image%202023-06-16%20at%2011.33.11x.jpeg" width="584" /></a></div><br /><p> <span></span></p><a name='more'></a><p></p><blockquote><p class="mb-0" style="background: white; line-height: 18pt; margin: 0cm; text-align: justify;"><span face="Calibri, sans-serif" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; color: #333333;">Un insieme di attività per tentare di mettere
fine al circolo vizioso della porta girevole, operare in favore delle vittime
di reato e agire concretamente utilizzando
assegnazioni della cassa delle ammende, fondi ordinari di bilancio; altri fondi
costituenti il patrimonio dell'ente</span>. Prossima riunione, a settembre, con
la firma dello Statuto e l’avvio ufficiale del Consiglio di aiuto sociale.</p><p class="mb-0" style="background: white; line-height: 18pt; margin: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p>
<p class="mb-0" style="background: white; line-height: 18pt; margin: 0cm; text-align: justify;"><span face=""Calibri",sans-serif" style="background: white; color: #333333; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="mb-0" style="background: white; line-height: 18pt; margin: 0cm; text-align: justify;"><span face=""Calibri",sans-serif" style="background: white; color: #333333; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">All’incontro, sotto </span><span face=""Calibri",sans-serif" style="color: black; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-color-alt: windowtext; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">la direzione del presidente del Tribunale <b>Angelo
Mariano Bozza</b> e Presidente dello stesso Consiglio di aiuto sociale, hanno
partecipato i rappresentanti di </span><span face=""Calibri",sans-serif" style="background: white; color: #333333; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">enti pubblici e privati e le associazioni
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>impegnate nell'assistenza sociale: <b>Maria
Michela Di Fine</b> (Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Pescara),
<b>Marta D'Eramo</b> (magistrato coordinatore Ufficio di sorveglianza di
Pescara su delega del Presidente del Tribunale di Sorveglianza), <b>Rita
Petaccia</b> (Direttore amministrativo Ufficio di Sorveglianza di Pescara), <b>Armanda
Rossi </b>(Direttore casa circondariale di Pescara), <b>Federica Caputo</b> (Responsabile
dell'area trattamentale della Casa circondariale di Pescara), <b>Francesco Lo
Piccolo</b> (Presidente di Voci di dentro), <b>Manuela Di Primio</b> (delegata
dalla presidente Antonella Allegrino della Onlus Domenico Allegrino), <b>Gabriele
Panico</b> (Caritas Pescara), <b>Giuseppe Cicco</b> (Cooperativa sociale On the
Road), <b>Anna Maria Perilli</b> (Associazione CLED), <b>Giancarlo Di Blasio</b>
(Presidente Confartigianato Pescara), <b>Daniela Salvati</b> (Funzionario della
Prefettura di Pescara), <b>Luca Camplese</b> (Direttore dell'Ispettorato
Territoriale del Lavoro Chieti-Pescara), <b>Katia Consorte</b> (Assistente
sociale del comune di Pescara su delega dell'assessore Adelchi Sulpizio), <b>Tobia
Monaco</b> (Delegato dal Presidente della Regione Abruzzo), <b>Maria Carmela
Minna</b> (Responsabile dei consultori Asl Pescara), <b>Rossano Di Luzio</b> (Asl
Pescara).</span></p></blockquote><p class="mb-0" style="background: white; line-height: 18pt; margin: 0cm; text-align: justify;"><span face=""Calibri",sans-serif" style="background: white; color: #333333; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><o:p></o:p></span></p>*http://www.blogger.com/profile/03334303308168015583noreply@blogger.com0