mercoledì 24 settembre 2014

Il progetto "La città"



Si chiama "La Città" il nuovo progetto di Voci di dentro. Nasce dal lavoro e dall'esperienza maturata in questi anni di vita dell'associazione.  

LA CITTA’

 La filosofia del progetto

La filosofia del progetto è quella di aiutare il detenuto nel processo di responsabilizzazione perché autonomamente possa intraprendere un percorso di cambiamento, e favorire al massimo il suo processo di inserimento nella società. Vogliamo farlo attraverso la costruzione di un percorso fatto di studio e lavoro e crescita culturale dedicato all’eliminazione della subcultura del mondo delinquenziale, subcultura che a ben vedere continua anche all’interno dell’istituzione carcere nonostante il lavoro di educatori e agenti. Fino ad oggi abbiamo operato in due momenti distinti ovvero 1) con le attività della nostra associazione e con la realizzazione di una redazione e il giornale “Voci di dentro”, 2) con l’attività della cooperativa sociale Alfachi specializzata nella dematerializzazione ed archiviazione in formato digitale di atti e documenti (cooperativa nata dentro Voci di dentro) . L’idea nuova è quella di unire i due ambiti e farli convergere verso lo stesso percorso. 
Questo percorso nasce e si sviluppa nel carcere attraverso “la città”, ovvero uno spazio il più possibile simile a quello che è fuori e cioè uno spazio fatto di servizi (scuole, centri sociali, biblioteche, librerie, negozi, cinema, chiese, fabbriche, aziende …) e dove responsabilmente in base a regole condivise e riconosciute da tutti ciascuno fa la sua parte. 
Concorrendo a un bene comune. In libera scelta. Con l’intento di mettere in moto tra le persone detenute quei valori perduti o mai avuti che sono responsabilità, sapere/conoscenza, doveri e diritti.  Una scommessa. Non solo una scommessa. Immaginiamo dunque uno spazio fatto di corridoio e stanze che col tempo deve crescere di numero, inglobare altri spazi uguali ed estendersi anche ai cortili facendo in modo che tutto il carcere diventi la città fino all’abbattimento di quel muro che isola, chiude, costringe e blocca nel tempo corpi e menti, immobili come statue al momento del loro primo ingresso fino alla fine della pena, senza mai poter cambiare eliminando per sempre (tranne qualche minima eccezione) ogni possibilità di cambiamento (la prova è la realtà delle carceri “abitate” sempre dalle stesse persone che vi entrano, vi escono e vi rientrano negli anni e sempre uguali).

Modalità progettuale

Il progetto prevede la realizzazione di uno spazio lavoro, uno spazio studio-formazione, uno spazio sociale-culturale, uno spazio studio creativo individuale, uno spazio hobby-svago. Cinque aree (tutte di formazione e recupero di valori) all’interno delle quali i detenuti, nei limiti imposti dalla sicurezza e secondo tempi e modalità concordate con l’amministrazione penitenziaria, potranno accedere e muoversi liberamente. Inizialmente mezza giornata, ma l’intento è di usare questo spazio tutta la giornata così da poter rendere effettivo l’articolo 6 dell’ordinamento penitenziario (Legge 26 luglio 1975 n. 354)  che distingue chiaramente la cella per il pernottamento dai locali per le attività.
Spazi che noi intendiamo come luoghi veri di proprietà dei cittadini detenuti, dunque strutture al loro servizio, beni comuni dove si attua un bene comune. Luoghi da loro diretti e governati dove i detenuti poco alla volta si riappropriano del sapere, della conoscenza, dei valori che non hanno avuto. Delle regole. Attivi e non passivi. E inevitabilmente, luoghi che cambiano anche i volontari: non più attori che si muovono individualmente guidati da una personale motivazione, ma persone partecipi  di un processo collettivo. Certo ognuno porterà se stesso (impossibile non essere se stessi), ma in un confronto continuo, in una verifica continua sapendo bene che “se non li rendiamo liberi, se non sono “liberi”, i lavoretti che impareranno li dentro, fuori non serviranno più”.
Un processo che trasforma i detenuti: non più allievi, ma cittadini responsabili, lavoratori, studenti, sindaci, sindacalisti…

In particolare:

spazio lavoro: in questa area intendiamo la lavorazione vera e propria, nel nostro caso l’attività di digitalizzazione della cooperativa Alfachi o altre attività sempre a cura della cooperativa Alfachi. In
questo spazio i detenuti sono direttamente a contatto con il lavoro, vengono retribuiti, hanno obblighi e doveri in tutto e per tutto identici a quelli di qualunque lavoratore che sono il rispetto degli orari e della regola e dove si impara l’impegno, la fatica…con il risultato di aver poi creato qualcosa.
spazio studio-formazione: qui intendiamo quello che nella società libera viene inteso come l’istituzione scolastica. Nostro proposito è quello di mettere in piedi uno o più corsi (in linea di massima pensiamo a corsi di italiano, lingua, scrittura creativa, informatica)  tutti finalizzati alla formazione dei detenuti allievi offrendo a loro quelle conoscenze di base e/o avanzate che in alcuni casi sono una concausa del loro disagio sociale. Ma non solo: alla formazione di base si cercherà di affiancare anche quella professionale con corsi dedicati all'insegnamento di nozioni basilari e tecniche pratiche per dare la possibilità di "imparare un mestiere" tentando di mettere in collegamento il momento formativo e il mondo del lavoro.
spazio sociale-culturale: è l’attività base dell’associazione Voci di dentro, l’attività che ha permesso la nascita della nostra rivista. In questo spazio si discute, di progetta, si realizza il magazine e il foglio settimanale di Voci di dentro. E’ un momento di lavoro collettivo finalizzato alla realizzazione di un prodotto, è il confronto tra persone.
spazio studio creativo individuale: in una sala open space organizzata in più aree separate da moduli: pensiamo di organizzare un’area computer per la scrittura, un’area montaggio video, una sala lettura e studio.
spazio hobby-svago: è l’area che prevediamo di attrezzare con una tv con videoteca, una tavolo per giochi di società (scacchi, dama).

In sostanza ipotizziamo di organizzare il percorso ne la città  allo stesso modo di come è organizzata la vita nella società libera e cioè con un’offerta che appunto comprenda scuola, studio, lavoro e svago e che incoraggi la cooperazione, la relazione positiva, la serenità mentale. Concretamente immaginiamo che il detenuto impieghi il suo tempo abituandosi ai ritmi e alle regole della società libera: ci sarà ad esempio chi lavorerà presso la cooperativa e poi avrà un momento di relazione sociale e di svago; oppure ci sarà chi si inserirà nella formazione e poi accederà all’area sociale e successivamente a quella di svago ed infine chi dedicherà il suo tempo all’impegno sociale con le attività redazionali dell’associazione Voci di dentro per poi passare all’area sociale e a quella di svago. Questo dal lunedì al venerdì. Nelle giornate del sabato e della domenica, ove e quando possibile, si prevede inoltre l’incontro e il confronto: in sintesi si prevedono momenti di incontro con la realtà esterna attraverso convegni culturali su temi di rilevanza sociale, proiezione di film, dibattiti.

Le forze in campo

L’organizzazione e le attività sono seguite passo-passo da volontari ed esperti di Voci di dentro. Ciascuno nell’ambito delle proprie specificità (docenti, psicologi, sociologi,informatici, tutor) promuoverà conoscenza, seguirà le dinamiche di gruppo, favorirà le acquisizioni di competenze, assisterà i soggetti più fragili. Tutto questo per tentare di ricostruire relazioni sociali sulla base di valori e regole positive favorendo giorno dopo giorno un processo che porti il detenuto all’autonomia, alla responsabilizzazione nell’ambito del gruppo, alla consapevolezza del sé perché col tempo diventi capace di vedere se stesso prima e dopo. Le forze che mettiamo in campo appunto volontari, docenti, psicologi, sociologi, informatici, personale della cooperativa, imprenditori… sono dunque la società civile.

L’attività esterna

In conclusione, un insieme di momenti che concorrono tutti allo stesso obiettivo: immettere nella società persone responsabili e per le quali sono attivi i presidi esterni operativi e accessibili dopo la pena ma anche durante il periodo di carcerazione. Presidi che sono:
-          accoglimento in associazione per attività di volontariato,
-          lavoro nella redazione esterna di Voci di dentro,
-          supporto con sportello lavoro e sportello legale,
-          attività lavorative presso il laboratorio esterno di Alfachi,
-          borse lavoro,
-          lo studio con iscrizione negli istituti statali (scuole medie, superiori, università).



Tutto questo con un unico obiettivo: responsabilizzare e reinserire nella società 

Nessun commento:

Posta un commento