martedì 2 luglio 2013

Chieti, festeggiato San Basilide, patrono della polizia penitenziaria



"In un momento storico fortemente contraddistinto da incertezze culturali e valoriali è assolutamente necessario che le Istituzioni rafforzino, a favore dei cittadini, il segno della loro presenza. Nel caso dell’Amministrazione Penitenziaria è indispensabile che questa faccia sentire, ai familiari prima ancora che agli stessi detenuti, di farsi carico del disagio e della sofferenza insite nella pena e sappia comunicare ai cittadini che nella certezza della pena vibra la tensione al recupero e la speranza di una idonea restituzione del reo alla società". 
Questo un passaggio del commento di Valentino Di Bartolomeo, (Comm. Capo comandante di reparto casa circondariale di Chieti) in occasione della Festa di San Basilide, patrono della polizia penitenziaria, celegrata ieri (1 luglio) alla Casa Circondariale di Chieti “Madonna del Freddo”. Dopo la Messa officiata dall’Arcivescovo Monsignor Bruno Forte è seguita l’inaugurazione della scultura raffigurante San Basilide, un’opera in pietra della Maiella realizzata da un artista di Manoppello. L’Inno a San Basilide, scritto dal Maestro Peppino Pezzulo, è stato intonato dai “Cantori di Chieti”. 

Il commento di Valentino Di Bartolomeo,  (Comm. Capo comandante di reparto casa circondariale di Chieti)


"Nel 1948 diversi provvedimenti tendevano a costruire, per gli allora Agenti di Custodia, un’identità professionale ed a rafforzare il senso di appartenenza. Si temevano, all’epoca, conflitti tra cittadini che potessero sfociare in una vera e propria guerra civile: il Corpo degli Agenti di Custodia (così come quello di Pubblica Sicurezza) venne allora militarizzato e, nello stesso anno, la Sacra Congregazione dei Riti ne proclamò Patrono il Martire San Basilide. Si definì compiutamente anche l’iconografia  ufficiale del Santo, costituita da un’unica immagine riprodotta in quadri e santini: il soldato Basilide in posa austera e, sullo sfondo, Santa Potamiena che gli era apparsa in sogno. Non si ha notizia di altre forme di riproduzione dell’immagine di San Basilide: non esistono statue, non esistono sculture. L’anno successivo, il 12 settembre, il Papa emanò la Bolla di proclamazione e da allora, sia pure con un’estrema varietà delle date, gli Agenti di Custodia festeggiarono la festa del Corpo ogni 12 settembre.
L’affermazione della laicità dello Stato ha poi scisso il momento dell’Annuale del Corpo da quello religioso e, in ossequio al Martirologio Romano, la ricorrenza di San Basilide si celebra il 30 giugno, mentre l’Annuale tra maggio e giugno. Indipendentemente dalle vicende storiche e celebrative, e per quanto il culto di San Basilide non sia molto diffuso, l’esempio resta ancora oggi di estrema attualità e lo rimarrà sempre perché proteso a valorizzare l’azione del “carceriere” quale opera di accompagnamento, di conforto e di diffusione della speranza senza disgiungerla dalla dovuta fermezza, sia nei confronti dei detenuti che della garanzia dei loro diritti. San Basilide, pur accompagnando Potamiena al supplizio, impedì che le venissero indirizzate volgarità e praticate violenze. Seguendo il suo illuminato comportamento i Poliziotti Penitenziari debbono, a prescindere dalla natura del reato e dalla riprovazione sociale ch’esso suscita o potrebbe suscitare, accompagnare i detenuti nell’auspicabile rivisitazione critica degli agiti antigiuridici e facilitarne il reinserimento sociale. Calcare le orme del Protettore non è facile, così come non è facile riconoscerne l’esempio, farne memoria e comprenderne la portata nell’adempimento della quotidianità professionale e umana. Ma nella cultura cattolica i simboli assolvono proprio a questa funzione. L’immaginetta del Santo si tiene con sé, la statua del Santo si espone per tutti.


Abbiamo ritenuto che una scultura di San Basilide (1 mt e 30 cm x 1 mt e 60 cm) potesse ricordare agli operatori il mandato istituzionale e diffonderne la portata tra i visitatori e gli utenti della Casa Circondariale. In Abruzzo una scultura non poteva che essere realizzata in pietra della Maiella, una pietra dura ma facile da lavorare, una pietra forte e gentile come gli abruzzesi. La fortuna ha voluto che un nostro amico e collega della provincia di Pescara, nel suo tempo libero, sia anche uno scalpellino. Un mestiere di frontiera, a confine tra l’artigiano e l’artista, che lavora la pietra interpretandola ed intersecandola con il suo sentimento. L’idea e gli incontri durano già da un paio d’anni, così nella ricorrenza del Santo Patrono ci è parso nobile inaugurare la scultura, una tecnica mista di alto e basso rilievo, unita alla pazienza per realizzare l’edicola in mattoncini cotti che la sorregge.

In un momento storico fortemente contraddistinto da incertezze culturali e valoriali è assolutamente necessario che le Istituzioni rafforzino, a favore dei cittadini, il segno della loro presenza. Nel caso dell’Amministrazione Penitenziaria è indispensabile che questa faccia sentire, ai familiari prima ancora che agli stessi detenuti, di farsi carico del disagio e della sofferenza insite nella pena e sappia comunicare ai cittadini che nella certezza della pena vibra la tensione al recupero e la speranza di una idonea restituzione del reo alla società. 
Il passaggio culturale che  auspichiamo, e per il quale si spera possa essere utile il recupero della simbologia, è quello di rendere (sempre più) gli operatori penitenziari garanti dei diritti, in particolare del diritto del condannato alla dignità della pena e del diritto della vittima a veder riparato il danno subito. Per questi motivi l’opera è stata collocata all’aperto, nel cortile interno della casa circondariale di Chieti “Madonna del Freddo”, presso il cosiddetto “primo cancello”, quello da cui passano tutti: gli arrestati, le “guardie”, il cappellano, gli educatori, i volontari, i parenti che si recano al colloquio, i magistrati, i lavoranti, gli avvocati, il personale sanitario. E’ il cancello accanto al quale i figli dei detenuti, nell’area appositamente attrezzata, incontrano i genitori, quello verso cui si affacciano le donne della sezione femminile ed attraverso il quale, ogni mattina, i cucinieri passano con il carrello del cibo da preparare per quel giorno.
Ad ogni inizio di turno, ad ogni udienza di convalida, ad ogni notifica di carcerazione, ad ogni colloquio con i familiari, la presenza visiva del Santo dovrà spronarci a lavorare aderendo ai due motti: “despondere spem munus nostrum” e “vigilando redimere”.
Per chi crede, e solo per chi crede, può essere anche l’occasione per recitare la Preghiera a San Basilide una volta in più di una volta l’anno".


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