lunedì 17 ottobre 2011

Volontariato secondo noi

“Volontari facciamo la differenza”, questo il titolo della manifestazione che si è svolta a Chieti lo scorso 8 ottobre promossa dal nostro Centro di servizio il volontariato della provincia. Dalla mattina fino a sera la città è stata invasa dai colori e dai volti dei volontari delle associazioni che con i loro stand hanno animato il corso Marrucino con laboratori, dimostrazioni pratiche ed esposizioni. Una folla di giovani, bambini e intere famiglie ha partecipato alle numerose attività, a conclusione del cartellone di eventi promosso dal Csv nei comuni più grandi della provincia (Vasto, Lanciano, Ortona), in occasione dell'anno europeo del volontariato. Nel corso della mattinata riflessioni sui valori del volontariato, solidarietà e cittadinanza con un convegno al quale ha preso parte  padre Angelo Cupini della Comunità di recupero giovanile di via Gaggio - Lecco. All'incontro è intervenuto Francesco Lo Piccolo, presidente di Voci di Dentro che ha detto... 

Mi chiamo Francesco Lo Piccolo e sono un giornalista. Di quelli - e sento la necessità di dirlo – che tanti anni fa si sono impegnati nella professione del giornalista per conoscere e far conoscere. E forse proprio per questo mi sono affacciato nella realtà del carcere: mi era stato chiesto di aiutare a tenere dei corsi di scrittura e di aiutare nella realizzazione di un giornale del carcere di Chieti. Non ne sono più “uscito” perché ho scoperto che oltre ad insegnare io imparo. E vengo a conoscere persone che sì hanno commesso reati, anche gravi, ma che comunque hanno dignità - spesso calpestata - e molte cose da dire. E i loro testi che leggo in gran quantità, i loro pensieri e le loro storie alle volte hanno uno spessore che supera quello che si trova tra i testi dei cosiddetti uomini liberi. E una volta entrato nel carcere ho sentito anche la necessità di far nascere una associazione di volontariato per rendere meno spontanea e occasionale la nostra attività.

Così è nata grazie al lavoro di tante persone, la Onlus Voci di dentro, dal nome della rivista nata a Chieti e scritta dai detenuti di Chieti. Ma questo era cinque anni fa. Oggi l’Associazione Voci di dentro opera anche nelle carceri di Pescara, Vasto e per un certo periodo ha operato anche nella casa circondariale di Lanciano. L'attività (cineforum, laboratori di giornalismo e scrittura, convegni, teatro ecc.) è resa possibile grazie al sostegno di Caritas Chieti, Csv Chieti, e quote di soci e amici. Un grande aiuto ci viene inoltre da sponsor come il Comune e da Enti come la Fondazione Carichieti, la Camera di Commercio, dall’Università D’annunzio e da aziende pubbliche come Arpa e private come la Walter Tosto. L’associazione edita una rivista giunta al 15° numero quasi interamente scritta da alcuni detenuti delle Case circondariali di Chieti, Pescara, Vasto e Lanciano. Il giornale viene realizzato a Chieti in una redazione esterna alle carceri e dove operano o hanno operato detenuti che usufruiscono dell'articolo 21 e che sono stati sostenuti da borse lavoro e da persone che ci sono state affidate dall’Ufficio Esecuzioni esterne di Pescara.

Al centro del progetto c’è la convinzione che non ci sono muri da innalzare, ma porte da aprire e che possono essere aperte con due chiavi: la chiave della cultura perché è nella sottocultura che alberga l’emarginazione e la chiave del lavoro perché spesso è la piaga della disoccupazione che fa da volano alla devianza. Queste due chiavi, dunque, sono per noi gli strumenti per avere certezza e sicurezza. E ora faccio un esempio che rende meglio il significato della nostra azione e che rappresenta bene quello che per noi significa fare volontariato. L’esempio è una storia vera che abbiamo costruito e della quale siamo fieri. E’ la storia di un detenuto che sotto la guida della direzione e degli educatori del carcere di Chieti ha seguito i nostri laboratori in carcere  e che successivamente è stato ritenuto meritevole di accedere alla misura dell’articolo 21, cioè usciva dal carcere di giorno per venire nella nostra sede dove batteva al computer i testi manoscritti degli altri detenuti. Un percorso durato 15 mesi al termine del quale è stato assunto in fabbrica sempre in articolo 21 e ora è completamente libero: operaio, magazziniere alla Walter Tosto.

Volontariato per noi non è dunque lavorare unicamente in carcere ma è anche dare fiducia e opportunità, e dare conoscenze e chance concrete. Il risultato è che questo percorso al quale hanno contribuito direzione del carcere, ufficio di sorveglianza, educatori, assistenti sociali, società civile, enti e impresa privata ha permesso il reinserimento di una persona nella società, nel mondo civile e produttivo. Anzi di una famiglia perché il protagonista di questa storia, di questa buona prassi, è sposato e da poco gli è nata una bambina.  Un successo, ne abbiano guadagnato noi, soprattutto noi. Ne ha guadagnato il paese. Non  farlo sarebbe stato lo spreco di una vita, e se vogliano anche un inutile costo. Basta un dato: nel 2010 il sistema penitenziario italiano è costato alle casse dello Stato 2 miliardi e 700 milioni. Quasi tre miliardi per una popolazione di quasi 70 mila detenuti. Dunque per noi fare volontariato non significa farlo dentro il carcere e basta, ma significa farlo fuori, costruire occasioni di lavoro, occasioni di studio e di conoscenza. Lavorare fuori più che dentro per evitare che il fuori non sia occasione di mancato inserimento, occasione di devianza e marginalità. Per evitare la cosiddetta porta girevole. Perché i detenuti innanzitutto sono disperati, senza cultura, stranieri, emigranti, figli o nipoti delle classi più deboli. Il carcere è un lago dove entra il male della società. Se si vuole prosciugare quel lago occorre dunque lavorare nella società. Indicative le parole di monsignor Bregantini, arcivescovo di Campobasso: “Il carcere è un pezzetto della società…dove ci tornano sempre le stesse persone, per mancanza di aiuti, per l’indifferenza… è un luogo dove si raccolgono tristemente tutti i fiumi inquinati della società..…ed è per questo che bisogna agire anche a livello politico, ed ecco che si lavora per le rimozione delle cause che creano le ingiustizie, l’emarginazione, il male. Per questo è necessario lavorare oltre il carcere e non solo dentro”.



Concludo: abbiamo bisogno di fare rete, di aiuti, di coinvolgere più soggetti, e creare impresa etica. Il nostro giornale, il giornale Voci di dentro vuole perciò diventare autonomo, andare nel mercato, faremo riflettere, cosa che i giornali fanno sempre meno, e cercheremo di produrre reddito per chi ci lavora. L’ambizione è di diventare il centro di un network che comprenda radio e  tv, ovviamente in internet (per via dei costi) e nell’etere agganciandoci a radio e tv. Come associazione, ma anche creando una cooperativa sociale che crei lavoro e reddito perché è la società che ne ha bisogno. Di persone innanzitutto. Guidati dal dettato costituzionale: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

2 commenti:

  1. complimenti :)
    mi piacerebbe poter collaborare con voi!

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  2. puoi farlo come e quando vuoi
    Intanto ho visto il tuo misterici, interessante
    per contatti voci@vocididentro.it
    ciao

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