giovedì 18 marzo 2010

A colloquio con il filosofo

Professor Bartolo Iossa, che cosa è la pena?

Ralph Waldo Emerson ha detto che crimine e punizione germogliano dallo stesso tronco e cioè che ogni reato corre verso la propria pena. E' il reato che chiama la pena perché la pena estingue il reato, purifica. E' per que­sto che Hegel ad esempio parla del diritto del reo: chi ha colpa, chi commette un reato ha il diritto di essere punito perché così ri­scatta se stesso.

Un modo per tornare ad essere quello di prima del reato?
Per tornare ad essere uguale agli altri. Per questo la pena deve articolarsi in tre mo­menti. Primo momento: ripristinare l'ordine infranto (perché un reato infrange l'ordine, la norma); secondo momento: deve riportare l'equilibrio, deve emendare il colpevole e purificarlo. Terzo momento: deve difendere la società. Tre momenti che vanno realizzati assieme. Se noi isoliamo questi momenti, la pena diventa una semplice punizione; se la pena diventa solo un modo per difendere la società non realizziamo gli altri punti e la pena intesa nel suo complesso non è com­pleta: la pena deve ripristinare, emendare e difendere.

Emendare introduce un concetto religioso.
Certo.. Spesso si dice "non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te", ma in re­altà detta così non va bene, è fuorviante. Se io non rubo, non uccido, non commetto reati sono in regola. Ma non basta. Nel Vangelo di Matteo la frase è diversa, la frase in que­stione è scritta così: fai agli altri quello che vuoi sia fatto a te. E siamo così al tema del male: poter fare il bene e non farlo, questo è il male. E che cosa è il bene ancora una volta me lo indica la legge interiore.

Infine: la pena come deve essere?
Deve essere collegata al perdono. Ma atten­zione: il perdono non esclude la pena, il per­dono non cancella ciò che uno ha fatto. Il perdono devia da una strada negativa a una strada positiva. Quando il reo sa di essere stato perdonato accetta la pena come un mezzo di riscatto, redenzione, riprende ciò che ha perduto. E così il reo che ha com­messo un reato, infranto l'ordine, la regola, e che ha perso la dignità, con la pena ricon­quista la dignità morale perduta.

Bartolo Iossa, professore di filosofia, è autore di Le betulle di Friedrich

il testo integrale dell'incontro è stato pubblicato in Voci di Dentro numero 12